L'occhiaticcio
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L’OCCHIATICCIO.[1]
“Cuanto sta bbene er Papa! cuant’è bbello!...
“Che appitito che ttiè nner rifettorio!...
“Ma cche ssalute ha sto Papa Grigorio!...
“Cuesto campa una bbotte e un sgummarello!„[2]
Piano, piano: e cch’edè?![3] Spara Castello?![4]
C’è er funtanon de San Pietro Montorio?![5]
Voréssivo[6] godé st’antro[7] mortorio?
Voréssivo vedé sto mortiscello?
Basta, Lesandro mio: bbasta, Mazzocchio:
Nun ne dite de ppiù, fijji mii cari,
Perché ccór tanto dì, ppoi viè lo scrocchio.[8]
Ggià, sti Papi de Ddio, sti su’ vicari
Dovrebbeno portà ccontro er mal occhio
Er pel der tasso, come li somari.[9]
Roma, 22 gennaio 1833.
Note
- ↑ Il mal occhio: il fascino; il mal augurio. Si sa che senza dubbio accade disgrazia a quelle persone o cose che sieno roppo lodate!
- ↑ Campa molto e un altro po’ più. Lo sgommarello [da sgommerà, sgomberare: “ramaiolo„] è un utensile di ferro o di rame, con lungo manico per attingere liquidi da un vaso che ne contenga.
- ↑ Che è [tutto questo chiasso?]
- ↑ [Spara forse il cannone di Castel Sant’Angelo?]
- ↑ Celebre fontana sul Gianicolo, la cui acqua cadendo nel bacino fa molto fracasso.
- ↑ Vorreste.
- ↑ Altro.
- ↑ Lo scoppio di qualche disastro.
- ↑ Ai cavalli, per lo più da carretti, ed agli asini favoriti, si adorna il capo di pelo di tasso onde preservarli dal mal occhio de’ malevoli.