II. Istinto tessitore

../I ../III IncludiIntestazione 20 gennaio 2009 75% testi scientifici

I III


Noi lo troviamo sviluppato in una classe, che comprende animali piccoli bensì, ma di tal ferocia, che in nessun’altra classe raggiunge un grado sì elevato. Intendo parlare dei ragni, di questi utilissimi organismi, che il volgo teme e disprezza pel loro veleno e per la vita ritirata che d’ordinario conducono. Eppure il volgo ha torto, poichè i ragni distruggono immenso numero di insetti, che sono a noi molesti, agli animali domestici ed alle piante dannosi. Oggi più che mai dovrebbesi apprezzare l’opera di questi piccoli insettivori, in un tempo, in cui per la copiosa distruzione di piccoli uccelli sussiste uno squilibrio nella natura, in seguito al quale si sono straordinariamente moltiplicati gli insetti fitofagi, che invadendo i cereali recano all’agricoltura, già per altre cause prostrata, dei danni significanti. Per esercitare tale distruzione, noi vediamo i ragni ordir delle reti, ora più ed ora meno complicate, ed assalire con forza e coraggio gli insetti che s’impigliano nelle medesime.

Per fabbricare la tela i ragni hanno degli organi appositi, collocati all’apice dell’addome, in numero di 4-6, che chiamansi filiere. Ciascuna filiera ha una grande quantità di forellini, dai quali esce un liquido che all’aria s’indurisce e si trasforma in filetti esili che restano invisibili all’occhio nudo e dei quali ne occorrerebbero 10,000 per assumere il diametro di un capello. Man mano che questi filetti escono dalle filiere l’animale lavora colle zampe a riunirli insieme ed a formare quei fili visibili, elastici, di cui si compone la rete.

Ma quanta diversità non corre fra la tela di alcuni ragni e quella di altri! Vi sono dei ragni che non costruiscono ragnatella regolare, ma solo emettono qualche filo occasionalmente e quando il bisogno lo richieda. Osservasi ciò, a modo d’esempio, negli Attus, che possiamo riscontrare di sovente in campagna ed anche nelle nostre case, dove si fanno rimarcare perchè girano in continui salti. Se accade, che da un luogo elevato si slancino in basso, abbandonandosi alla corrente dell’aria, essi secernono un filo che è fissato all’oggetto da cui si staccano; man mano che cadono, questo filo si allunga, e sostiene l’animale che vi è appeso. Se il vento portasse il ragno in sito pericoloso, questo non abborda, ma ascende lungo il filo al luogo di partenza con una agilità, che può essere invidiata dal più ardito ginnastico.

Alcuni ragni costruiscono una ragnatela irregolare, come per esempio le specie del genere Theridium; esse la distendono sul suolo o tra i rami delle piante, aspettano gli insetti con una pazienza esemplare, ed appena questi sianovi caduti, li avviluppano con numerosi fili, per succhiarne poi con bell’agio il sangue. Una specie del genere citato, assai comune anche da noi, fa la sua tela presso i germogli e le frutta delle piante, che in tal guisa difende dall’attacco de’ piccoli insetti, azione la quale le valse il nome specifico di benigno (Theridium benignum).

Più perfetta è la ragnatela del ragno domestico. Essa è distesa negli angoli delle case orizzontalmente e porta in uno de’ lati un tubo. In questo si appiatta in agguato il ragno e ad ogni leggera scossa della rete, esce dal nascondiglio ed assale ed uccide col suo veleno l’insetto che vi si fosse avviluppato.

Fig. 1. Epeira diadema, maschio e femmina.

Ma la tela più perfetta è costrutta dall’Epeira che comprende una specie assai conosciuta col nome di porta-croce. La sua ragnatela somiglia ad una ruota composta di 20-50 fili circolari concentrici, con altrettanti raggi che dal centro comune vanno alla periferia. Questo tessuto è appeso verticalmente tra due oggetti e l’animale dimora nel centro, d’onde può agevolmente dominare il suo territorio di caccia. L’Epeira fu attentamente osservata e noi abbiamo perciò una precisa idea intorno al modo col quale costruisce la ragnatela. Essa si arrampica sopra un luogo elevato ed emette qui un ghiometto di seta che fissa nel punto in cui si trova. Quindi lascia uscire dalla sua filiera un filo che di continuo s’allunga e che dall’aria mossa è tenuto sospeso e quasi orizzontale. Appena questo filo tocchi un oggetto, vi resta appiccicato per la sua viscosità, del che accortosi l’animale si affretta a renderlo teso, e a costituirsi un ponte tra i due oggetti discosti. Ciò fatto, il ragno distende un filo possibilmente parallelo al primo e con tale scopo discende dal punto in cui si trova per un tratto di parecchi decimetri, ferma di nuovo il filo, sale poi al punto di prima, attraversa sul ponte già stabilito lo spazio, sempre allungando il filo che esce dall’addome, e giunto al lato opposto tende il secondo filo. Quando sono fissati questi due fili principali, vengono tirati quattro o sei fili obliqui che formano un poligono, congiungono i fili principali e segnano i limiti della ragnatella. Dopo ciò l’animale, calandosi dal punto più elevato del poligono, tira il filo che ne costituisce il diametro; quindi ritorna al centro, vi depone un ghiometto di seta, gira sul raggio formato verso la periferia, lasciando continuamente uscire un filo dalla sua filiera, ferma il secondo radio ad uno dei fili principali e continua questo procedimento sino alla completa costruzione dei raggi. Infine girando di raggio in raggio e fissando su ciascuno il filo, costruisce i circoli concentrici, incominciando generalmente coi più piccoli, ossia con quelli che sono più vicini al centro. Non ostante queste numerose operazioni, la tela viene finita nel tempo di un’ora.

Tale è con poche parole l’istinto che spinge alcuni ragni a fabbricarsi una ragnatela. L’uomo ha fatto varii sperimenti per tirar profitto di questo tessuto che potrebbe servire agli stessi usi come la seta; ma i diversi tentativi fallirono pel carattere irrequieto e feroce di questi animali. Non è possibile il tenere radunati in uno stesso locale molti di essi, giacchè il più robusto divora regolarmente il meno robusto. Non è risparmiato nè anche il diverso sesso, ed il sesso debole, che ne’ ragni è il maschile, finisce spesso la sua vita tra le velenifere mandibole del sesso forte, ossia delle femmine. Si rifletta inoltre, quanto debba essere difficile l’accumulare giornalmente una quantità d’insetti che sia sufficiente per nutrire un grande numero di esseri così voraci, de’ quali ognuno divora agevolmente dieci o dodici mosche ogni ventiquattro ore. Egli è ben vero, che, secondo gli sperimenti di Blackwall, qualche ragno può vivere perfino diciotto mesi senza il menomo nutrimento; ma è chiaro altresì, che animali tenuti in sì stretto digiuno, non possono fornirci quel materiale serico, che da essi ci attendiamo.