L'ingegnoso cittadino don Chisciotte della Mancia/Dediche

Dediche

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Prologo

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Giuseppe Corvo, e Bartolomeo Lupardi Stampatori Camerali.

All’Erudito, e curioso Lettore.


EE
Cco ò Lettore erudito, che per appagare la tua curiosità (con la quale avidamente attendevi quest’ Opera, che spacciata à grido ne’ tempi passati, veniva hora impatientemente desiderata da i virtuosi) esce nuovamente in campo nel gran Teatro del Mondo à far prove del suo insuperabil valor il famoso Campione Don Chisciotte della Mancia; le di cui heroiche imprese, degne di scolpirsi in Marmi, et in Bronzi à memoria eterna de’ Posteri, noi ti rappresentiamo con le nostre stampe, che per renderle più gradite senza riguardo ad alcuna spesa, e col solo oggetto di servirti, habbiamo in questa nuova impressione nobilmente arricchite di vaghissime figure, incise con diligenza in rame, acciò tu possa comprendere da questi delineamenti apparenti, che non
[p. v modifica]furono ordinarie l’attioni, che egli con la sua invincibil bravura egregiamente intraprese. Che non fece? Che non tentò? trà l’horride pugne di Marte, trà i bellicosi spettacoli de suoi furibondi cimenti, trà i barbari scempi della sua destra formidabile tutto ti commoverai al pianto, & alle lagrime; mà à quelle però, che seco porta inseparabili l’estrema vehemenza del riso. Leggi, e lo vedrai, e vivi sempre felice. [p. vi modifica]

A’ CURIOSI

LETTORI.


II
L principale intento, che hò havuto (Signor lettore) in questa mia Traduzione, non è stat’altro, che di lasciarm’intendere; e per conseguirlo facilmente, mi son’alle volte allontanato dal senso letterale, Spagnuolo, per avvicinarmi più al corrente Italiano: che oltre all’esser ciò, molto conforme a’ precetti d’Horazio nella Poetica: pare à me, che chiunque traducendo desidera, che alla sua fatica li si soggetti agevolmente il gusto, e l’orecchio di chi la legge, sia dalla necessità forzato à non far’altrimenti: poiche, se puntualmente s’havess’à dichiarar la forza del Vocabolo, e dell’istessa frase, ò metafora, si doverebbe quas’ògni libro volgarizzato, chiamar più tosto tradito, che tradotto, essendo che ogni linguaggio hà licenza d’usar alcuni detti, e parole, che ad un’altro, non solo non è concessa, ma assolutamente negata; di maniera che, questa mia ragione mi servirà di discolpa, se cercando la proprietà d’una voce, non la troverai dichiarata con la sua propria significazione. I versi non gl’hò tradotti, perche oltre all’esser difficile à chi non è Poeta; non mi son parsi tanto essentiali alla dichiarazion della prosa, che questa non si sia senz’essi potuta volgarizzare; ma se [p. vii modifica]vorrai sodisfare alla tua curiosità, degnati di pigliare il mio Vocabolario, che in esso troverai, senon tutti, la maggior parte almeno de’ vocaboli, che ti parrann’oscuri. Tieni dunque (ti prego) lettor carissimo, questa Traduzion per buona, fin tanto che non n’esce un’altra, che sia migliore, e Dio ti guardi.


                    LORENZO FRANCIOSINI.