L'incontro der ladro
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1844
L’INCONTRO DER LADRO.
E cquanno l’incontrassi? — Verzo sera,
Ch’aritornavo dar Palazzo Pacca. —
E indóve? Propio avanti a la bbaracca
Der friggitore Ambroscio er panzanera.1 —
Marciava in farde? — No, cco’ ’na casacca. —
E cche ffaccia t’aveva? Uhm, brutta scera. —
Ma, era granne..., piccolo..., com’era? —
Psé, un ometto accusì de mezza tacca.... —
Ma ssei sicuro poi che ffussi quello? —
Eh, ssenti, amico: si nun era lui,
Quer che pportava in mano era er mi’ ombrello. —
E allora tu nu’ lo pijjassi in petto?! —
Che vvòi, mannaggia2 li mortacci sui!
Me se messe a scappà pp’er vicoletto.
9 dicembre 1844.
Note
- ↑ [Becero, birba. Nel plur panzenere. E, propriamente, si disse di chi tra i panni logori e scarsi mostrava la pancia annerita dal sole. Oggi però, grazie al cielo, il nome è rimasto anche nell’Umbria nel solo senso metaforico; ed è testimonio di tempi assai più tristi de’ nostri.]
- ↑ [È un accorciamento di malannaggia, e s’usa negli stessi modi del toscano malannaggio.]