Pagina:Sonetti romaneschi V.djvu/231


Sonetti del 1844 221

L’INCONTRO DER LADRO.

     E cquanno l’incontrassi? — Verzo sera,
Ch’aritornavo dar Palazzo Pacca. —
E indóve? Propio avanti a la bbaracca
Der friggitore Ambroscio er panzanera.1

     Marciava in farde? — No, cco’ ’na casacca. —
E cche ffaccia t’aveva? Uhm, brutta scera. —
Ma, era granne..., piccolo..., com’era? —
Psé, un ometto accusì de mezza tacca.... —

     Ma ssei sicuro poi che ffussi quello? —
Eh, ssenti, amico: si nun era lui,
Quer che pportava in mano era er mi’ ombrello. —

     E allora tu nu’ lo pijjassi in petto?! —
Che vvòi, mannaggia2 li mortacci sui!
Me se messe a scappà pp’er vicoletto.

9 dicembre 1844.

  1. [Becero, birba. Nel plur panzenere. E, propriamente, si disse di chi tra i panni logori e scarsi mostrava la pancia annerita dal sole. Oggi però, grazie al cielo, il nome è rimasto anche nell’Umbria nel solo senso metaforico; ed è testimonio di tempi assai più tristi de’ nostri.]
  2. [È un accorciamento di malannaggia, e s’usa negli stessi modi del toscano malannaggio.]