Giuseppe Gioachino Belli

1844 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura Er fijjo maschio Intestazione 18 novembre 2024 75% Da definire

La fijja ammalorcicata L'incontro der ladro
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1844

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ER FIJJO MASCHIO.

     Bbe’? A li discorzi che mmo avémo intesi,
Sor Artomira, sce so’ nnove bbone.
È vvienuto er maschietto, eh sor Zimone?
Se vederà sti lanternoni accesi.1

     Viè, ccòcco2 mio... Salute come pesi!
E cquesto cqui vvò ddiventà un Zanzone!
Ma davero che ppezzo de fijjone!
Nun pare una cratùra de tre mmesi?

     Guarda si cche ccapelli appena nato!
Senti che ccarne toste e scrocchiarelle!3
Eh cquesto se pò ddì bbell’ e allevato.

     E ccome fissa! e ccome striggne! e ccome
Succhia er déto!4 Ve scortica la pelle.
E sse chiama? Pasquale? Un gran bèr nome!

8 dicembre 1844.

Note

  1. [Perchè voi, per la gioia, farete la luminaria.]
  2. [Nome che, per vezzo, si dà ai bambini.]
  3. [Sode e scricchiolanti.]
  4. [Succia il dito. — Tutti i vari sensi dei verbi toscani succhiare, succiare e suzzare, si esprimono in romanesco col solo succhià.]