L'eroina di Port Arthur/6. La squadra del Sol Levante

6. La squadra del Sol Levante

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5. Viva la guerra! 7. L'attacco di Port-Arthur

6. LA SQUADRA DEL SOL LEVANTE


Tre giorni dopo i funerali del vecchio daimio, la squadra giapponese, forte di dodici corazzate, di quindici incrociatori e di dodici torpediniere di alto mare, salpava tacitamente dal porto militare di Simonoseki, con ordini suggellati da aprirsi solamente in alto mare.

Ne era stato affidato il comando all'ammiraglio Togo, il marinaio più popolare dell'Impero del Sol Levante, che si era già acquistata una fama incontrastata nella guerra cino-giapponese, distruggendo completamente la squadra del Celeste Impero nella rada di Port-Arthur.

La guerra non era stata ancora dichiarata fra l'Orso russo e l'Impero giapponese, tuttavia la rottura delle relazioni diplomatiche era già avvenuta e le due potenze rivali da settimane si armavano febbrilmente per essere pronte al terribile cimento.

La doppiezza della politica russa, le sue proposte di pace contraddittorie, l'accumularsi continuo di truppe ai confini della Corea, avevano ormai fatta perdere la pazienza ai giapponesi, i quali, convinti che la rivale altro non cercava che di guadagnare tempo, si preparavano tacitamente ad un colpo di testa decisivo. L'imponente squadra, una delle più formidabili del mondo, montata da marinai che avevano affrontato il fuoco sulle acque del Mar Giallo, aveva lasciato il porto di notte per evitare ogni dimostrazione da parte dei cittadini che avrebbero potuto mettere in sospetto gli avversari ed allarmarli sulle vere intenzioni dell'ammiraglio.

Un po' prima che il sole cadesse, una delle torpediniere della squadra si era accostata a terra per imbarcarvi un giovane marinaio, il solo, pareva, che in quel giorno avesse ottenuto il permesso di sbarcare.

Era la Morioka, al comando di Sakya, il figlio del gran daimio, che si era recato a prendere Shima, giunta qualche ora prima a Simonoseki colla ferrovia di Osaka e Yokohama.

La fanciulla si era così meravigliosamente trasformata da scambiarla per una guardia marina autentica, e nessuno aveva avuto il menomo sospetto sul suo vero essere, tanto più che aveva sacrificata buona parte della sua capigliatura per rendere l'illusione più completa.

L'imbarco della fanciulla era stato d'altronde compiuto così rapidamente, che nessuno dei curiosi radunati sulle gettate per ammirare la squadra, aveva avuto il tempo di poterla vedere in viso.

La torpediniera aveva subito ripreso il suo posto, dinanzi la bocca del porto, senza aver destato alcun sospetto, e due ore dopo, appena spentisi i fanali elettrici che illuminavano il porto, la squadra intera era salpata nel più profondo silenzio, sfilando lentamente in colonna e priva dei fanali di posizione. Solamente in quel momento Shima, che fino allora si era tenuta celata in una delle cabine del quadro, era salita sul ponte raggiungendo il fratello che comandava la manovra della piccola nave.

— Grazie, Sakya, di aver ottenuto il mio imbarco — gli disse. — Ne avevo dubitato essendo proibite le donne a bordo delle navi da guerra.

— E Togo ha esitato lungamente e se ha acconsentito, è solo perché tu potrai rendere un grande servigio alla patria.

— Sono pronta a tutto: la mia vita l'ho ormai consacrata all'Imperatore.

— Togo intende affidarti una missione difficile, forse pericolosa, e che ti permetterà d'informarti, nel medesimo tempo, dove si è rifugiato quel cane di russo.

— Non sei riuscito a sapere dov'è sbarcato?

— No, so solo che l'Amur ha fatto rotta per Port-Arthur.

— Allora è là?

— Se è là io andrò a ucciderlo — disse Sakya con voce terribile.

— Dove va la flotta?

— Tutti lo ignorano pel momento, eccettuato Togo. Gli ordini che sono stati suggellati non si apriranno che fra qualche ora, ossia quando saremo a venti miglia al largo. Abbiamo buone ragioni per credere che la nostra mèta sia Port-Arthur, premendo all'ammiraglio avere il piano delle mine subacquee che i russi hanno collocato, onde poter noi liberamente manovrare e chiudere la flotta nemica entro il porto.

— Chi me lo darà?

— Yamaga — rispose Sakya. — Tu conosci quel tenente che venne più volte a casa nostra e che era un amico di nostro padre. Da due anni, fingendosi un cinese, si trova a Port-Arthur per spiare gli armamenti dei russi, ed è il fanalaio del faro. Sappiamo che quel piano ha potuto averlo. Disgraziatamente non può trovare il mezzo di comunicarcelo se qualcuno di noi non va a prenderlo.

— E Togo incarica me?

— Una donna può più facilmente sfuggire alla vigilanza dei russi.

— Quando vedrai l'ammiraglio?

— Fra poco, pel gran rapporto.

— Ebbene, fratello, gli dirai che la figlia del gran daimio di Yokohama è fiera di aver ricevuto un tale incarico. Io andrò a trovare Yamaga e mi farò dare il piano.

— E se i russi ti sorprendessero? — chiese Sakya, con angoscia.

— Penserà Togo a vendicarmi — rispose Shima freddamente. Poi, cambiando tono, disse:

— Sai che Naga la ghesha sia scomparsa da Yokohama quasi contemporaneamente a Boris?

— Sì, l'ho saputo.

— Che cosa ne concludi?

— Che Boris l'ha condotta con sé.

Un'espressione di terribile collera si era diffusa sul viso della giovane.

— Se è vero, gliela ucciderò — disse. — A te Boris, a me la ghesha! Quella donna non diventerà mai sua moglie.

— Bada, sorella! Port-Arthur, ammesso che si siano rifugiati colà, non è Yokohama ed i russi ci fucilerebbero.

Shima fece un gesto sprezzante.

— Che m'importa ormai della vita? — disse poi con un singhiozzo soffocato. — E poi quando io sbarcherò a Port-Arthur mi renderò irriconoscibile. Chi potrebbe indovinare, sotto le umili vesti di una pescatrice cinese, la figlia del gran daimio di Yokohama? Ho portato con me tutto il necessario per trasformarmi e anche Boris non riuscirebbe a scoprirmi.

— Sei più terribile di quello che credevo, Shima — disse Sakya.

— Sarò implacabile, fratello — rispose la giovane con suprema energia. — Mio padre deve essere vendicato o la sua anima non riposerà tranquilla.

— L'odi dunque ormai quel Boris?

— Come odio tutta la sua razza.

Un muggito rauco che s'innalzò in quel momento sull'Idzumo, il più potente incrociatore della squadra su cui era stata issata la bandiera ammiraglia, interruppe la loro conversazione.

— Togo ci chiama a rapporto — disse Sakya. — Fra pochi minuti tu saprai dove andremo noi e quali sono gli ordini dell'ammiraglio.

Tutte le navi, corazzate, incrociatori e torpediniere si erano fermate, mentre da tutti i ponti veniva calata in mare una scialuppa per condurre a bordo dell'Idzumo i comandanti.

— Attendimi qui, Shima — disse Sakya alla giovane. — Il gran rapporto non durerà che pochi minuti.

Salì sulla scialuppa che i suoi marinai avevano già calata in mare e s'allontanò rapidamente, sotto la spinta di dieci remi poderosamente manovrati da robusti torpedinieri. Come aveva preveduto, un quarto d'ora dopo tutti i comandanti facevano ritorno alle proprie navi, mentre la sirena dell'ammiraglia dava il segnale di riprendere la rotta.

Quando Sakya salì sulla sua torpediniera era raggiante. Prese per mano Shima e la trasse nella torricella di comando.

— Corriamo su Port-Arthur — le disse con voce lieta. — Andiamo a sorprendere la flotta russa entro la baia.

— Dunque è stata dichiarata la guerra? — chiese la giovane.

— Non si sa ancora nulla. Se l'Imperatore ha dato ordine di attaccare senza indugio, si può facilmente supporre che non si tratti che di un ritardo di poche ore e che ormai tutte le trattative diplomatiche sono state rotte.

— E mi sbarcherete?

— Sono stato incaricato di deporti innanzi al faro.

— Lo potrai fare?

— Noi abbiamo la certezza di sorprendere i russi e siamo sicuri che non s'accorgeranno del nostro arrivo. Appena tu sarai in salvo le nostre torpediniere si getteranno sulla flotta nemica e affonderanno quante navi potranno.

— E chi verrà a riprendermi poi?

— Tutte le notti la mia torpediniera s'accosterà al faro e appena Yamaga farà il segnale convenzionale io verrò ad imbarcarti. Egli conosce i segnali della flotta e da lui saprai anche se Boris si trova a Port-Arthur. Lui deve conoscere tutti gli ufficiali della guarnigione.

— E se la tua Morioka venisse affondata?

— Penseranno altri a raccoglierti, sorella. A Togo preme troppo d'aver il piano delle torpedini subacquee per lasciarti a Port-Arthur. Avrai molti rischi da correre, sorella, e anche molta gloria da guadagnare, tanto che io ti invidio di essere stata tu scelta per compiere quella missione.

— Io posso sfuggire più facilmente di te alla sorveglianza dei russi — rispose Shima — e Togo ha avuto ragione di pensare a me.

— L'ha chiamata una fortuna di avere una donna nella nostra flotta, ma guardati, Shima!

— Sarò prudente.

— Lascia la ghesha per ora.

— No — rispose la fanciulla. — A me la vita di quella donna, a te quella di Boris, e sarò implacabile.

— E Boris non tornerà in Russia vivo, sorella — disse Sakya con accento selvaggio. — Lo spirito di nostro padre non riposerebbe tranquillo senza essere prima vendicato. A domani sera, Shima, e che i carni dell'Impero proteggano i figli del Sol Levante.