L'avventuriere onorato/Lettera di dedica
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A SUA ECCELLENZA
LA SIGNORA MARCHESA
LUCREZIA BENTIVOGLIO
RONDINELLI.
In chi mai poteva io sperarla maggiore che nell’E. V., in cui si accoppiano tante belle Virtù, tralle quali trionfa mirabilmente la compassione? Il Marchese D’osimo, il Conte Portici, il Conte Di Brano perseguitavano il mio Avventuriere. Il Vicerè di Sicilia lo ha accolto, lo ha protetto, lo ha beneficato. Faccia di me la Sorte il peggio che possa farmi, troverò sempre in Voi il mio asilo, il mio rifugio, la mia benignissima Protettrice. Questa e per me una gloria, che supera di gran lunga qualunque mia sofferta disavventura; e tutti coloro che cercano per varie strade di screditarmi, s’arresteranno immobili al Nome grande, al pio Nome e rispettabile dell’E. V. Esso è molto ben conosciuto nella Repubblica Serenissima di Venezia, dove da lunghissimo tempo la vostra Illustre natia Famiglia de’ Bentivogli gode gli onori della Veneta Nobiltà; Famiglia antichissima nell’Italia, la quale, oltre al Dominio posseduto de’ Bolognesi, vanta una lunga serie d’Ordini insigni, di sacre Porpore, d’Uomini illustri; e nota siete egualmente per il veneratissimo nome di Sua Eccellenza il Signor Marchese Ercole Rondinelli, degnissimo vostro Sposo: il quale fra le Toghe, e gli Onori, e gli Ordini, e le Giurisdizioni, e le dignità più cospicue godute dalla nobilissima Famiglia sua in Ferrara, vanta quella di Gonfaloniere in Firenze, da dove l’antichissima origine riconosce. Ma a chi imprendo io a ragionare di ciò? A Voi, a cui indrizzo quest’umile rispettosissimo foglio? È inutile rammentare a Voi medesima le glorie vostre, ed oltre ciò se ne offenderebbe la vostra esemplare modestia. Questa però non può nascondere agli occhi del Mondo le vostre eroiche Virtù, poichè avendole Voi mirabilmente comunicate e diffuse nella nobilissima Prole vostra, in essa s’ammirano i vivi esempi della vostra bontà di cuore, e della prontezza del vostro spirito. In fatti nel nobilissimo Conservatorio detto delle Quiete, dove sotto la Protezione dell’Augustissimo Imperatore Gran Duca Di Toscana s’allevano, non lungi dalla Città di Firenze, nobili e virtuose Donzelle, le gentilissime Figlie vostre sono la delizia e l’ammirazione di chi ha l’onor di conoscerle e di trattarle; siccome lo è in Ferrara la virtuosissima Signora Contessa Avolia, una delle suddette figliuole vostre carissime. Non finirei di scrivere in più giorni, se tutte enumerare volessi quelle doti ammirabili, quelle dolcissime doti che vi adornano. Somma Prudenza, Gentilezza di tratto, Sincerità di cuore, Brio ammirabile di talento, Pietà per i miseri, Amor del Vero, Inclinazion per le Lettere, Protezione per chi le professa, sono qualità in Voi sì belle, sì luminose, che ognuna di esse meriterebbe un encomio a parte. Ma io non saprei farlo sì degnamente che a Voi convenga; nè Voi lo vorreste, nè da me, nè da qualunque altro soffrire. Posso ben dir senza offendervi, e lo dirò per gloria di quel mestiere che ho per forza di genio intrapreso di seguitare, che Voi della Comica foste un singolare ornamento, poichè esercitandovi in essa con estremo diletto nelle vostre magnifiche villeggiature, le recaste quel fregio, che basterebbe a renderla rispettabile.
Io che tanto amo quest’arte, e che tanto di sudore ho per essa sparso, e tanto di fatica sofferto1, sarò bastantemente ricompensato coll’onorevole titolo, con cui mi concedete che io possa umilmente sottoscrivermi e rassegnarmi
Umiliss. Devotiss. e Obbligatiss. Serv. |
Note
- ↑ Così segue nel t. III dell’ed. Paperini di Firenze, dove uscì per la prima volta, nel 1753, questa lettera di dedica: che mai a meritarmi son giunto? Insulti, ingratitudini, dispiaceri. Deh, Protettrice mia benignissima, fatemi Voi dimenticare le mie amarezze, e lo potete fare, sol tanto che del vostro compatimento vogliate degnarvi di assicurarmi. Supererò ogni contrarietà del destino, coll’onorevole titolo con cui mi concederete ch’io possa umilmente sottoscrivermi ecc.».