L'astronomo Giuseppe Piazzi/Al Lettore

Al Lettore

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Dedica Capitolo I
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AL LETTORE





Sciolgo con lieto animo la promessa fatta alla mia diletta patria elettiva, Ponte di Valtellina, pubblicando la vita del suo più illustre cittadino, il padre Giuseppe Piazzi; — e, tanto più volentieri oggi, che veggo infine paghi i desiderî degli Italiani, e soprattutto dei Valtellinesi, con l’erezione in patria d’un monumento nazionale all’Astronomo massimo.

Non lo dissimulo. La vita di un astronomo [p. 6 modifica]avrebbe dovuto essere tessuta da un uomo della scienza; chè le alte e profonde speculazioni cui quegli consacrasi, non si possono meglio apprezzare che da speciali intelletti, da gente fornita di saper vasto ed elevato. — Nè men ritrassi, io, per amor vivo di cooperare, per quanto debolmente, a onorar un tant’uomo, mercè il felice disegno d’un monumento nel suo natale paese; nè men distolsi, così per offrire una prova di affetto, debole, sì, ma costante e indelebile, a una delle più generose provincie italiane, la Valtellina.

Non ho la pretensione di essere riuscito; sarebbe pueril vanità; nodro solo un po’ di fiducia d’aver quasi detto l’ultima parola, se però si riguardi alle notizie della vita e alquanto alla natura ed indole dell’uomo illustre. Un libro, poi, che con critica sottile e severa avesse passato ad esame le opere del fondatore della Specola palermitana, parmi anche non avrebbe, sotto certo aspetto, risposto al desiderio dell’universale: chè, se adattatissimo a’ sapienti in astronomia e nel calcolo sublime, sarebbe sempre rimasto al di [p. 7 modifica]sopra delle facoltà del maggior numero, e quindi inopportuno a un generale bisogno. In questa circostanza, dunque, io doveva pensare ai più: gli uomini speciali non avevano, nè potevano aver mai bisogno dell’umil opera mia.

Di Giuseppe Piazzi hanno scritto:

a) Cacciatore, Elogio funebre;
b) Saverio Scrofani, nel Giornale di scienze, lettere ed arti per la Sicilia (T. XVII. anno V., Palermo 1827); ed è, io credo, il più compiuto lavoro uscito a elogio del Piazzi;
c) Maurizio Monti, il noto autore della Storia di Como, ne’ suoi manuscritti inediti;
d) L’Antologia di Firenze, fascicolo di settembre, anno 1826 (estratto dal Giornale delle Due Sicilie);
e) Agostino Gallo, chiaro archeologo e poeta siciliano, in succinte ma veridiche pagine, unite all’Omaggio poetico pubblicato dal benemerito teologo L. Guicciardi pel centenario natale (16 luglio 1846) del Piazzi stesso1. Altri cenni ebbe [p. 8 modifica]anteriormente pubblicato il Gallo nel Mondo Illustrato;
f) il canonico Alfonso Filipponi2, e Serafino Gatti3, amendue stampandone l’elogio;
g) il sig. Domenico Vaccolini, nel Giornale Arcadico di Roma (vol. XCV, nov. 1826, p. 264);
h) il Tipaldo, che lo riprodusse, con aggiunte, nella sua benemerita opera Degl’illustri Italiani;4
i) Giuseppe Bozzo nelle Lodi dei più illustri Siciliani trapanati nei primi 45 anni del sec. XIX, vol. 1°, Palermo, 1852.
k) lo scrittore della presente operetta nel suo opuscolo: Il Pensiero italiano e il P. Giuseppe Piazzi5, oltre i poemetti di Giulio Perticari6, del genovese Michelangelo Monti, e dello stesso Gallo. E ommetto, s’intende, i giornali, periodici o riviste, sì nazionali che stranieri; e le solite [p. 9 modifica]storie letterarie e scientifiche, estere e nostrane: e le Enciclopedie, tutte però modellate su questo o quel lavoro, che molti avranno veduto e che i più possono sempre consultare.

Tali, dico, le fonti di queste pagine, la cui veridicità ed esattezza ho la soddisfazione poter collocare sotto la salvaguardia di due dotti ed illustri Palermitani, quasi discepoli ed amici di Piazzi stesso, cioè, di G. Cacciatore, direttore attuale di quell’Osservatorio, e del citato Agostino Gallo.7 E, per quanto poco ragguardevoli, le offro al lettore con lusinga di gentile aggradimento, solo umilmente raccomandandole pe’ meriti dell’uomo illustrato, e per favore di opportunità. — Così possano le virtù dei grandi cementare nei petti nostri la [p. 10 modifica]concordia degli animi e l’amore alla sapienza, ch’è fonte di vita e di prosperità, privata e pubblica. E che gioverebbero mai alle nazioni i monumenti, se dovessero rappresentare soltanto le vacue pompe dell’arte e la ricchezza del lustro esteriore?

A questo, o lettore, io pensava scrivendo.

B. E. Maineri.



  1. Sondrio, presso Giuseppe Rossi, tipografo provinciale.
  2. Zambaja, 1826, Napoli
  3. Stamperia francese, 1826, Napoli.
  4. Venezia, 1831. T. I, p. 93.
  5. Tip. Brughera ed Ardizzi in Sondrio, 1865.
  6. Roma, 1802, per le nozze Bellazzi e Zauli.
  7. «Nato nel 1814 (così mi scrive il Cacciatore, degno figlio dell’illustre Niccola, alunno di Piazzi, strenuo collaboratore dei Cataloghi), io non potei avere la sorte d’essere discepolo del Piazzi; ma egli ebbe sempre della mia educazione, come di quella de’ miei fratelli, tenerissima sollecitudine.»
    Lo stesso, quanto alle affettuose cure dell’Astronomo, potrebbe dire il Gallo, sebbene, rispetto all’età, omai venerando.