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Sul modo di colorire poche cose si possono osservare oggi che le teorie del Gladstone e del Magnus hanno dovuto cadere sotto i colpi ripetuti della scienza. Dalla lettura d'Omero, ove sono ricordati pochi [p. 35 modifica]colori, il Gladstone fu indotto a pensare che gli antichi vedessero un minor numero di colori e che lentamente nei secoli il senso della vista si sia perfezionato. Ciò che il primo ministro inglese cercò di provare filologicamente, Hugo Magnus cercò di provare scientificamente.

Riassumere tutta la polemica sarebbe lungo e noioso. Giova però notare che questo daltonismo fu attribuito alle popolazioni antiche, ai selvaggi e ai bambini.

Riguardo alle prime oggi è recisamente affermato «che non si può dalle prove filologiche conchiudere che realmente nel tempo storico, le sensazioni della qualità della luce (colori) si siano venute sviluppando da quelle della quantità!»1. [p. 36 modifica]

Riguardo ai selvaggi, esperienze ripetute e scrupolose hanno provato che il loro senso cromatico non è per nulla difettoso. Restano finalmente i bambini di cui debbo parlare.

Il Preyer fu il primo o almeno il più tenace a sostenere che nei bambini la sensazione del colore «si sviluppa in quella stessa guisa che tracciò Magnus per l'evoluzione storica.» Secondo lui, dapprima non vedrebbero che il giallo e il rosso, e solo più tardi, il verde e l'azzurro che confondevano col grigio. Ciò parve importantissimo al Magnus, il quale credette di trovare a un tratto una base fisiologica e un considerevole argomento a favore della propria opinione.

Il Preyer portava a tre anni almeno il primo svilupparsi del senso dei colori, mentre Genzmer di Halle anticipava d'assai mettendo l'impressione del rosso a quattro mesi, notando che anche presso gli antichi il rosso [p. 37 modifica]era il colore più sentito, e dando forza alle leggi di Landolt, Charpentier e Schaffhausen.

Ma G. B. Bono a ragione non si perita d'esclamare: «Se tutti questi autori avessero pensato a esaminare la natura reale anzichè quella convenzionale..... penso che parecchi avrebbero diversamente conchiuso!..... Domandate ai bambini il colore d'un fiocco viola e quello del fondo azzurro di un cuscino trapunto e vi risponderanno verde, ma date loro delle matasse violette, azzurre e verdi, da separare secondo il colore e vedrete allora quale sia il loro modo reale di vedere i colori, indipendentemente da ogni deficienza del linguaggio convenzionale, cui non ebbero ancora occasione di padroneggiare!»

Il loro dizionario pittorico è limitatissimo [p. 38 modifica]e per la stessa arte non usano per lo più che le derivazioni del nome pittore. L'artista che disegna soltanto è pittore come quello che dipinge; l'atto del disegnare e colorire è detto da loro pitturare. Finalmente, per dirla tutta, s'imagini con qual parola i bambini chiedono più spesso al droghiere i colori? Gli artisti adulti perdonino alle ingenue creature, se queste entrano nei negozi chiedendo sdegnosamente: «Un soldo di pittori

Figuriamoci quindi se può esser compiuta la fraseologia della scala cromatica!

Il Bono infatti dopo esperimentati 306 bambini conclude dicendo che le illusioni di daltonismo a loro rispetto, come pei selvaggi e per gli antichi, sono nate dalla povertà di linguaggio e che sono un equivoco bell'e buono.

Certamente bisogna educare il senso cromatico dei bimbi, come si educa la loro mano al buon disegno. Non perchè sia esatto [p. 39 modifica]ch'essi non vedono i colori, ma perchè trovino una ragionevole rispondenza armonica col vero. Perocchè, come prima veggono benissimo le cose e non le sanno ritrarre coi segni, così veggono benissimo i colori e non sanno e non si preoccupano di trovarli nella tavolozza. Le varie gradazioni, i semitoni delle tinte cadono sulla rètina dei loro occhi, ma non sulla loro intelligenza artistica, e si contentano in genere della tinta vivace che più s'approssima al vero. Fanno il volto dell'uomo d'un qualunque rosso sfacciato, le case d'un giallo opprimente, il cielo d'un turchino cupo, gli alberi d'un verde senza corruzione e via di questo passo.

Maestri e genitori non debbono far altro che eccitare i bambini alla considerazione [p. 40 modifica]di ciò che già veggono e a migliorare vie più la proprietà e l'esattezza riproduttiva, poichè l'errore consiste sempre nella tonalità delle tinte, la quale non ha nulla a che fare con la quantità. Colui che canta in un tono più basso e più alto del determinato, non isbaglia perchè gli manchino le note. Così molti bambini hanno la percezione dei colori, ma spesso spostata e stonata.

Note

  1. [p. 94 modifica]«L’evoluzione storica del senso cromatico pel dottor G. B. BonoGazzetta delle cliniche (Torino, 1884) Vol. XX. V. a p. 19. (10) Scrivendo queste parole ricordava Furio, forse la più bella cosa di Edmondo De Amicis. (11) «L’Education dès le berceau. Essai de pédagogie experimentale par Bernard Perez. Paris, libr. Germen Bailliere et C. 1880 — III, 77. (12) «Fisonomia e mimica di Paolo Mantegazza. Milano, Dumolard, 1881. — Cap. IX, 115. (13) «L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto col sesso di Carlo Darwin. Torino, Unione tip. 1871 — Cap. II, 51. (14) Perez, Op. cit. 122. (15) «Sessanta Novelle Popolari Montalesi (circondario di Pistoia) raccolte da Gerardo Nerucci. Firenze, Le Monnier 1880.

    Le incisioni di questo opuscolo furono dall’egregio giovine Giulio Garagnani eseguite scrupolosamente sugli autografi dei bambini da me posseduti.