L'arme provìbbite
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L’ARME PROVÌBBITE.
Je[1] sta bbene a st’infami framasoni,
E ’r Governo è un gran omo de punilli.[2]
Impareranno a rriportà[3] li stilli[4]
E li verdùchi[5] drento a li bbastoni.
E ha rraggione de dì[6] ppadre Perilli[7]
Che ddu’ anelli da piede a li carzoni[8]
So’,[9] ddoppo de la forca, lli ppiù bboni
Medicamenti pe’ gguarì li grilli.[10]
E ggià cch’er Papa storce[11] de curalli
Drento in ne lo spedàr[12] der cimiterio,
Vadino a scopà Rroma,[13] e bbuggiaralli.
Chi pporta l’arme, ha da morì in catene,
Eccett’a nnoi[14] che in tanto diavolèrio,[15]
Si pportamo[16] er cortello, è a ffin de bbene.
23 maggio 1834.
Note
- ↑ Gli.
- ↑ È da riputarsi grand’uomo, quante volte li punisce.
- ↑ Riportare, nel senso di “portar nuovamente.„
- ↑ [Stili.]
- ↑ [Verduco: spadino a quattro tagli.]
- ↑ Di dire.
- ↑ Frate conventuale, intrigante, istigatore e spia del Governo. [Probabilmente, è quel medesimo padre Perilli che nel 1832 era stato dato “per consigliere, per spia, per birro e fors’anco per confessore„ a monsignor Cagiano, delegato a Perugia. Cfr. Bonazzi, Storia di Perugia; Perugia, 1875-79;
vol. II, pag. 580.] - ↑ Due anelli appiè dei calzoni.
- ↑ Sono.
- ↑ Grilli: idee esaltate.
- ↑ Storce: non consente.
- ↑ Spedal.
- ↑ Allude alle opere pubbliche, alle quali i condannati s’impiegano.
- ↑ Eccetto noi. [Noi, s’intende, sanfedisti o centurioni. Dei quali il Farini dice che erano “privilegiati di portar armi,„ e “sangue sitivano sotto l’imagine di Maria
e del vicario di Cristo.„ Op. e vol. cit., pag. 68-69.] - ↑ In tanto sconvolgimento di cose.
- ↑ Se portiamo.