L'arbor che a Febo giá cotanto piacque
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Questo testo fa parte della raccolta Opere (Lorenzo de' Medici)/III. Rime
xiv
[«Lieve cosa è mutar il lieto in orrido».]
L’arbor che a Febo giá cotanto piacque,
piú lieto o piú felice ch’altre piante
e per se stesso e per suo caro amante,
umbroso e verde un tempo in terra giacque.
E poi non so per cui difetto nacque,
che Febo torse le sue luci sante
dalla felice pianta e ’l bel sembiante,
ond’è cagion d’assai lacrimose acque.
Cangiâr colór le liete e verdi fronde,
e ’l lauro, ch’era prima ombroso e florido,
si mutò al mutar de’ febei raggi.
Le pene sempre son pronte e feconde:
lieve cosa è mutar il lieto in orrido,
onde convien ch’ogni speranza caggi.