L'amor coniugale e le poesie d'argomento affine/Poesie d'argomento affine/II

II. Dall’“Urania”, libro V

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Poesie d'argomento affine - I Poesie d'argomento affine - III
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II

DALL’“URANIA” LIBRO V (819-888)1

(Verso il 1480)


Dolci e felici nozze io già preparàvati, o figlia:
cari per te nipoti già intorno vedevo, piacere820
del nonno, e per le cune le nenie pensavo ed i canti.
Ecco le misere nozze: son questi i bramati imenei?
Son questi al vecchio nonno i grati piacer dei nipoti?
Tu giaci, o figlia, e al babbo non parli e alla mamma tua cara:
muta in silenzio giaci e gli occhi soavi tu ascondi.825
Questo il tuo babbo infelice meritò dunque? Suvvia,
figlia, solleva gli occhi, consola tuo padre che piange.
O desiderio vano, speranza perduta per sempre!
Morta tu sei: quel corpo sí bello, delizia di mamma,
or dove giace, o cara? Oh splendidi doni, oh le feste2830
per le nozze e le vesti che mamma t’avea preparato!
Oh per i doni e le danze, invece dei lieti imenei,
tutto lasciasti e nere tenebre e lagrime amare.
Ornavo a te di serti la casa ed il sirio profumo
per le stanze nuziali spargean le tue care sorelle.835

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Che lasci per i serti, che lasci pel sirio profumo?
I giorni senza sole, le notti tu lasci di stelle
prive e di sonno: piange con tutta la voce il fratello
dalla sua cuna e amari vagiti ed amari lamenti.3
Queste le tue carezze, son questi i tuoi giochi che lasci840
al fratellino? Antica ferita insanabile4 al babbo
riapri, in eterno lutto lasciando quel vecchio infelice.
Oh, chi il tuo padre canuto portasse là in mezzo alle Sirti
o sulla scitica rupe legato, Prometeo novello,
stimolando a sbranarlo gli uccelli dall’unghie rapaci!845
Non ti rapí la furia di Marte, non l’aspra del mare
tempesta e non dal cielo cadente rovina di fuoco,
né nella terra il grave tremare che scuote e distrugge,
o le molte sciagure che vanno tra i miseri umani.
No: ti rapiva il fiore d’età di bellezza e pudore,850
la venustà diffusa del nobile sguardo e il decoro
tuo (perché troppe grazie, se unite, distruggon la vita).
L’onestà e la bellezza rivolte in se stesse le mani
si uccisero, alla morte pagando l’estremo tributo.


Quale, o dèi, crudeltà! Il sole percorre sua via,855
dall’orïente sale spargendo di luce il cammino,
fin che all’occidue spiagge non giunga alla certa sua sera:
ma dubbio è della vita il viaggio e la bianca vecchiaia
lungo la via ci assale togliendo il suo languido fiore
all’età prima e spoglia i rami di ricca speranza.5860

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Forse davanti agli occhi mi viene l’imagine cara,
simile a quella d’un tempo, di quando venivi, o Lucia,
gioia sul viso mostrando e aspetto gentile, sí bella
nel tuo vestito? Oh, vedo il viso tuo dolce e la gloria
della tua bella forma e della tua fronte l’onore.865
Lieta all’abbraccio vieni e i baci paterni ricevi,
parli gentile al vecchio, col garbo dovuto al tuo babbo,
e lagrime di gioia mi bagnano gli occhi, o mia cara.
Ah che follia di padre, che sogni di vecchio infelice!
Versa novello pianto e piú non t’illudano l’ombre,870
né il memore senso o la speme che crede alle vane parvenze.
Nulla, piú nulla resta di quella tua bella Lucia!
Sparve sul vento, simile a un sogno o ad un’ombra di vano
corpo ed in picciol urna nascosta cenere giace.
Forse nel cielo splende spargendo la luce sua d’oro875
stella recente? e gli dèi la vedono? e ammirano quella
l’eroidi antiche? Chiaro tra gli altri e vivido lume
brilla essa luce nuova, qual gloria del cielo novella?
Figlia, ti cerco. Vagando per l’oro del cielo fulgente,
numero gli astri e noto le serie ed i gruppi di stelle:880
e l’amor tuo di figlia fallace ed ingrato non chiama
me che ti cerco, né voce al babbo che t’ama tu invii.
O almeno almen tuoi raggi agli occhi del padre volgessi!
Folli dei padri speranze e folli rimedi al dolore!
Pietà gli dèi, né il cielo mai ebbero. E forse non splendi885
già tu nel ciel, ma chiusa in tenebre nere e profonde
colà t’aggiri? Oh si spenga la luce: dal morto creato
sorga la notte e le tenebre ingombrino il vuoto universo!


Note

  1. Il Pontano deve interrompere il poema, perché l’animo suo è colpito da inconsolabile lutto. È morta (verso il 1480, essendo nata ultima tra le figlie, verso il 1467) nell’età di tredici anni, sette mesi e dodici giorni la figlia sua Lucia (Tallarigo. Op. cit. I p. 95). “Addio dunque, o Muse, addio, Driadi, addio, Napee. Solo tu, o Aurora, mentre piangi il tuo Memnone, udrai volentieri i miei lamenti... e siatemi compagne voi, aure, e testimoni del mio acerbo dolore, ripetete le voci del mio lamento.’’
  2. Non faccia maraviglia questo. Ariadna aveva sposato il Pontano a 17 anni e la figlia di Aurelia si sposò a 12 anni.
  3. Il Soldati nell’opera La poesia astrologica nel quattrocento (Firenze, Sansoni) tenta dare a questo verso un esagerato valore storico, facendone, a torto, la base di una nuova cronologia pontaniana. Poesia e storia non essendo la stessa cosa, noi, per l’esattezza, preferiamo la seconda.
  4. Allude ai dolorosi tempi della sua fanciullezza, per la violenta prematura morte del padre.
  5. Non tengo conto dei versi 861 e segg. recati dal Soldati in nota (Op. cit. I p. 174)