L'adolescenza/Consigli e auguri al lettore
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CONSIGLI ED AUGURI AL LETTORE
È il quinto anno, o giovani amici, che mi presento a voi: — dunque ci conosciamo e, lo dico pur francamente, ci amiamo.
E perchè no?
Le nostre idee sono conformi, concordi i voti, non dissimil la meta. Perchè dissentiremo noi? Tutti intendiamo a esser felici, vero? Ma ch’è dessa, o carissimi, la felicità? Non altro, credetemi, che il compimento del proprio dovere; chè solo da esso derivano la dolce quiete dell'animo e la calma soave dell’intimo senso. — Forse che la fortuna, le ricchezze, gli onori fanno l’uomo pago e contento? Non lo credete; non c'è che la pratica della virtù che sia capace di tanto: ma siccome tal pratica può rinvenirsi in ogni stato della vita, chiunque senta quanto dee a sè, alla famiglia, all’umanità, a Dio, vale a rendersi felice. Nè a caso ho detto Dio, ossia il principio del bene; chè soprattutto oggidì in cui si fa opera di seminare il dubbio ostentando spregio alle più sante cose, è debito essere schietti e rimuover l'equivoco. No! la scienza non ripudia le alte aspirazioni del cuore, e la fede, causa d’ogni egregia impresa, fu e sarà privilegio costante delle menti elette. Poeti, filosofi, statisti (e vuo’ dire i più grandi), tutti, furon credenti: ma la vostra sia la fede di chi pensa, studia e vuole, la fede delle anime onestamente convinte, sinceramente operanti.
Così vincerete!
Disprezzate la menzogna, odiate l’ozio, respingete le ridicole vanità: degnate di vostra stima il solo merito, sempre modesto, ossia onorate l’uomo per quel che vale, e che davvero è; spesso in alto vi è tale cui converrebbe la gogna; ma il tempo renderà giustizia! E siate primissimamente tolleranti, di quella tolleranza ch’è retaggio di liberi petti, figlia dell’umanitaresimo civile; non vi esca mai di mente, che siete operai di progresso e di fratellanza.
Ma più di uno mi dice:
— Sempre, suppergiù, le stesse cose!
— E vorreste fossero nuove o diverse?
La sera o il mattino, quando v‘imbattete in qualche conoscente o amico, non gli mandate lo stesso saluto, gli stessi voti ? O, se occorra l’addio a un vostro caro, non gli ripetete a un di presso le raccomandazioni dell’altra volta? È un anno che non vi parlo, e siamo alla vigilia di Natale: qual migliore augurio di questo potrei io farvi abbracciandovi: — Siate felici? Non vuol forse dire: — Possiate diventare ottimi cittadini e padri dopo essere stati ottimi figliuoli?
Non vi pare?
Rispondano i babbi e le mamme.
Milano, 24 dicembre 1875.
B. E. Maineri.