Italia e Grecia/Lettere all'Editore

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Italia e Grecia Lettera al Ministro greco Papagiropoulo
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Roma, 7 dicembre 1897






Mio caro Signor Giannotta,


Conoscevo da tempo il di Lei nome come uno dei più chiari e benemeriti dell’arte libraria in Italia, e di quelli tra i pochissimi che più alta ne intendono e ne mantengono la missione. L’amico d’altronde di Mario Bapisardi e l’editore dei suoi splendidi volumi non aveva bisogno di presentazioni per me.

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[p. vi modifica]Per contentare in qualche modo il suo gentile desiderio di mettere qualche cosa di mio nella sua piccola ed elegante collezione, io non saprei proprio, al momento che scrivo, che cosa pensare di offrirle: a meno che — è un’idea come un’altra — non Le dispiacesse di raccogliere in un volumetto, che potrebbe intitolarsi Pro Graecia, oppure Italia e Grecia, i tre discorsi che ho fatto per la causa greca e per gli Italiani in Grecia, l’uno l’autunno scorso a Milano (sul principio dei moti di Candia), l’altro l’11 aprile di quest’anno in Parlamento, e il terzo il 30 maggio di questo [p. vii modifica]anno stesso sui morti di Domokos, Antonio Fratti e suoi eroici compagni, oltre un’epigrafe per Fratti. Questi tre discorsi, che ebbero una qualche eco nel paese, per l’unità del tema costituirebbero, come saggi oratorii, un tutto a sè, e insieme un ricordo per la storia contemporanea della infelice guerra di Grecia di quest’anno e della parte che vi ebbero l’Italia e un pugno di eroici suoi figli.

Aggiungerei altresì al libriccino il mio telegramma che fu letto nella Camera greca, e la splendida risposta che in nome della stessa il presidente della Camera mi mandò. [p. viii modifica]

In breve il volumetto conterrebbe tutto quanto dissi o scrissi per la Grecia nel volgere delle sue recenti peripezie: e la prefazione completerebbe il pensiero, riportandolo dalle sciagure del passato alle speranze non morte di un migliore domani.

Se l’idea, ripeto, di un simile libriccino-ricordo, non Le tornasse del tutto sgradita, potrei mandarle senz’altro il testo dei tre discorsi, ai quali farei solo qualche leggerissimo ritocco, levandone ciò che vi sia di superfluo o puramente occasionale, e completandoli con qualche noticina storica. Fra tutti e tre, credo, formerebbero appunto un 120 [p. ix modifica]o 150 pagine di quei piccoli volumetti della sua raccolta. Ma io Le sottopongo quest’idea unicamente per dimostrarle la sincerità del mio desiderio di compiacerla facendo figurare nella sua collezioncina il mio povero nome in qualsiasi forma: e perchè, al momento che scrivo, non mi trovo aver altro sottomano da poterle offrire. Che se l’idea mia non La contentasse, non ha da far complimenti, e mi basta che Ella mi tenga conto della buona volontà e del desiderio cordialissimo dettatomi dalla molta e viva stima per Lei.

Resta che La ringrazii di aver [p. x modifica]pensato a porre il mio povero nome tra quelli illustri che fregiano la nuova raccolta, al concetto felicissimo e indovinato della quale non dovrebbe mancare la dovuta fortuna: meritato coronamento di compensi alla sua ammirabile operosità.

Con una affettuosa stretta di mano mi creda


Suo devotissimo
Felice Cavallotti.
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Roma. 6 marzo 18981




Caro Giannotta,


Mi scusi e non me ne voglia dei forzati indugi. Non Le posso dir altro. Queste benedette noje, polemiche, vertenze mi hanno assorbito tutti questi giorni. Oggi meno male, finisce in un duello. Spero mi vada tutto bene, e in settimana provvederò a tutto. Intanto dal collega Aggio Le ho fatto spedire le bozze, [p. xii modifica]alle quali sono aggiunte due epigrafi: una per Fratti, una per Alarico Silvestri, altro dei caduti. Le aggiungo qui la bozza ultima che ho ritrovata, e che va però riscontrata coll’originale rispedito, e il telegramma a Canzio corretto. In busta a parte Le mando la copia di una mia lettera al Ministro greco Papagiropoulo pel rifiuto della Commenda greca. Questa lettera fa parte della prefazione che Le manderò; anzi da essa comincio, intanto la dia da comporre.

Di fretta e furia, abbracciandola


Suo aff.mo amico
Felice Cavallotti.

Note

  1. Il bollo postale di questa lettera porta la data del 6, ore 2 p. m. Fu impostata perciò al momento in cui andava a battersi.