Aveva, quando la plebe entrò in Palagio, la insegna del gonfaloniere di giustizia in mano uno Michele di Lando pettinatore di lana. Costui, scalzo e con poco indosso, con tutta la turba dietro salì sopra la sala, e come e’ fu nella audienza de’ Signori, si fermò, e voltosi alla moltitudine, disse: - Voi vedete: questo Palagio è vostro, e questa città è nelle vostre mani. Che vi pare che si faccia ora? - Al quale tutti, che volevono che fusse gonfaloniere e signore e che governassi loro e la città come a lui pareva, risposono. Accettò Michele la signoria; e perché era uomo sagace e prudente, e più alla natura che alla fortuna obligato, deliberò quietare la città e fermare i tumulti. E per tenere occupato il popolo, e dare a sé tempo a potere ordinarsi, che si cercasse d’uno ser Nuto, stato da messer Lapo da Castiglionchio per bargello disegnato, comandò: alla quale commissione la maggior parte di quelli aveva d’intorno andorono. E per cominciare quello imperio con giustizia, il quale egli aveva con grazia acquistato, fece publicamente che niuno ardesse o rubasse alcuna cosa comandare; e per spaventare ciascuno, rizzò le forche in Piazza. E per dare principio alla riforma della città, annullò i sindachi delle Arti e ne fece de’ nuovi, privò del magistrato i Signori e i Collegi; arse le borse degli ufici. Intanto ser Nuto fu portato dalla moltitudine in Piazza e a quelle forche per un piede impiccato: del quale avendone qualunque era intorno spiccato un pezzo, non rimase in un tratto di lui altro che il piede. Gli Otto della guerra da l’altra parte, credendosi, per la partita de’ Signori, essere rimasi principi della città, avevano già i nuovi Signori disegnati; il che presentendo Michele, mandò a dire loro che subito di Palagio si partissero, perché voleva dimostrare a ciascuno come sanza il consiglio loro sapeva Firenze governare. Fece di poi ragunare i sindachi delle Arti, e creò la Signoria: quattro della plebe minuta, duoi per le maggiori e duoi per le minori Arti. Fece, oltra di questo, nuovo squittino, e in tre parti divise lo stato; e volle che l’una di quelle alle nuove Arti, l’altra alle minori, la terza alle maggiori toccasse. Dette a messer Salvestro de’ Medici l’entrate delle botteghe del Ponte Vecchio, a sé la podesteria di Empoli; e a molti altri cittadini amici della plebe fece molti altri benefizi, non tanto per ristorargli delle opere loro, quanto perché d’ogni tempo contro alla invidia lo difendessero.