Istorie fiorentine/Libro sesto/Capitolo 7

Libro sesto

Capitolo 7

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Questo desiderio di messer Bartolomeo era dagli altri cittadini cognosciuto, tanto che, sanza molta fatica, che dovesse spegnere quello gli persuasono e a un tratto sé della ingiuria vendicasse e lo stato da uno uomo liberasse che bisognava o con pericolo nutrirlo, o licenziarlo con danno. Fatta per tanto Bartolomeo deliberazione di ammazzarlo, rinchiuse nella camera sua molti giovani armati, ed essendo Baldaccio venuto in Piazza, dove ciascun giorno veniva a trattare con i magistrati della sua condotta, mandò il Gonfaloniere per lui, il quale, sanza alcuno sospetto, ubbidì. A cui il Gonfaloniere si fece incontro, e con seco per lo andito, lungo le camere de’ Signori, della sua condotta ragionando, dua o tre volte passeggiò. Di poi, quando gli parve tempo, sendo pervenuto propinquo alla camera che gli armati nascondeva, fece loro il cenno. I quali saltorono fuora, e quello trovato solo e disarmato ammazzorono, e così morto per la finestra che del Palagio in Dogana risponde, gittorono, e di quivi, portatolo in Piazza, e tagliatogli il capo, per tutto il giorno a tutto il popolo spettaculo ne feciono. Rimase di costui uno solo figliuolo, che Annalena sua donna pochi anni davanti gli aveva partorito, il quale non molto tempo visse. E restata Annalena priva del figliuolo e del marito, non volle più con altro uomo accompagnarsi; e fatto delle sue case uno munistero, con molte nobili donne che con lei convennono si rinchiuse, dove santamente morì e visse. La cui memoria, per il munistero creato e nomato da lei, come al presente vive, così viverà sempre. Questo fatto abbassò, in parte, la potenza di Neri, e tolsegli reputazione e amici. Né bastò questo a’ cittadini, dello stato, perché, sendo già passati dieci anni dopo il principio dello stato loro, ed essendo la autorità della balia finita, e pigliando molti con il parlare e con le opere più animo che non si richiedeva, giudicorono i capi dello stato che, a non volere perdere quello, fussi necessario ripigliarlo, dando di nuovo autorità agli amici e li nimici battendo. E per ciò, nel 1444, creorono, per i Consigli, nuova balia; la quale riformò gli ufici, dette autorità a pochi di potere creare la Signoria; rinnovò la Cancelleria delle riformazioni, privandone ser Filippo Peruzzi e a quella preponendo uno che secondo il parere de’ potenti si governassi; prolungò il tempo de’ confini a’ confinati, pose Giovanni di Simone Vespucci nelle carcere; privò degli onori gli accoppiatori dello stato nimico, e con quelli i figliuoli di Piero Baroncelli, tutti i Serragli, Bartolomeo Fortini, messer Francesco Castellani e molti altri. E con questi modi a sé renderono autorità e reputazione, e a’ nimici e sospetti tolsono l’orgoglio.