Istorie fiorentine/Libro sesto/Capitolo 36

Libro sesto

Capitolo 36

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Questo accidente dispiacque ad Alfonso, parendogli aversi tirato adosso troppo importante nimico, non di meno, per ciò non sbigottito, seguitò con franco animo la impresa sua e aveva già condotta l’armata sotto Villa Marina a Portofino, quando, preso da una subita infirmità, morì. Restorono, per questa morte, Giovanni e i Genovesi liberi dalla guerra; e Ferrando, il quale successe nel regno di Alfonso suo padre, era pieno di sospetto, avendo uno nimico di tanta reputazione in Italia, e dubitando della fede di molti suoi baroni, i quali desiderosi di cose nuove, ai Franzesi non si aderissino. Temeva ancora del Papa la ambizione del quale cognosceva, che per essere nuovo nel regno non disegnasse spogliarlo di quello. Sperava solo nel duca di Milano, il quale non era meno ansio delle cose del Regno che si fusse Ferrando, perché dubitava che, quando i Franzesi se ne fussero insignoriti, non disegnassero di occupare ancora lo stato suo, il quale sapeva come ei credevono potere come cosa a loro appartenente domandare. Mandò per tanto quel duca, subito dopo la morte di Alfonso, lettere e gente a Ferrando: queste per dargli aiuto e reputazione, quelle per confortarlo a fare buono animo, significandogli come non era, in alcuna sua necessità, per abbandonarlo. Il Pontefice dopo la morte di Alfonso, disegnò di dare quel regno a Pietro Lodovico Borgia suo nipote; e per adonestare quella impresa e avere più concorso con gli altri principi di Italia, publicò come sotto lo imperio della Romana Chiesa voleva quel regno ridurre; e per ciò persuadeva al Duca che non dovesse prestare alcuno favore a Ferrando, offerendogli le terre che già in quel regno possedeva. Ma nel mezzo di questi pensieri e nuovi travagli Calisto morì; e successe al pontificato Pio II, di nazione sanese, della famiglia de’ Piccoluomini, nominato Enea. Questo pontefice, pensando solamente a benificare i cristiani e ad onorar la Chiesa, lasciando indietro ogni sua privata passione, per i prieghi del duca di Milano, coronò del Regno Ferrando, giudicando poter più presto mantenendo chi possedeva posare l’armi italiane, che se avesse, o favorito i Franzesi perché gli occupassero quel regno, o disegnato, come Calisto, di prenderlo per sé. Non di meno Ferrando, per questo benifizio, fece principe di Malfi Antonio, nipote del Papa, e con quello congiunse una sua figliuola non legittima. Restituì ancora Benevento e Terracina alla Chiesa.