Istorie fiorentine/Libro sesto/Capitolo 12

Libro sesto

Capitolo 12

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Per tanto Filippo ricorse con i prieghi al Conte: che non volesse abbandonare il suocero, già vecchio e cieco. Il Conte si teneva offeso dal Duca per avergli mosso guerra; dall’altra parte la grandezza de’ Viniziani non gli piaceva, e di già i danari gli mancavano, e la lega lo provedeva parcamente, perché a’ Fiorentini era uscita la paura del Duca, la quale faceva loro stimare il Conte, e i Viniziani desideravano la sua rovina, come quelli che giudicavano lo stato di Lombardia non potere essere loro tolto se non da il Conte. Non di meno, mentre che Filippo cercava di tirarlo a’ suoi soldi, e gli offeriva il principato di tutte le sue genti, purché lasciasse i Viniziani e la Marca restituisse al Papa, gli mandorono ancora loro ambasciadori, promettendogli Milano se lo prendevano, e la perpetuità del capitaneato delle loro genti, pure che seguisse la guerra nella Marca e impedisse che non venissero aiuti di Alfonso in Lombardia. Erano adunque le promesse de’ Viniziani grandi, e i meriti loro grandissimi, avendo mosso quella guerra per salvare Cremona al Conte; e dall’altra parte le ingiurie del Duca erano fresche, e le sue promesse infedeli e deboli. Pure non di meno stava dubio il Conte di qual partito dovessi prendere: perché dall’uno canto l’obligo della lega, la fede data, i meriti freschi e le promesse delle cose future lo movevano; dall’altro i prieghi del suocero, e sopra tutto il veleno che dubitava che sotto le grandi promesse de’ Viniziani si nascondesse; giudicando dovere stare, e delle promesse e dello stato, qualunque volta avessero vinto, a loro discrezione; alla quale niuno prudente principe non mai, se non per necessità, si rimisse. Queste difficultà di risolversi al Conte furono dalla ambizione de’ Viniziani tolte via: i quali, avendo speranza di occupare Cremona per alcune intelligenzie avieno in quella città, sotto altro colore vi fecero appressare le loro genti. Ma la cosa si scoprì da quelli che per il Conte la guardavano; e riuscì il loro disegno vano; per che non acquistorono Cremona, e il Conte perderono; il quale, posposti tutti i rispetti, si accostò al Duca.