Era lo anno 1325, e Castruccio, avendo occupata Pistoia, era divenuto in modo potente che i Fiorentini, temendo la sua grandezza, deliberorono, avanti che gli avessi preso bene il dominio di quella, di assaltarlo, e trarla di sotto la sua ubbidienza. E fra di loro cittadini e di amici ragunorono ventimila pedoni e tremila cavalieri, e con questo esercito si accamporono ad Altopascio, per occupare quello e per quella via impedirgli il potere soccorrere Pistoia. Successe a’ Fiorentini prendere quello luogo; di poi ne andorono verso Lucca guastando il paese; ma per la poca prudenza e meno fede del capitano, non si fece molti progressi. Era loro capitano messer Ramondo di Cardona: costui, veduto i Fiorentini essere stati per lo adietro della loro libertà liberali, e avere quella ora al Re, ora ai Legati, ora ad altri di minore qualità uomini concessa, pensava, se conducessi quelli in qualche necessità, che facilmente potrebbe accadere che lo facessino principe. Né mancava di ricordarlo spesso; e chiedeva di avere quella autorità nella città, che gli avevano negli eserciti data, altrimenti mostrava di non potere avere quella ubbidienza che ad uno capitano era necessaria; e perché i Fiorentini non gliene consentivono, egli andava perdendo tempo, e Castruccio lo acquistava. Perché gli vennono quelli aiuti che da’ Visconti e dagli altri tiranni di Lombardia gli erano stati promessi, ed essendo fatto forte di genti, messer Ramondo, come prima per la poca fede non seppe vincere, così di poi per la poca prudenza non si seppe salvare; ma procedendo con il suo esercito lentamente, fu da Castruccio, propinquo ad Altopascio, assaltato, e dopo una gran zuffa rotto: dove restarono presi e morti molti cittadini, e con loro insieme messer Ramondo, il quale della sua poca fede e de’ suoi cattivi consigli dalla fortuna quella punizione ebbe, che gli aveva dai Fiorentini meritato. I danni che Castruccio fece, dopo la vittoria, a’ Fiorentini, di prede, prigioni, rovine e arsioni, non si potrebbono narrare; perché, senza avere alcuna gente allo incontro, più mesi dove e’ volle cavalcò e corse; e a’ Fiorentini, dopo tanta rotta, fu assai il salvare la città.