Istorie fiorentine/Libro secondo/Capitolo 12

Libro secondo

Capitolo 12

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Le guerre di fuora e la pace di dentro avevano come spente in Firenze le parti ghibelline e guelfe; restavano solamente accesi quelli umori i quali naturalmente sogliono essere in tutte le città intra i potenti e il popolo; perché, volendo il popolo vivere secondo le leggi, e i potenti comandare a quelle, non è possibile cappino insieme. Questo umore, mentre che i Ghibellini feciono loro paura, non si scoperse; ma come prima quelli furono domi, dimostrò la potenza sua; e ciascuno giorno qualche popolare era ingiuriato; e le leggi e i magistrati non bastavano a vendicarlo, perché ogni nobile, con i parenti e con gli amici, dalle forze de’ Priori e del Capitano si difendeva. I principi per tanto delle Arti, desiderosi di rimediare a questo inconveniente, provviddono che qualunche Signoria, nel principio dello uficio suo, dovesse creare uno Gonfaloniere di giustizia, uomo popolano, al quale dettono, scritti sotto venti bandiere, mille uomini; il quale, con il suo gonfalone e con gli armati suoi, fusse presto a favorire la giustizia, qualunque volta da loro o da il Capitano fusse chiamato. Il primo eletto fu Ubaldo Ruffoli. Costui trasse fuora il gonfalone, e disfece le case de’ Galletti, per avere uno di quella famiglia morto, in Francia, un popolano. Fu facile alle Arti fare questo ordine, per le gravi inimicizie che intra i nobili vegghiavano; i quali non prima pensorono al provedimento fatto contro di loro, che viddono la acerbità di quella esecuzione; il che dette loro da prima assai terrore: non di meno poco di poi si tornorono nella loro insolenzia; perché, sendone sempre alcuni di loro de’ Signori, avevano commodità di impedire il Gonfaloniere, che non potesse fare l’uficio suo. Oltra di questo, avendo bisogno lo accusatore di testimone quando riceveva alcuna offesa, non si trovava alcuno che contro a’ nobili volesse testimoniare; talché in breve tempo si tornò Firenze ne’ medesimi disordini, e il popolo riceveva dai Grandi le medesime ingiurie, perché i giudicii erano lenti e le sentenzie mancavano delle esecuzioni loro.