Istorie fiorentine/Libro quinto/Capitolo 4

Libro quinto

Capitolo 4

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Tutte queste cose nel tempo dello esilio di Cosimo seguirono. Dopo la cui tornata quelli che lo avevono rimesso e tanti cittadini ingiuriati pensorono, senza alcuno rispetto, di assicurarsi dello stato loro. E la Signoria la quale nel magistrato il novembre e decembre succedette, non contenta a quello che da’ suoi antecessori in favore della parte era stato fatto, prolungò e permutò i confini a molti, e di nuovo molti altri ne confinò; e ai cittadini non tanto l’umore delle parti noceva, ma le ricchezze, i parenti, le nimicizie private. E se questa proscrizione da il sangue fusse stata accompagnata, arebbe a quella d’Ottaviano e Silla renduto similitudine; ancora che in qualche parte nel sangue s’intignesse, perché Antonio di Bernardo Guadagni fu decapitato, e quattro altri cittadini, intra i quali fu Zanobi Belfrategli e Cosimo Barbadori, avendo passati i confini, e trovandosi a Vinegia, i Viniziani, stimando più l’amicizia di Cosimo che l’onore loro, gli mandorono prigioni, dove furono vilmente morti. La qual cosa dette grande reputazione alla parte e grandissimo terrore a’ nimici, considerato che sì potente republica vendesse la libertà sua a’ Fiorentini, il che si credette avesse fatto, non tanto per benificare Cosimo, quanto per accendere più le parti in Firenze, e fare, mediante il sangue, la divisione della città nostra più pericolosa; perché i Viniziani non vedevano altra opposizione alla loro grandezza, che la unione di quella. Spogliata adunque la città de’ nimici o sospetti allo stato, si volsono a benificare nuove genti, per fare più gagliarda la parte loro: e la famiglia degli Alberti, e qualunque altro si trovava ribelle, alla patria restituirono; tutti i Grandi, eccetto pochissimi, nello ordine populare ridussono; le possessioni de’ rebelli intra loro per piccolo prezzo divisono. Apresso a questo, con leggi e nuovi ordini si affortificorono, e feciono nuovi squittini, traendo delle borse i nimici e riempiendole di amici loro. E ammuniti dalla rovina degli avversarii, giudicando che non bastassino gli squittini scelti a tenere fermo lo stato loro, pensorono che i magistrati i quali del sangue hanno autorità fussino sempre de’ principi della setta loro; e però vollono che gli accoppiatori preposti alla imborsazione de’ nuovi squittini, insieme con la Signoria vecchia, avessero autorità di creare la nuova; dettono agli Otto di guardia autorità sopra il sangue; providdono che i confinati, fornito il tempo, non potessero tornare, se prima dei Signori e Collegi, che sono in numero trentasette, non se ne accordava trentaquattro alla loro restituzione; lo scrivere loro e da quelli ricevere lettere proibirono; e ogni parola, ogni cenno, ogni usanza che a quelli che governavano fusse in alcuna parte dispiaciuta era gravissimamente punita. E se in Firenze rimase alcuno sospetto, il quale da queste offese non fusse stato aggiunto, fu dalle gravezze che di nuovo ordinorono afflitto; e in poco tempo, avendo cacciata e impoverita tutta la parte nimica, dello stato loro si assicurorono. E per non mancare di aiuti di fuori, e per torgli a quelli che disegnassero offenderli, con il Papa, Viniziani e duca di Milano a difensione degli stati si collegorono.