Istorie fiorentine/Libro quarto/Capitolo 26

Libro quarto

Capitolo 26

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Mentre che questa guerra si travagliava, ribollivano tuttavia i maligni umori delle parti di dentro; e Cosimo de’ Medici, dopo la morte di Giovanni suo padre, con maggiore animo nelle cose publiche, e con maggiore studio e più liberalità con gli amici che non aveva fatto il padre, si governava; in modo che quelli che per la morte di Giovanni si erano rallegrati, vedendo quale era Cosimo si contristavano. Era Cosimo uomo prudentissimo, di grave e grata presenzia, tutto liberale, tutto umano; né mai tentò alcuna cosa contro alla Parte né contro allo stato, ma attendeva a benificare ciascuno e, con la liberalità sua, farsi partigiani assai cittadini. Di modo che lo esemplo suo accresceva carico a quelli che governavano, e lui giudicava, per questa via, o vivere in Firenze potente e securo quanto alcuno altro, o, venendosi per la ambizione degli avversarii allo straordinario, essere e con le armi e con i favori superiore. Grandi strumenti ad ordire la potenza sua furono Averardo de’ Medici e Puccio Pucci: di costoro, Averardo con l’audacia, Puccio con la prudenzia e sagacità, favori e grandezza gli sumministravano; ed era tanto stimato il consiglio e il iudicio di Puccio, e tanto per ciascuno cognosciuto, che la parte di Cosimo, non da lui, ma da Puccio era nominata. Da questa così divisa città fu fatta la impresa di Lucca, nella quale si accesono gli umori delle parti, non che si spegnessero. E avvenga che la parte di Cosimo fusse quella che l’avesse favorita, non di meno ne’ governi di essa erano mandati assai di quelli della parte avversa, come uomini più reputati nello stato: a che non potendo Averardo de’ Medici e gli altri rimediare, attendevono con ogni arte e industria a calunniarli; e se perdita alcuna nasceva, che ne nacquero molte, era, non la fortuna o la forza del nimico, ma la poca prudenza del commissario accusata. Questo fece aggravare i peccati di Astorre Gianni, questo fece sdegnare messer Rinaldo degli Albizzi e partirsi dalla sua commissione sanza licenza, questo medesimo fece richiedere dal Capitano del popolo messer Giovanni Guicciardini; da questo tutti gli altri carichi che a’ magistrati e a’ commissari si dettero nacquero, perché i veri si accrescevano, i non veri si fingevano, e i veri e i non veri da quel popolo, che ordinariamente gli odiava, erano creduti.