Le città, e quelle massimamente che non sono bene ordinate, le quali sotto nome di republica si amministrano, variano spesso i governi e stati loro, non mediante la libertà e la servitù, come molti credono, ma mediante la servitù e la licenza. Perché della libertà solamente il nome dai ministri della licenza, che sono i popolari, e da quelli della servitù, che sono i nobili, è celebrato, desiderando qualunque di costoro non essere né alle leggi né agli uomini sottoposto. Vero è che quando pure avviene (che avviene rade volte) che, per buona fortuna della città, surga in quella un savio, buono e potente cittadino, da il quale si ordinino leggi per le quali questi umori de’ nobili e de’ popolani si quietino, o in modo si ristringhino che male operare non possino, allora è che quella città si può chiamare libera, e quello stato si può stabile e fermo giudicare; perché, sendo sopra buone leggi e buoni ordini fondato, non ha necessità della virtù d’uno uomo, come hanno gli altri, che lo mantenga. Di simili leggi e ordini molte republiche antiche, gli stati delle quali ebbono lunga vita, furono dotate; di simili ordini e leggi sono mancate e mancano tutte quelle che spesso i loro governi da lo stato tirannico a licenzioso, e da questo a quell’altro, hanno variato e variano. Perché in essi, per i potenti nimici che ha ciascuno di loro, non è né puote essere alcuna stabilità; perché l’uno non piace agli uomini buoni, l’altro dispiace a’ savi; l’uno può fare male facilmente, l’altro può fare bene con difficultà; nell’uno hanno troppa autorità gli uomini insolenti, nell’altro gli sciocchi; e l’uno e l’altro di essi conviene che sia da la virtù e fortuna d’uno uomo mantenuto, il quale, o per morte può venire meno, o per travagli diventare inutile.