Istorie fiorentine/Libro ottavo/Capitolo 6

Libro ottavo

Capitolo 6

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Fatta questa deliberazione se n’andorono nel tempio, nel quale già il Cardinale insieme con Lorenzo de’ Medici era venuto. La chiesa era piena di popolo e lo oficio divino cominciato, quando ancora Giuliano de’ Medici non era in chiesa; onde che Francesco de’ Pazzi insieme con Bernardo, alla sua morte destinati, andorono alle sue case a trovarlo, e con prieghi e con arte nella chiesa lo condussono. È cosa veramente degna di memoria che tanto odio, tanto pensiero di tanto eccesso si potesse con tanto cuore e tanta ostinazione d’animo da Francesco e da Bernardo ricoprire: perché, conduttolo nel tempio, e per la via e nella chiesa con motteggi e giovinili ragionamenti lo intrattennero; né mancò Francesco, sotto colore di carezzarlo, con le mani e con le braccia strignerlo, per vedere se lo trovava o di corazza o d’altra simile difesa munito. Sapevano Giuliano e Lorenzo lo acerbo animo de’ Pazzi contra di loro, e come eglino desideravano di torre loro l’autorità dello stato, ma non temevono già della vita, come quelli che credevano che, quando pure eglino avessero a tentare cosa alcuna, civilmente e non con tanta violenza lo avessero a fare; e per ciò anche loro, non avendo cura alla propria salute, di essere loro amici simulavano. Sendo adunque preparati gli ucciditori, quegli a canto a Lorenzo, dove, per la moltitudine che nel tempio era, facilmente e sanza sospetto potevono stare, e quegli altri insieme con Giuliano, venne l’ora destinata; e Bernardo Bandini, con una arme corta a quello effetto apparecchiata, passò il petto a Giuliano, il quale dopo pochi passi cadde in terra; sopra il quale Francesco de’ Pazzi gittatosi, lo empié di ferite; e con tanto studio lo percosse, che, accecato da quel furore che lo portava, se medesimo in una gamba gravemente offese. Messer Antonio e Stefano, dall’altra parte, assalirono Lorenzo, e menatogli più colpi, di una leggieri ferita nella gola lo percossono; perché, o la loro negligenzia, o lo animo di Lorenzo, che, vedutosi assalire, con l’arme sua si difese, o lo aiuto di chi era seco, fece vano ogni sforzo di costoro. Tale che quegli, sbigottiti, si fuggirono e si nascosono; ma di poi ritrovati, furono vituperosamente morti e per tutta la città strascinati. Lorenzo dall’altra parte, ristrettosi con quegli amici che gli aveva intorno, nel sacrario del tempio si rinchiuse. Bernardo Bandini, morto che vide Giuliano, ammazzò ancora Francesco Nori, a’ Medici amicissimo, o perché lo odiasse per antico, o perché Francesco di aiutare Giuliano s’ingegnasse; e non contento a questi duoi omicidii corse per trovare Lorenzo e supplire con lo animo e prestezza sua a quello che gli altri per la tardità e debilezza loro avevono mancato, ma trovatolo nel sacrario rifuggito, non potette farlo. Nel mezzo di questi gravi e tumultuosi accidenti i quali furono tanti terribili che pareva che il tempio rovinasse, il Cardinale si ristrinse allo altare, dove con fatica fu dai sacerdoti tanto salvato che la Signoria, cessato il romore, potette nel suo palagio condurlo; dove con grandissimo sospetto infino alla liberazione sua dimorò.