Istoria delle guerre vandaliche/Libro primo/Capo XXIII

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CAPO XXIII.

I Vandali ragunati a parlamento da Gilimero. — Belisario manda ai capi de’ Maurusii i segni dell’autorità regale. — Risposta di Gilimero a Zazone. — Sbigottimento grandissimo de’ Vandali.


I. Riparatosi Gilimero nel campo di Bula, distante quattro giornate da Cartagine e non gran fatto dal numidico suolo, v’animò tutti i Vandali e qualche amico, se pur ne avea, tra i Maurusii, a prendere le sue vendette.

II. Pochissimi di loro in realtà, ed al tutto liberi e senza capi, eransi collegati seco lui, conciossiachè quanti signoreggiavano la Mauritania, la Numidia e la Bizacene tanti si dichiararono con ambasceria spedita a Belisario servi di Giustiniano, e pronti a rimanergli sempre del miglior animo uniti. E fino taluni di essi inviarongli da lor posta i figliuoli in istatico, e vollero dalle mani sue ottenere, secondo l’antica legge, i distintivi della reale dignità; la qual legge vietava obbedienza a’ nemici de’ Romani, e cui dall’imperatore non siensi conferiti i segni del poter supremo; vo’ dire uno scettro d’argento colla impugnatura dorata, un cappello d’argento che solo copriva parte del capo, foggiato a guisa di corona e con argentee frange pendenti all’intorno; una bianca veste, una casacca tessalica con fermagli d’oro, e gli arbili (specie di schinieri) dorati. Il duce secondolli pienamente, ed oltre [p. 384 modifica]alle prefate cose donò a ciascheduno molto danaro. Il perchè sebbene guardassersi dallo strigner lega cogli imperiali, non vollero tampoco seguire le parti de’ Vandali, ma neutrali e pacifici aspettavano di vedere i favoriti dalla fortuna in quella guerra. Così furono le geste de’ Romani.

III. Gilimero perduta Cartagine spedì tosto una lettera in Sardegna al fratello Zazone col mezzo d’un Vandalo, il quale ito alla spiaggia s’imbattè per ventura in un bastimento mercantile che levava l’ancora, e montatovi sopra giunse nel porto di Carali, dove sceso a terra consegnò la scritta del tenore seguente: «Non Goda, ma lo sdegno del Nume ne ha tolto la Sardegna. Qui dopo la partenza tua e di tutti gli altri valentissimi guerrieri il potere e le ricchezze di Gizerico andarono ad un tratto col peggio, di guisa che direbbesi averci tu abbandonato non per ritogliere l’isola al ribelle, ma per tornare il possesso di tutta l’Africa a Giustiniano, potendosi ora dagli avvenimenti argomentare quali fossero dapprima i voleri del fato. Assaliti pertanto da Belisario con piccolissimo esercito, e venuto al tutto meno il consueto animo de’ Vandali ci vedemmo pure totalmente in odio alla fortuna; mercè di che in colpa della poltroneria e viltà dei nostri morirono Ammata e Gibamondo; cavalli inoltre, navi e l’Africa intiera, non eccettuata Cartagine stessa, caddero in mano de’ nemici, i quali ora padroni dei figli, delle mogli e d’ogni nostro avere godonsi con tranquillità il premio delle fatiche e del coraggio loro. A noi rimane il solo campo [p. 385 modifica]di Bula, e la speranza riposta del valor tuo; messo quindi in non cale ogni pensiero di rafforzarci nella signoria di cotest’isola e de’ suoi dintorni, all’istante qui vola con l’armata di mare, non essendovi stoltezza maggiore del metter conto di piccolissime cose allorchè la somma loro giace in gravissimo pericolo. Così, da quinci in poi combattendo insieme contro l’assalitore, o ricupereremo il perduto, o meglio comporteremo, alla più trista, uniti le vicende cui piace al Nume serbarci».

IV. Pervenuto il foglio a Zazone, e letto da lui ai Vandali abbandonaronsi tutti alla malinconia ed al pianto, in ascoso però e tra sè, per non dare agli isolani sentore delle sciagure loro; salgon di poi le navi senza indugiare in apprestamenti, e messo alla vela con tutta l’armata arrivano il terzo dì alla spiaggia africana laddove i Numidi spartonsi dai Maurasii. Da qui pedestri arrivati al campo di Bula s’uniscono all’esercito con sì grave cordoglio da ambe le parti, che avrebbero destato pietà negli animi stessi de’ nemici. Imperocchè i due fratelli gettatesi al primo scontro le braccia al collo (quasi presaghi che fossero insieme allora per l’ultima volta) ammutolirono, e tra que’ teneri abbracciari caddero in amarissimo pianto. Coll’egual affetto eziandio ognuno de’ Vandali sotto Gilimero salutava i compagni rivenuti dalla Sardegna, nè vi fu moto o voce sinchè e’ non riebbersi un poco da quel penoso travaglio. Negli uni e negli altri poi il gravissimo cordoglio de’ mali presenti avea renduto gli spiriti in[p. 386 modifica]capaci d’ogni pensiero; quindi è che non i Vandali d’Africa richiedevano i tornati compagni delle vittorie contro Goda, non questi i rimasi colà delle sconfitte avute, pur troppo informatine dal luogo e dalla tristissima condizione in cui miravanli; cosicchè non osavano tampoco far motto delle proprie mogli e de’ figliuoli, tenendone certa la morte o la prigionia presso de’ Romani: tale passarono questi avvenimenti.