Istoria delle guerre gottiche/Libro quarto/Capo II
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Traduzione dal greco di Giuseppe Rossi (1838)
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CAPO II.
Descrizione del Ponto Eussino da Calcedone città sino agli Apsilii.
I. Il Ponto principiato a Bizanzio e Calcedone confina alla Colchide; navigandovi avrai a diritta i Bitini e le genti loro prossimane, gli Onoriati vo’ dire ed i Paflagoni, tra le cui marittime città si annoverano Eraclea ed Amastri. Seguono i Pontici sino a Trapezunte1 città ed ai confini delle costei terre. Quivi sulla piaggia incontrerai, per non dire di tutte, Sinope ed Amiso; a questa è vicina Temisciro ed il fiume Termodonte, dove furono gli accampamenti delle Amazoni, come riferirò a suo tempo. Le frontiere de’ Trapesuntii arrivano al vico Susurmena ed a Rizèo città, ove si perviene con due giorni di viaggio costeggiando il littorale verso la Lazica. E poichè il discorso m’ha portato a rammentare Trapezunte non passerò con silenzio un suo mai più udito fenomeno, che le api, intendomi, per tutto quell’agro producono miele di guisa amaro da formare, secondo il comun pensamento, unica eccezione; di qua alla destra ergonsi tutti i monti della Tzanica aventi alle radici loro per limite l’Armenia soggetta ai Romani. Da questi poggi scaturisce il fiume Boa che dopo lunghi rivolgimenti per folti boschi e montanina regione corre presso alla Lazica, e va a deporre le acque nel Ponto Eussino, spogliatosi in prima a breve distanza dal mare del proprio nome per assumerne altro derivatogli da quel suo ritto dilungarsi nel Ponto, donde i paesani chiamaronlo Acampsi (inflessibile)2. Con tale impeto per verità e sì violento corso vi mette foce, producendo agitatissimi flutti, che rendonlo per lungo intervallo disadatto alla navigazione. Mercè di che tutti i vascelli tendenti a quella piaggia, mirino essi ad apportare nella Lazica, o abbian di là messo alla vela, non valgono a tragittarlo, venendo lor meno ogni mezzo di superarne la impetuosa corrente; fa quindi mestieri inoltrarsi gran tratto nel Ponto, e toccatone quasi il centro, prendere da quivi le mosse, lasciato da banda il fiume, verso la divisata meta; basti del Boa.
II. A Rizéo unisconsi i confini di genti libere situate di mezzo intra’ Romani e Lazj. Quivi è il vico Atene così nominato non già, come taluni vorrebbero, dalla dimora d’una colonia ateniese, ma dall’avere obbedito quel suolo in epoca remota a femmina chiamata Atenea, il cui sepolcro havvi tuttora. Dopo di esso trovi altro vico, Arcabi. Absaro è vetusta città distante quasi tre giornate di cammino da Rizéo; in più lontani tempi erane il nome Absirto, derivatole da personaggio ivi crudelmente ucciso; imperciocchè narrano i terrazzani che per le insidie di Medea e di Giasone v'avesse morte Absirto, dal quale poscia la città venne chiamata. Nè v’è a dubiare che ivi egli mancasse ai vivi; ma i moltissimi anni corsi dalla uccisione di lui rafforzati da innumerabili umane generazioni, distrussero il primo ordine di cose da cui originava tal nome sostituendovi quello che ora l’è prooprio; a conferma poi dell’esposto vedesi ancora da Oriente il sepolcro d’Absirto. In antico ella ebbe copia di abitatori, altissima cinta di muro, teatro, circo, ed altri ornamenti proprii ad attestarci la grandezza d’una città; ora nulla più vi rimane, salvo pochi vestigj di rovesciati edifizj.
III. Ognuno adunque potrà farsi le maraviglie di coloro che affermano essere i Colchi a frontiera co’ Trapezuntii. Imperciocchè se le cose stessero di questa guisa Giasone e Medea, a parer nostro, rapito il vello, non sarebbonsi ricovrati nella Grecia lor patria, ma, fatto ritorno al Fasi, presso que’ più rimoti abitatori. Fu detto che sotto il regno di Traiano i Romani mandassero guernigioni sino ai Lazj ed a’ Sagidi; ora di tali genti non obbediscono nè al nostro imperatore, nè al re dei Lazj, e solo dai costoro vescovi, professando la cristiana religione, ricevono i sacri ministri. Unitisi poi in amicizia e lega con entrambi promisero, avvegnachè franchi dal più lieve tributo, di essere lor guide ne’ viaggi, e pur oggi serbano lor fede. Il perchè ove occorra ai due monarchi di spedirsi ambasciadori e’ li conducono sulle proprie fuste nell’andata e nel ritorno. Da quivi a diritta ergonsi dirupatissimi poggi, seguiti da lungo deserto, dopo il quale abitano i Persarmeni e gli Armeni ligii del romano impero, ed aventi a confine l’Iberia.
IV. Dalla città Absarunte sino a Petra ed ai confini dei Lazj, dove termina il Ponto, v’ha il viaggio d’un giorno, e la marina siffatta curva descrive che a trascorrerla è uopo camminare non meno di cinquecento cinquanta stadj. Tutta la vastissima regione di là dall’Eussino constituisce la propriamente detta Lazica, e portane il nome. Più all’interno v’ha la Scimnia e la Suania, ambe così dipendenti da quella che le genti loro quantunque sommesse a nazionali sovrani pure alla morte di questi ricorrono a lei per averne di nuovi coll’investitura del regno. Di fianco ad essi in vicinanza dell’Iberia soggiornano i Meschi, ab antico sudditi degli Iberi, sopra monti non alpestri nè sterili, ma feracissimi d’ogni maniera di frutti sì per la bontà del suolo come per l’attitudine dei terrazzani alla coltivazione di essi, e particolarmente della vite. Alla regione soprastanno poggi altissimi, di ben malagevole accesso, coperti di boschi ed estendentisi infino ai Caucasii, dopo i quali va l’orientale Iberia a congiugnersi co’ Persarmeni. Il fiume Fasi nato dal Caucaso scende intra essi, e fa quindi foce nel Ponto segandone il mezzo del lido foggiato a mo’ di luna; ed eccoti l’origine dell’opinione ch’egli dividesse in due parti il continente, l’una dalla sinistra del fiume chiamata Asia, Europa l’altra dalla sua destra, ove tutti i Lazj hanno stanza, non possedendo nella prima cittadi, o fortilizj, o grosse borgate, ed i Romani già tempo aveanvi fabbricato la sola Petra. Quivi se porgiamo orecchio ai paesani conservavasi il famoso vello che diede impulso, giusta le poetiche favole, alla edificazione d’Argo; ma io lo ritengo errore, sembrandomi di là dal probabile che potesse avvenire senza saputa di Eeta la fuga di Giasone con Medea dopo quel rapimento, quando il fiume separata non avesse la reggia e tutte le altre abitazioni de’ Colchi, dove costodivasi il vello; tanto abbiamo dai vati sopra tale argomento. Il Fasi non altrimenti correndo porta le sue acque all’estremità del Ponto Eussino. Nella parte in fine dell’Asia ove il littorale prende sembianza di corna lunari sorgeva la città Petra; il lido verso Europa è posseduto dagli Apsilii ligii de’ Lazj e da gran pezza cristiani, siccome tutte le altre nazioni ora da me ricordate.