Istoria delle guerre gottiche/Libro quarto/Capo I
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Traduzione dal greco di Giuseppe Rossi (1838)
Libro quarto - Capo II | ► |
CAPO PRIMO.
In questo libro l’autore accingesi al proseguimenio della guerra persiana prendendo le mosse dalla descrizione del Ponto Eusino.
I. Nella sposizione delle geste sin qui narrate fu mia principal cura di attenermi diligentemente all’ordine de’ luoghi dov’elle si compierono, scompartendo per modo i libri che, usciti in luce, fossene l’argomento manifesto a tutto il romano impero. Ma d’ora innanzi nello scrivere m’è forza abbandonare cotal metodo, non essendo più in mio arbitrio d’inserire nelle già pubblicate istorie quanto di poi avvenne. Il perchè ogni qualunque cosa, eziandio spettante ai Medi, operatasi nel corso di queste guerre e dopo messi in luce i primi libri, si comprenderà alla distesa nel presente, il quale vuolsi per conseguenza ritenere un aggregato di storia miscellanea. Le narrative de’ pubblicati libri arrivano all’anno quarto della tregua quinquennale dall’imperatore stipulata co’ Persiani; questi nell’anno appresso con fortissimo esercito capitanato da Coriane, originario anch’egli del regno e molto sapevole di guerra, assalirono la Colchide, traendo seco gran turba di gente alana pronta a dividere con essi i destini delle armi; passati quindi nella lazica regione detta Muchiresi, e sceltovi opportuno luogo vi piantarono il campo. Il paese vien bagnato dall’Ippi, fiumicello non idoneo alla navigazione, ma guadoso da fanti e cavalli; qui alla sua diritta e’ steccaronsi lunge dalla ripa. Acciocchè poi il lettore conosca la Lazica e le genti che ne abitano i dintorni, bramoso di non vederlo costretto, a simile dei combattenti colle ombre, ad intertenersi di cose onninamente da lui ignorate, giudico opportuno di premettere la descrizione de’ luoghi presso del Ponto Eussino, ov’e’ menan lor vita. Nè mi distorrà dal proposito il sapere che antichi scrittori ebbero trattato l’eguale argomento; imperocchè non sempre, a mia sentenza, e’ ragionarono come pur si dovea; essendovi stati sin di quelli che vollero i Sani, da noi detti Tzani, confinanti co’ Lazj, nè differire punto dai Colchi, appellando Lazj cui in oggi appena competesi tal nome. Che l’uno e l’altro tuttavia sien falsi lo mostreremo esponendo essere abitate dai Tzani, contigui agli Armeni, terre lontanissime dalla marina, avendovi di mezzo in buon dato altissimi ed inaccessibili monti, vasto deserto, impraticabili letti di torrenti, boscosi colli, ed insuperabili profondamenti del suolo; cosicchè grande è l’intervallo che separali dal littorale. Nè può avervi discrepanza tra le genti de’ Colchi e de’ Lazii, soggiornando entrambe sopra i margini del fiume Fasi, e gli ultimi avendo soltanto cambiato il comune da prima lor nome di Colchi con quello di Lazii, come fu il caso ben anche di molte altre nazioni. Il lungo tempo inoltre corso dall’età di coloro che ne scrissero ha prodotto nei nomi varj cambiamenti vuoi per le trasmigrazioni de’ popoli, vuoi per le successioni de’ reggitori di essi. Nel trattare poi questa materia giudico necessarissimo il riferire cose nè di soverchio vetuste, nè meritevoli di essere intra le fole annoverate: in quale spiaggia del Ponto Eussino, a mo’ d’esempio, venisse giusta le poetiche memorie legato Prometeo, ben persuaso che la storia debba molto scostarsi dalla favola; così terrommi pago se mi fia dato esporre accuratamente i nomi e tutte le memorabili vicende attribuite dall’universale ad ognuno di que’ luoghi.