Istoria delle guerre gottiche/Libro primo/Capo XII

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CAPO XII.

Descrizione di alcune parti dell’Orbe; antiche stanze dei Franchi. — Dominio dei Visigotti. — Arborichi e Franchi riuniti in un popol solo. — I Visigotti padroni di tutta la Gallia. I Franchi legansi con Teuderico re d’Italia; vincono i Burgundioni; uccidono Alarico re de’ Visigoti; assediano vanamente Carcassona. Impresa di Teuderico nella Gallia. — Teudi tiranno.

I. La parte dell’Orbe a sinistra di coloro che navigano dall’Oceano e da Gadi sul Mediterraneo ha nome Europa, come scrivea ne’ precedenti libri. L’opposto continente fu Libia, chiamato di poi Asia da [p. 64 modifica]coloro che vanno innanzi. Non posso descrivere le più lontane parti della Libia, impedito da’ suoi immensi deserti; ed ecco il perchè ignoriamo affatto la sorgente del Nilo, che di là giusta la comune sentenza corre nell’Egitto. L’Europa subito nel suo principio, affatto simile al Peloponneso, da ambo i lati è bagnata dal mare, e la prima sua parte, quella che vie più si estende verso l’Oceano e l’occaso, vien nomata Spagna sino alle alpi del monte Pireneo, gli abitatori di lei significando col vocabolo alpi le valicabili gole de’ monti. Segue la Gallia così appellata sino ai confini della Liguria, dove altre alpi separano le due regioni. Ella pertanto, come può ognuno vedere, supera di gran lunga la Spagna in larghezza, conciossiachè l’Europa nel suo principio angustissima va col proceder oltre sommamente allargandosi. Il lato aquilonare d’ambedue è circondato dall’Oceano, l’australe dal mare detto Tirreno. Di tutti i fiumi che irrigano la Gallia meritano particolare menzione il Rodano e il Reno, opposti ne’ corsi loro per modo che il primo depone le sue acque nel mare Tirreno, ed il secondo nell’Oceano. Hannovi similmente di molte paludi, antico soggiorno di que’ Germani or nomati Franchi, gente barbara e pochissimo in prima conosciuta. Erano loro confinanti gli Arborichi, già da gran tempo con tutta la Gallia e la Spagna ligii de’ Romani. Dopo questi i Toringii abitavano la orientale regione, ottenuta da Cesare Augusto, primo degli imperatori. Non lunge poi da essi verso Austro entràvi in quel de’ Burgundioni, e di là da’ Toringii dimoravano e Suabi ed Alemanni, valorosissime [p. 65 modifica]genti. Ora i prefati popoli ab antico, liberi affatto, occupavano quel suolo.

II. In processo di tempo i Visigotti corsi armata mano sopra le terre imperiali assoggettaronsi tutta la Spagna e le provincie della Gallia oltre Rodano, ed ebberle tributarie. I Romani a que’ dì aveano confederati seco in guerra gli Arborichi, a’ quali volendo i Germani imporre e giogo e legge, siccome a popoli confinanti ed allontanantisi dall’antica forma di repubblica, principiarono dal guastarne le terre, e di poi a dirittura assaltaronli, venendo tutti stimolati da forte pizzicore di guerra. Ma gli Arborichi a dimostrare lor generosità e benevolenza verso i Romani portaronsi valorosamente nel conflitto; di maniera che gli altri nulla ottenendo colla forza invitaronli a strignere società e parentela seco, ed eglino volentieri acconsentironvi professando ambedue le genti i dommi cristiani: per cosiffatta guisa formatisi in un sol popolo addivennero potentissimi al sommo. Oltre di che alcuni romani soldati di presidio nell’estrema Gallia impediti dal ripatriare, nè volendo tampoco disertare a nemici ariani, diedero sè stessi co’ vessilli e la regione, da loro in avanti guardata a pro dell’imperio, agli Arborichi e Germani, non rinunziando con ciò alle patrie costumanze, le quali passate quasi in retaggio a loro posteri osservansi tuttavia religiosamente. Conciossiachè e’ ritengono pur ora gli ordini medesimi con cui soleano dapprima formare lo schieramento, ed inalberando i proprj vesilli vengono in campo; solo che vestono alla foggia romana, ed in ispecie acconcianvi lor teste. [p. 66 modifica]III. Del rimanente l’imperatore ebbe suddita la Gallia di qua dal fiume Rodano sino a tanto che durò presso de’ Romani l’antica forma di governo; ma convertito questo da Odoacre in tirannide1, i Visigotti col consentimento di lui occuparono tutta la regione sino alle alpi a confine de’ Gotti e de’ Liguri. Avvenuta poscia la morte di Odoacre i Toringii ed i Visigotti paventando la già formidabile potenza de’ Germani (addivenuti fortissimi per l’aumento della popolazione, e disterminatori con aperta violenza di quanto si parava loro innanzi) cercarono premurosi di strigner lega co’ Gotti e con Teuderico; e costui non meno bramoso di averli a compagni, v’acconsentì, nè ricusò imparentarsi seco loro dando in matrimonio la sua vergine figliuola Teudicusa ad Alarico il giovane, re dei Visigotti, ed Ameloberga figliuola di Amalafrida sua sorella ad Ermenefrido re dei Toringii; e per tale motivo appunto i Franchi paurosi di Teuderico guardaronsi dal combatterli portando in cambio la guerra ai Burgundioni. Una seconda lega contro a questi fecero nel tratto successivo e Franchi e Gotti, collo scopo di debellarli e d’impadronirsi delle terre loro; e si convennero di più che ove gli uni o gli altri riuscissero a vincerli senza un reciproco aiuto, il vittorioso, ricevuta dal confederato certa quantità d’oro a titolo di ammenda, farebbelo impertanto partecipe del suolo conquistato colle armi. I Germani adunque giusta gli accordi con grande esercito affrontano i Burgundioni nel mentre che Teuderico, [p. 67 modifica]simulato in principio di approntarsi alla spedizione, sospende la partenza delle truppe, indugiando a bella posta per attendere l’evento dell’impresa. Ma dato finalmente all’esercito l’ordine di marciare, comanda ai duci che procedano con lentezza, ed al giugner loro la nuova della rotta de’ Franchi più non vadan oltre; se per lo contrario abbiano avviso ch’e’ uscirono trionfanti, avvaccino d’inoltrare. I duci obbidientissimi ai voleri di Teuderico lasciano che i soli Germani guerreggino i Burgundioni, e venutosi ostinatamente alle mani, da quinci e da quindi molti perdonvi la vita. Lunga pezza durò quel battagliare, ma da ultimo i Germani, volto in fuga il nemico ed incalzatolo sino agli estremi confini muniti di forti castella, occuparono tutto il restante delle sue terre. I Gotti allora, fattine consapevoli, pronti aggiungono i confederati, e rimbrottati da questi della tardanza loro adducono a propria discolpa la malagevolezza della calcata via; quindi soddisfatto all’ammenda partonsi giusta gli accordi la regione co’ vincitori. Così crebbe vie più lo splendore della prudenza di Teuderico, il quale senza perdere uom de’ sudditi acquistò collo sborso di poc’oro la metà del suolo nemico: così finalmente una parte della Gallia fu posseduta dai Gotti e da’ Germani.

IV. Questi ultimi in appresso aumentati di forze e spogli d’ogni timore e considerazione verso Teuderico, ruppero guerra ad Alarico ed ai Visigotti. L’assalito, avvertitone, chiamò tosto in suo aiuto Teuderico, al venir del quale con poderosa oste i Visigotti fannosi incontro ai Germani sapendoli a campo vicino della città di [p. 68 modifica]Carcassona e circondatisi pur eglino di steccato s’arrerestano; ma dopo lungo soggiorno vedevano di mal animo le proprie terre in balìa dell’altrui furore. Prorumpero adunque in mille ingiuriosi discorsi contro Alarico, rinfacciandogli quel suo gravissimo spavento de’ nemici, e detestando l’indugiare del suocero spacciansi ad una e per fortezza e per coraggio nelle militari imprese non da meno degli assalitori, e che ben più di leggieri avrebbero da soli vinti i Germani. Il re loro a cotanta millanteria, avvegnachè non arrivati ancora i Gotti, fu costretto di venire a giornata, ed i Germani usciti vittoriosi del campo uccidono re Alarico e molti Visigotti, occupano gran parte della Gallia, ed assediano con ogni poter loro Carcassona, dove si volea in serbo l’imperiale tesoro, che in epoca anteriore il vecchio Alarico avea portato via dalla conquistata Roma. Vedevi in esso la preziosissima suppellettile di Salomone re degli Ebrei2, molti vasi cioè adorni di pietre prasie, caduti ab antico in poter dei Romani nelle guerre gerosolimitane3. I Visigotti superstiti dopo la battaglia salutarono re loro Giselico figlio naturale di Alarico, sendo tuttavia di tenerissima età Amalarico, nato della figliuola di Alarico. Sopraggiunto poscia Teuderico alla testa delle gottiche truppe, i Germani pigliati da timore sciolsero quell’assedio, e partitisi andarono a [p. 69 modifica]soggiogare le galliche terre che di là dal Rodano volgono all’Oceano. Teuderico pertanto non potendoneli cacciar fuori, accordò loro che se le avessero in proprietà: venuto quindi al possesso della rimanente Gallia, e tolto di mezzo Giselico diede il regno de’ Visigotti ad Amalarico suo nipote, per parte della figliuola, dichiarandoglisi, in grazia della tenerissima età di lui, tutore. Impossessatosi finalmente di tutto il tesoro guardato entro le mura di Carcassona ratto sen tornò a Ravenna, da dove col mandare spesse fiate prefetti nella Gallia e nella Spagna attendeva con provvido consiglio a consolidarvi stabilmente il suo regno. Impose altresì un tributo annuo ai prefetti di quelle provincie, e ricevendolo, per non essere tenuto in conto di avaro, lo convertiva in un donativo col quale annualmente guiderdonava l’esercito de’ Gotti e de’ Visigotti. Ne avvenne quindi in processo di tempo che queste genti, a dimora sotto lo stesso principe e sopra il suolo medesimo, s’apparentassero colle scambievoli nozze de’ proprj figli.

V. Teudi, uom gottico, fu in appresso eletto da Teuderico a capitano dell’esercito e mandato in quelle parti, ove ammogliòssi con donna spagnuola non già della schiatta de’ Visigotti, ma prole d’un ricco nazionale, posseditrice ella stessa di ben molto danaro, e signora in patria di numerose terre. Il perchè avendo egli raccolto da due mila soldati ed essendosi munito di non poche guardie, era per verità di nome condottiero de’ Gotti, giusta il volere di Teuderico, ma di fatto un manifesto tiranno. Il re adunque, uomo di singolare prudenza e sperimentatissimo, temendo nel [p. 70 modifica]mover guerra a un suddito non venissergli contro, avendovi tutte le apparenze, i Franchi, o non tramassero novità i Visigotti, anzi che levarlo dal comando glielo conferì perpetuo sopra ogni sua arma. Ingiugneva non di meno segretamente agli ottimati de’ Gotti di suggerire a costui per iscritto ch’e’ farebbe bell’opera e degna della sua sapienza conducendosi a Ravenna per ringraziare Teuderico. Ma Teudi, avvegnachè diligentemente adempisse gli ordini reali nè tardasse mai l’annuo tributo, non volle farsi alla reggia, nè tampoco prometterlo a coloro ch’erangli stati con lettere di ciò consiglieri.

Note

  1. Anno 476 dell’Era Cristiana
  2. Guerre Vandaliche, lib. II, cap. 9.
  3. Erano tra questi tesori le più ricche mobilia del re Salomone, ed uno smeraldo di gran prezzo, tolto pur esso dagli antichi Romani a Gerusalemme. Cousin. V. Giuseppe Flavio, antichità e guerre giudaiche.