Io non auso rizzar, chiarita spera
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Questo testo fa parte della raccolta I. Rustico Filippi
XLVIII
L’altrui maldicenza gli toglie talvolta la vista del bel viso.
Io non auso rizzar, chiarita spera,
inver’voi gli occhi, tant’ho gelosia;
e feremi nel viso vostra spera,
4e gli occhi abbasso e non so lá, ove sia.
Oi amorosa ed avvenante céra,
non mi tardate la speranza mia:
ch’ad onta de la gente malparliera,
8mi riterrete in vostra segnoria.
Deo, come son lontan dal me’ pensiero
li falsi e li noiosi maldicenti,
11ché lá non volgo l’arco, ov’eo ne fero!
Ma tuttavia mi fan soffrir tormenti:
ché spesso l’amoroso viso clero
14s’asconde per li falsi parlamenti.