Io non auso rizzar, chiarita spera
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XLVIII
L’altrui maldicenza gli toglie talvolta la vista del bel viso.
Io non auso rizzar, chiarita spera,
inver’voi gli occhi, tant’ho gelosia;
e feremi nel viso vostra spera,
4e gli occhi abbasso e non so lá, ove sia.
Oi amorosa ed avvenante céra,
non mi tardate la speranza mia:
ch’ad onta de la gente malparliera,
8mi riterrete in vostra segnoria.
Deo, come son lontan dal me’ pensiero
li falsi e li noiosi maldicenti,
11ché lá non volgo l’arco, ov’eo ne fero!
Ma tuttavia mi fan soffrir tormenti:
ché spesso l’amoroso viso clero
14s’asconde per li falsi parlamenti.