Invito a Lesbia Cidonia ed altre poesie/Benedic, anima mea. Domino: Domine Deus meus

Traduzione del Salmo:
Benedic, anima mea. Domino: Domine Deus meus

../Gessner ovvero Aronte ../Dio arbitro delle stagioni IncludiIntestazione 6 marzo 2013 100% Letteratura

Traduzione del Salmo:
Benedic, anima mea. Domino: Domine Deus meus
Gessner ovvero Aronte Dio arbitro delle stagioni
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TRADUZIONE


del Salmo: Benedic, anima mea, Domino: Domine Deus meus.


Alma mia, benedici
Il gran Signor del cielo.
mio Signor, mio Dio,
Quant’onor ti sei fatto!
5Quant’hai dal nulla tratto.
Di lode ti circonda; e tu di lode
Ti ricopri e ti vesti.
Come di manto di splendor celesti.
Qual padiglion, tu stendi il firmamento;
10E le cime ne copri
Del tenue umor del liquido elemento.
Tu, salendo sull’ale
De’ venti impetuosi,
Quasi cocchio volante, in freno metti
15Delle dipinte nubi i vaghi aspetti.
Pendono dal tuo cenno
I turbinosi soffi; e tuo ministro
Il fuoco incendiatore
Fiero scoppia al balen del tuo furore.
20Tu locasti la Terra.
In sua fermezza immota:
Non piegherà, del tempo
Alla volubil rota.
Essa un tempo sommersa,
25E ne’ profondi flutti avvolta e cinta.
Come in un velo avvinta,
Sotto l’ondoso corso
Dell’alte sue montagne,
Già ricopria l’insupirabil dorso.
30Ma appena sugli abissi
Suonar tua voce onnipotente udissi,
E del tremendo tuono
L’aria romoreggiò: dall’imo fondo
Spuntàr l’alpestri cime,
35E si abbassàr le valli opache ed ime;
E giù per l’ime valli
Corsero in fretta i tremuli cristalli.
Tu scrivesti sul lido
I confini del mar: colà rifrange
40Il torbido Ocean l’altere spume,
E bacia umil l’alto voler del nume.

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Ma i liquidi ruscelli
Zampillan d’aspri sassi,
Infin, che insiem raccolti,
45Volgano Tonde fra dipinte rive.
Ogni animai ne vive,
Ch’indi tragge l’umor, che lo conforta.
A quei la fera belva sitibonda
Sovra i piè velocissima si porta,
50Quinci le schiere, che su lievi penne
Corron le vie dell’aria, in verdi rami
Pongono i loro alberghi,
Popolando le piante.
Alla loro armonia, l’orrida rupe
55Addolcita risponde.
La tua mano, Signor, negli aspri monti
Di sua benedizion fa correr l’onde.
Dal nettare vital che da te viene
Si sazian del terren l’arsiccie vene.
60Quinci il novello pascolo si nutre
Agli utili giumenti;
E l’erba, all’altra stupida famiglia,
Serva de’ ragionevoli viventi.
Tu da la terra cavi il dolce pane,
65E nel vino prepari
Letizia al cuor dell’uom. Tu fai, che grondi
Dalla vivace oliva
Il licor che la faccia abbella e avviva.
Del tuo nettar vitale
70Si satolla ogni legno in mezzo al campo.
E il cedro, che frondeggia
Sull’odoroso Libano superbo,
Sotto l’ombra accogliendo
Loquaci nidi di vaganti passeri.
75A te sorge l’abete.
Dove i piccoli parti educa e nutre
La pietosa cicogna pellegrina.
Alle timide damme,
Tu le scoscese strade
80Da correre donasti:
Al riccio nella pietra tu scavasti
Il sicuro ricetto.
Tu per distinguer le stagion novelle,
In mezzo delle stelle.
85Collocasti la luna: e l’igneo Sole,
Ammaestrato dal tuo cenno, apprese
In qual mare lavar le rote accese.
Al suo cader, la notte
Tutti i color ritoglie,
90E cinge terra e mar di negre spoglie.

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Al favor delle tacite tenebre,
I predator del bosco
Corrono l’aer fosco;
E il lioncel da latte
95A spaventar s’avvezza col ruggito.
Da te, col rauco suono,
Ésca dimanda, o Dio,
Padre d’ogni animal cortese e pio.
Ma quando, incoronato il Sol di luce,
100DI novo giorno adduce;
Ogni selvaggia belva
Di nuovo si rinselva,
E si rimpiatta nell’ascosa tana,
Mentr’esce a’ suoi lavor la stirpe umana.
105Mille mortali a faticar nel giorno
Salgono dalle piume,
Sino al mancar del lume,
Quando fa il Sole all’ocean ritorno.
O le magnifich’opre!
110Quanto in loro, o gran Dio, saper si scopre!
Nè sol la Terra è piena
Della grandezza tua. L’umido regno
Vastissimo dei mar, quanti rinserra
Guizzanti armati, e nudi,
115E mansueti, e crudi,
A superare in numero bastanti
Gli abitator dell’aria e della Terra!
Quante squammose code, e quante penne
Solcan le vie delle velate antenne!
120L’orribile balena
A’ molli scherzi piega,
Sotto dell’onde la callosa schiena.
In somma quanto vive e quanto spira,
Signor, gli occhi a te gira;
125L’esca opportuna da te solo aspetta;
Se tu spieghi tua mano,
Tutto di ben ridonda:
Se tu la stringi, e volgi
In altra parte il tuo beante viso,
130Tutto cade conquiso.
Tu così levi, se ti piace, l’aura
Del respiro vitale; e tutto corre
Al cenere onde nacque.
Se ridonar ti piacque
135A lor respiro e vita;
Altra prole infinita
Vedrassi, ed altri figli in popol folto
Rinnovellar dell’universo il volto.
Deh così splenda ognora

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140La Maestà divina!
Nelle belle opre sue Dio si rallegri.
Quel Dio, che vèr la terra
Gira dal ciel le ciglia, e fa che tremi;
Quel che tocca del Sina
145L’alta vetta col dito, e quella fuma;
E dell’eterno suo splendor s’alluma.
Lui mentre io viva, mentre
Dal cielo aura trarranno
Queste deboli membra, io sempre lui
150N’andrò lodando, e gli alti pregi sui.
Sol concesso mi sia,
Che non discara giunga
Al santo orecchio suo la lode mia.
Unico mio diletto
155Ei sarà sempre: e l’empietà si sterpi
Dall’ultima radice:
Sì che dei germi infesti
Dei peccatori al mondo orma non resti.
E tu, mio spirto, ognora
160T’accingi a benedir con maggior zelo
L’almo Signor del cielo.