Interviste dal libro "TUTUCH (Uccello tuono)"/Intervista a Susan Hunter
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Sono di Hudson Bay nell’Ontario occidentale. Siamo circa 200 o 300 persone, tutte cattoliche. Non celebriamo il Pow Wow, conduciamo la nostra vita secondo la tradizione, che è quella di una comunità interamente nomade: andiamo a caccia e mettiamo trappole per animali. Questo è il tipo di vita che la mia famiglia ha condotto fino ai primi anni quaranta.
1. Per la sua tradizione culturale la vita è un dono o una punizione?
Dipende, ma personalmente credo che dare la vita sia un dono. Per me Dio, il Creatore, o come altro lo vuole chiamare, è una questione di tradizioni e di modi di esprimersi differenti. Abbiamo diverse leggende per tramandare le nostre tradizioni ai figli.
2. Perché siamo qui: per lottarci o per aiutarci?
Dovremmo vivere in armonia.
3. Che significa per lei la parola “capo”?
È una guida della comunità, che viene scelta per la vita: può essere una carica ereditaria o attribuita col sistema elettorale. Abitualmente, in passato, il capo veniva scelto in base ad una sorta di consenso: la gente si metteva d’accordo su chi dovesse essere il capo. Mio zio è stato capo per diversi anni, circa tredici.
4. Quali sono le sue responsabilità?
Di procurare cibo.
5. Che tipo di organizzazione sociale avete?
Ognuno ha diritto alla proprietà, ma se uccide un animale lo divide con la comunità.
6. Qual è il ruolo della donna nella vita del gruppo? Chi si occupa dell’educazione dei figli?
Quasi sempre nella nostra comunità abbiamo avuto capi maschi. Ma se si tratta dell’educazione dei figli, questa è stata lasciata alla madre, perché gli uomini erano sempre fuori impegnati a mettere le trappole.
Dopo la venuta degli Europei, dovevamo andare nelle scuole residenziali, nelle quali venivamo mandati per la maggior parte dell’anno. Nella nostra comunità avevamo una scuola unica con differenti classi e una sola insegnante. Noi siamo in grado di parlare la nostra lingua. Siamo stati fortunati perché abitavamo una zona molto remota e senza strade, che può essere raggiunta solo con l’aereo.
Quando avevo otto anni il governo decise che dovevo andare a scuola, così mi portarono via dalla mia famiglia. Per dieci mesi all’anno vivevo in un campus scolastico, e per due mesi nella mia comunità. Per me questa fu una grave violenza, perché fui portata via dalla mia famiglia tra sconosciuti. Anche mia madre subì la stessa sorte. Cercarono di assimilarci alla loro società innanzitutto con la lingua: infatti, dovevamo parlare inglese.
7. Cosa può dirmi circa la proprietà? Mi spiego: come venivano distribuiti i beni tra i membri del gruppo?
Non possediamo terre. Siamo nomadi. Per sopravvivere ci aiutiamo reciprocamente e condividiamo il cibo.
8. Qual è il suo massimo dovere?
Non posso rispondere a questo tipo di domanda. Vivo in Toronto e lavoro qui.
9. Come punite i colpevoli?
Non ricordo di uccisioni, o cose simili, commessi da membri della mia comunità. Se legge l’“Indian Act” passato e presente, troverà la storia di ciò che è permesso e ciò che è vietato.
10. L’essere umano è superiore agli animali e alla natura?
No, certamente!
11. Qual è l’essenza dell’essere umano? È una creatura speciale con una missione speciale?
Siamo persone ed il nostro spirito è parte della natura che ci circonda, della quale dobbiamo aver cura.