In risaia/X
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X.
Quando la Nanna fu in grado di lasciar l’ospedale, la mamma andò a prenderla col prezioso argento, bene inviluppato in una carta, e la carta in una pezzuola.
La Nanna si rallegrò tutta. Aperse il rinvolto sul letto, si vestì in fretta, e la Maddalena la pettinò per la prima volta col bel raggio di spilloni luccicanti.
— Ora sì, che sei proprio una giovane da marito, le diceva la mamma guardandola con ammirazione.
La Nanna lo sentiva bene che quegli spilloni le aprivano una vita nuova e nuovi orizzonti; ed era felice.
Camminando a fianco della Maddalena nelle contrade di Novara, torceva il collo ad ogni bottega per guardarsi nelle vetrine. Nel passare dinanzi al caffè Cavour, dove in quell’ora mattutina era tutto aperto, impannate e tende, si vide addirittura riflessa tutta, in un bello specchio che ornava la parete.
Non si contentò di guardarsi alla sfuggita come avrebbe fatto una signorina a modo. Corse a piantarsi sull’ingresso del caffè in faccia allo specchio, e stette a contemplarsi a tutt’occhi, gridando:
— Oh mamma! Guardate, mamma!
E giungeva le mani, e se le stringeva fra le ginocchia nell’eccesso della meraviglia e della gioia, e rideva fino a perderne il fiato; poi tornava a contemplarsi, e tornava a ridere.
Quell’aggiunta all’acconciatura, e la contentezza che si rifletteva sul volto della figliola, impedirono al babbo della Nanna ed ai conoscenti, di osservar troppo che era magra, palliduccia assai, e che aveva le labbra quasi bianche.
Del resto aveva un tale appetito da convalescente che in una settimana riprese un po’ di colore, ed apparve meno magra, e nessuno pensò più alla sua malattia, e lei meno di tutti.
Quando scontrava le compagne di lavoro, queste le dicevano:
— Verrai in risaia alla mondatura, Nanna?
— Non so; ci ho preso le febbri.
— Oh, cosa importa! Ora sono passate. Si soffre soltanto la prima volta, poi ci si avvezza. Ed alla mondatura si guadagna benino. In principio pagano la giornata una lira; ma più sì va innanzi, più il prezzo aumenta. Io l’anno scorso alla fine di giugno prendevo due lire al giorno.
— E le febbri non le hai pigliate?
— Sì; ma cessarono presto. Ed intanto ho guadagnato quasi quaranta lire. Sarà tanta roba di più che porterò in dote quando andrò a marito.
Dacchè non si stava più nella stalla a veglia, Gaudenzio si faceva veder di rado alla cascina dei Lavatelli. C’era andato un giorno passando, e la Nanna, che era appena tornata dall’ospedale, era corsa fuori dalla cucina per farsi vedere coll’argento.
— Ah! ce l’avete, l’argento! aveva detto il carrettiere. Poi, coll’usata brutalità, aveva soggiunto, facendosi scorrere una mano sul petto, e guardando il povero seno piatto della Nanna:
— Ma mi pare che qui vi sia passata la pialla di San Giuseppe.
La Nanna s’era confusa, e, voltandogli le spalle, era fuggita in cucina. D’allora non l’aveva più veduto; ed aveva pensato parecchio che le mondatrici lo avrebbero riveduto in risaia. L’aveva detto lui laggiù, nel salutarle l’ultima domenica:
— Ci rivedremo alla mondatura.
Intanto s’era ai primi di giugno, e la Nanna s’impazientiva di quella lunga assenza. Si provò a dire ai suoi vecchi:
— Vorrei andare a mondare i risi.
— Lascia un po’ stare per quest’anno, disse Martino. Ti sei già pigliate le febbri.
— Che male mi hanno fatto le febbri? Mi son fatta più grande, e mangio più di prima.
— Sicuro! La febbre terzana, i giovani li risana, appoggiò col solito proverbio la Maddalena, che desiderava di compiacere la figliola,
Del resto, lei stessa nella sua gioventù, era andata regolarmente in risaia a tutti i lavori, s’era buscate le febbri due volte su tre, e ci era sempre tornata.
— E non ne sono morta, diceva.
Infatti non era morta; ed è raro che si muoia di quelle male vite; ma si sciupa la salute e la gioventù. A trent’anni si è vecchie. La Maddalena ne aveva appena trentanove e ne dimostrava sessanta.
— Ma dove vuoi andare? tornò a dire Martino. Ora la mondatura è cominciata. I giornalieri di Trecate sono partiti avant’ieri.
-— C’è Beppe il sensale che cerca ancora delle giornaliere per supplire quelle che si ammaleranno, rispose la Nanna, che aveva il suo disegno. Posdomani porterà via la Teresa di Galliate e la figlia del cantoniere, che erano già alla zappatura, e poi all’ospedale con me.
— Ebbene, fa come vuoi, sospirò Martino. Ma guardati dalle febbri, la mondatura è un lavoro grave, sai.
— Ma che, babbo! È stato il freddo della sera che m’ha fatto male. In aprile pioveva sempre. Ora fa caldo anche di notte.
E si messe tutta lieta a fare il conto, che le rimanevano venti giornate di lavoro prima che la mondatura fosse finita; e Beppe, il sensale, assicurava una lira e ottanta centesimi al giorno; in tutto trentasei lire da guadagnare pel suo corredo.
Ed a chi lo avrebbe portato quel corredo? Questo lo pensava soltanto; e pensava gli atteggiamenti spavaldi di Gaudenzio, ed i suoi trionfi. Chi sa?
Il domani Martino dovette tirar fuori il vecchio piede di calza in cui riponeva, man mano che li raggranellava, i quattrini della pigione, e cavarne quattro lire, quattro belle lire, da dare al sensale come caparra per le venti giornate di lavoro della figliola; venti centesimi ogni giornata.
E per la seconda volta la Nanna lasciò la casa, ed andò nelle risaie alla guardia di Dio.