Il vicario di Wakefield/Cenni biografici intorno all'autore

Cenni biografici intorno all'autore

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Oliver Goldsmith - Il vicario di Wakefield (1766)
Traduzione dall'inglese di Giovanni Berchet (1856)
Cenni biografici intorno all'autore
Avvertenza Al lettore

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CENNI BIOGRAFICI INTORNO ALL’AUTORE.


Oliviero Goldsmith, insigne poeta e scrittore di vario genere, nacque in Irlanda l’anno 1729, in Elphin, secondo alcuni, a Pallas nella contea di Longford, secondo altri. Dal padre, che fu uomo di chiesa, ricevette la prima educazione letteraria, e poi, giovanissimo ancora, fu mandato al Collegio di Dublino. Passò quindi a studiar medicina all’Università di Edimburgo, dove si trattenne dal 1751 fino al principio del 1754. Dallo scarso profitto che par facesse nella detta scienza, vuolsi arguire che non attendesse gran fatto allo studio di essa; e la necessità in che ritrovossi di fuggirsi da Edimburgo per ischivar di pagare un debito, contratto, come dicesi, con un compagno di studi, non ci dà troppo buon sentore delle sue morali disposizioni; seppur non si voglia farne cagione la dolce tempera del suo animo che di leggieri lo lasciasse cadere ne’ tranelli dei furbi. Con questi poco felici cominciamenti, e in mezzo alle maggiori strettezze, stabilì di appagare la sua curiosità, e prese a viaggiarsela pel continente d’Europa. Dopo lungo vagabondare e varia fortuna, trovò mezzo di ridursi in Inghilterra il 1758. Quivi, parecchi anni, visse come potè, aiutandosi con oscuri lavori di penna; quando, nel 1765, a un bel tratto si rivelò gran poeta col suo Viaggiatore o Prospetto della Società. Ad istigazione del dottor Johnson amplificò e perfezionò per la stampa questo lavoro; e quell’insigne critico francamente e giustamente pronunziò di esso: «che il più bel poemetto non avea visto la luce dai tempi di Pope in poi.» Il pubblico lo accolse con egual favore, e Goldsmith, ne conseguì quella celebrità che gli fu via all’amicizia di alcuni dei più chiari letterati dell’epoca.

Continuando nella bene intrapresa carriera, pubblicò nel 1766 la novella intitolata Il Vicario di Wakefield, che accolta [p. 8 modifica]allora col meritato plauso, fra le opere di siffatto genere è poi sempre rimasta delle prime. In quel volger di tempo uscirono pure in luce altre delle sue più piacevoli e lodate opere in prosa. Nè da lui si lasciò intentato il teatro; e nel 1768 fu rappresentata al Covent-Garden una sua commedia intitolata L’uomo di buon’indole, la quale però, per difetti d’intreccio e scarsa conoscenza dell’effetto drammatico, non fu coronata di felicissimo successo. Ma la gloria di Goldsmith, come poeta, più che mai rifulse nel 1770 per la pubblicazione del Villaggio abbandonato, graziosissimo poemetto che ottenne l’ammirazione universale. Il prezzo offertogli dallo stampatore di quasi cinque scellini il distico, parve a lui tanto enorme, che alla prima rifiutossi di prenderlo; ma poi, per la maravigliosa vendita del libro, si persuase che poteva in buona coscienza appropriarsi quella parte di tanto utile. Nel 1772 produsse in sulle scene un’altra commedia per titolo Ella s’inchina per conquistare o Gli equivoci d’una notte; la quale, malgrado che pei caratteri e per l’intreccio fosse, più che altro, una farsa, pure pel molto sale comico che vi è per entro, piacque straordinariamente. E fu questo per Goldsmith l’anno più fecondo di ricchezze; ma la stemperata profusione che egli ne fece, e il mal’abito del giuoco, lo lasciarono, al chiudersi di esso, immerso nei debiti. Nei due seguenti, diede alle stampe la Storia greca e la Storia della Terra e della Natura animata, che ricavò, l’ultima spezialmente, da Buffon. Disegnava e preparava altre opere, quando morte immaturamente lo colse. Una lenta febbre incominciò a serpeggiargli per le ossa, il marzo del 1774; ed avendo egli presa una dose di potentissimo farmaco, a suo stesso giudizio, soverchia, il quarto d’aprile, decimo di malattia, soggiacque, non si sa se alla forza del male o del rimedio. Fu seppellito con assai modesti onori funebri nella chiesa maggiore; ma in séguito fu eretto alla sua memoria un monumento con una iscrizione latina del dottor Johnson, che daremo tradotta.

Goldsmith fu di coloro che son più felici nell’uso della penna che della parola; essendo stato il suo discorso generalmente confuso e non di rado assurdo; a segno che i begli spiriti, alla compagnia de’ quali egli usava, pare che, più che per consocio, lo tenessero per loro zimbello. Eppure non v’ebbe forse [p. 9 modifica]a’ suoi tempi altro scrittore che meglio di lui possedesse vivezza e brio, o, nel satireggiare sugli altrui difetti, maggiore mordacità. Di che la più bella mostra fece nel poemetto incompleto, che va col titolo di Pan per focaccia, dove non è altro che un continuo rimbeccare i frizzi e i motteggi di cui l’autore era stato fatto segno nel Litterary Club. Sotto la forma di tanti epitaffi egli abbozza in pochi maestrevoli tocchi il ritratto di alcuni tra i principali soci, mescolando la lode seria alla più vivace ironia; la quale però talvolta può dirsi che trasmodi in acerbità; come, più che altrove, apparisce nel ritratto di Garrick.


Iscrizione Monumentale


dall’amore dei colleghi,

dalla fedeltà degli amici

e dalla venerazione dei lettori

questo monumento fu eretto

alla memoria di

OLIVIERO GOLDSMITH,

poeta, filosofo naturalista, e storico,

che non lasciò intentato alcun genere di scritti,

nessuno tentò che non abbellisse;

sorrisi o lacrime che dovesse destare,

fu possente e gentil maestro d’affetti;

d’ingegno sublime a un tempo e vivace,

e pari a qualunque soggetto;

nella espressione grave a un tempo ed elegante e aggraziato.

nacque in un luogo chiamato pallas, nella parrocchia di forney,

contea di longford,

il 29 novembre 1731.1

fu educato a dublino,

e morì a londra,

il 4 aprile, 1794.

Note

  1. Johnson intorno a queste particolarità non ebbe esatte notizie: si seppe poi di certo che Goldsmith nacque in Elphin, nella contea di Roscommon, novembre 29, 1728 (sic).