Il sociologo, la sociologia e il software libero: open source tra società e comunità/Capitolo 5/1

5.1 La chiusura auto-poietica della cultura tecnologica informatica

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Abbiamo già visto come sia il paradosso dell'informatica, che ha la peculiarità di essere orientata alla condivisione, a causarne la chiusura attraverso una situazione di monopolio. Innanzi tutto va precisato che secondo Maturana e Varela ciò che un sistema deve realizzare per diventare tale è la sua chiusura e quindi la sua distinzione dall'ambiente. Allo stesso tempo il sistema così differenziato non scambia informazioni con l'ambiente. L'informazione è per Luhmann costruita all'interno del sistema per auto-contatto. L'ambiente può solo perturbare il sistema ed è in base a questa perturbazione che il sistema verifica il suo stato attuale in base al suo stato precedente.

Importante è notare che questo chiusura può avvenire solo attraverso l'adozione di schemi di senso che riducono la complessità e soprattutto l'autoriferimento e quindi l'identità, la capacità del sistema di auto-indicarsi. Sono quindi gli schemi di senso che hanno la funzione di consentire l'identità che è legata alla razionalità della modernità e si esprime attraverso l'automazione dei processi di calcolo, di classificazione, di memorizzazione, di contrazione del tempo e in definitiva di controllo. L'automazione dei processi, tra le altre cose, connota anche la nostra identità di donne e uomini moderni.

Argomentando in negativo è più facile trovare dei riferimenti: Non ha senso spedire una lettera cartacea ad un amica che abita a migliaia di chilometri; non ha senso fare la fila allo sportello; non ha senso tenere la contabilità sul mastro giornale cartaceo; e così via. Non accettare queste istanze come “nonsensi” significa chiaramente porsi al di fuori del “sistema”. È chiaro che questi schemi di senso sono indotti da un pensare scientifico e tecnologico socialmente rilevante e di massa come mai esistito in precedenza che nasce dalla consapevolezza che la tecnologia lo consente. Sono schemi di senso che nascono dal sapere scientifico e si diffondono nella società per poi tornare ricorsivamente alla scienza sotto forma di richieste di automazione dei processi.

Man mano che questi schemi di senso diventano operanti attraverso la produzione di tecnologia il sistema elabora (o rielabora) la sua chiusura, creando nuove identità, creando quindi gap tecnologici, cioè culturali, intergenerazionali, a volte ridefinendo o mettendo in discussione i confini del mondo occidentale, o accelerando la globalizzazione, o isolando ancor di più alcune aree nel mondo più povero. L'india sta diventando un grosso esportatore di software, l'Irlanda diventa il paradiso dei brevetti informatici grazie ad una legislazione fiscale favorevole e via dicendo.

Sta di fatto che questa semplificazione operata attraverso il senso dell'automazione dei processi (ri)definisce il sistema. Questa semplificazione comporta l'assorbimento della complessità sociale da parte dei circuiti elettronici, almeno apparentemente, perché come si cercherà di dimostrare più avanti questa complessità non resta immagazzinata nei circuiti assieme ai dati ma viene ri-allocata in forme diverse. Per ora ciò che è importante notare è che questa semplificazione comporta a livello tecnologico l'integrazione tra i sistemi sociali e sistemi tecnologici, tra diversi sistemi sociali e tra diversi sistemi tecnologici. Diviene necessario ridurre la complessità della tecnologia o meglio limitarla, selezionare un solo sistema sistema operativo non su un presupposto qualitativo ma meramente quantitivo, in particolare unitario ed esclusivo. In questo modo il monopolio del sistema operativo unico e condiviso è ciò che consente, probabilmente assieme anche ad altri fattori, la chiusura auto-poietica e la definizione del sistema stesso:

[...] La riproduzione auto-poietica ha quindi bisogno di una adeguata omogeneità delle operazioni sistemiche, ed è quest'ultima che definisce l'unità di una determinata tipologia sistemica ... (Luhmann, 1990, p. 112)

Come si vedrà più avanti la complessità viene ri-allocata perché il sistema non riesce a risolvere la contraddizione del monopolio e quindi non raggiunge una soddisfacente coerenza interna. A dimostrazione del fatto che la selezione di un sistema operativo standard, globalmente accettato, ha a che fare con la sue caratteristiche intrinseche solo fino ad un certo punto, lo si evince da come MS-DOS diviene lo standard e quindi un monopolio. Nel 1979 IBM intende mettere in produzione il suo personal computer e per questo cerca nel mercato un sistema operativo idoneo. Tim Paterson, della Seattle Computer Product aveva già scritto il DOS-86 sulla base delle specifiche e degli standard di un altro DOS il CP/M. Microsoft compra i diritti di DOS-86 dalla Seattle Computer Product. IBM aveva intenzione di usare il sistema della Digital Research che deteneva il CP/M con anche una versione industriale multitasking, l'MP/M. CP/M era fino ad allora lo standard ma la digital non raggiunse mai un accordo con IBM. Quindi il PC-IBM II, quello che inizierà la diffusione di massa dei personal computer verrà equipaggiato con il DOS-86 di Microsoft che ne aveva acquisito i diritti dalla Seattle Computer Product. Solo più tardi nel 1982 Microsoft ne modificherà il nome da DOS-86 in MS-DOS. Questo episodio è esemplificativo di una storia molto più lunga e molto più intrecciata in cui esistono molti sistemi operativi di tipo DOS o di tipo UNIX ed altri ancora, quello che si afferma come standard è quello con cui PC-IBM II viene equipaggiato, e che corrisponde ad una scelta contrattuale, commerciale che ha avuto esiti imprevisti. IBM aveva l'intenzione di conquistare il monopolio del mercato mondiale dei personal computers, ha ritenuto il sistema operativo che montavano i suoi PC un dettaglio componentistico non così significativo, lo si sarebbe potuto sostituire con qualsiasi altro DOS in qualsiasi momento. In realtà IBM contribuisce suo malgrado ad affermare uno standard di cui non ha il controllo del copyright. Di fatto IBM fornisce al mondo lo schema di senso tecnologico che consente la chiusura auto-poietica. Questo schema di senso doveva essere il PC-IBM II, mentre lo schema di senso diventa il DOS con cui viene equipaggiato.

Questo processo descrive come viene fissato lo schema di senso attraverso operazioni ricorsive. Di fatto non si assiste ad un autore individuale che scrive un sistema operativo migliore e che quindi ha il sopravvento. L'antenato del MS-DOS scritto da Tim Paterson implementa metafore già adottate in altri sistemi operativi. Fino ad una certa epoca si tratta di un equilibrio dinamico in un reticolo riflessivo di connessioni ricorsive, cioè auto-poietiche. Il fatto che le stesse interfacce utente, allora testuali, utilizzino gli stessi comandi e la stessa sintassi, e siano di fatto indistinguibili se non per la stampa a video del relativo detentore del copyright è molto significativo e segno di un isomorfismo dovuto ad un già operante, anche se in scala minore, schema di senso.

Coerentemente con la teoria dei sistemi di Luhmann il sistema operativo di Microsoft è un elemento prodotto dal sistema che ad un certo punto acquista una sua autonomia auto-poietica frenetica e ri-definisce il sistema ad un livello superiore. Lo schema di senso che viene fissato, la conoscenza che ne consegue è solo una delle tante possibili e questo trascende, anche in senso costruttivistico, il concetto di qualità.