Il romanzo d'un maestro (De Amicis)/Il secondo anno a Camina/XIII
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POST HOC.
Inserviente, consiglieri, carabinieri, pretore e parroco e parenti di alunni e corrispondenti anonimi di giornali, mezzo mondo fu messo in moto dall’accaduto: pareva che il maestro dovesse andar a finire in galera. Ma poi la cosa terminò come un fuoco d’artifizio. Il viso, la voce strangolata dall’indignazione con cui il giovane raccontò tutto davanti al provveditore e al prefetto di Torino, sarebbero bastati a persuaderli della sua onestà; riconosciuta la quale, la provocazione riusciva così abbominevolmente grave da distrugger la colpa. E l’ispettore mandato a Camina trovò per giunta una tale unanimità di testimonianze a favor suo, anche in coloro che per malvagità o per ispasso avevan finto di credere alla calunnia, che il delegato stesso, di fronte all’evidentissimo diritto che avrebbe avuto il maestro di dargli querela per diffamazione, rinunziò prudentemente a chieder risacimento dei danni per gli occhiali rotti. Nondimeno, non essendo più possibile al Ratti di rimaner nel villaggio, e non avendo più tempo sufficiente a cercarsi un altro posto per l’anno nuovo, egli sarebbe rimasto in mezzo alla strada o a carico della famiglia Goli, il che gli pareva anche peggio; se il caso in parte e in parte il provveditore Megári non gli avessero procurato una nicchia provvisoria nel comune di Bossolano, di dove un maestro di 1ª, che aveva avuto un’eredità inaspettata, era scappato come un fulmine, senza neppur salutare il campanile della parrocchia. Il fatto di Camina, però, lo aveva colpito nella fibra più delicata del cuore: egli si sentì come avvelenata la stessa sorgente della sua bontà d’uomo e della sua passione di maestro; gli parve che mai più sarebbe potuto ritornar quello di prima, che una invincibile ripugnanza avrebbe rattenuto per sempre la sua mano dalla carezza e la parola dell’affetto nella sua bocca. E in questo tristo sentimento durò lungo tempo. La sola cosa che gli riusci di conforto in questa tristezza fu il ricordo d’un atto affettuoso e comico insieme della sua guardia campestre; la quale, la mattina successiva all’avvenimento, rientrando in camera già informata d’ogni cosa, e indovinando che il maestro doveva essere oppresso dal dispiacere, per rassicurarlo ch’egli non credeva a nulla, aveva avuto l’idea gentile di fargli dire dal figliuolo a traverso al buco della serratura: — Buon giorno, signor maestro! Stia allegro! — e poi aveva soggiunto forte: — Il signor delegato ha 59 anni; ieri era il 13; lo schiaffo fa 81: giocherò un franco sul terno secco.