Il romanzo d'un maestro (De Amicis)/Il secondo anno a Camina/IV
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Il secondo anno a Camina - III | Il secondo anno a Camina - V | ► |
LA MOGLIE DEL DELEGATO.
Le note agre, peraltro, andarono perdute tra le congratulazioni. Il giovane rimase maravigliato, quando fu solo nella strada, di vedersi avvicinare la moglie del delegato, col ragazzo per mano, che aveva avuto un premio. Costei non gli era venuta a chieder notizie del figliuolo neppure una volta in un anno, e aveva sempre guardato lui piuttosto con antipatia che con indifferenza, in specie dopo quel suo colloquio con la maestra Gamelli, ch’essa aveva visto dalla finestra. Ora invece gli si avvicinò col viso ridente, e gli cominciò a far con molta effusione dei complimenti sul suo discorso, nel quale aveva trovato talento e cuore, molto cuore. Ne era ancora tutta commossa. Essa partecipava alle idee di lui sull’educazione, la quale doveva esser tutta bontà, pazienza, sacrifizio. E lo ringraziò, un po’ tardi, della benevolenza che aveva sempre dimostrata al suo figliuolo, il quale in casa parlava sempre del maestro. — Un maestro di cuore, ecco quello che ho sempre desiderato per la mia creatura. Quando c’è il cuore, c’è tutto. E nel suo discorso lei ha mostrato un gran cuore. — E il maestro, udendo tutti quei cuori, e guardando quella mano corta e paffuta con cui ella gestiva come se desse la benedizione, ripensava a una baruffa terribile che era seguita tre giorni avanti a tavola fra lei e suo marito, nella quale s’eran prima tirati in faccia le ova sode e i panini, e poi s’eran minacciati col forchettone e col trinciante, facendo accorrere mezzo il vicinato. E non sapeva come rispondere, imbarazzato anche da non so che di repugnante che esalava dai suoi capelli troppo impomatati, dalla sua faccia dura e ardita, da tutta la sua persona bassotta e grossa; la quale si studiava di nascondere la quarantina arcisonata con certi vezzi di bimba stomachevolmente affettati, che facevan pensare a una voce orrenda messa in giro da qualcuno intorno al suo passato remoto. Il maestro ebbe un vago e molesto sospetto d’aver col suo discorso toccata la fibra sensitiva a traverso a quello spesso coltrone di grasso, sul quale rimbalzavano inoffensivi i proiettili multiformi del marito. E rispose con la mano morta alle replicate strette di mano con cui ella s’accomiatò, fissandogli negli occhi uno sguardo soave. Preoccupato da questo pensiero, non badò alle prime parole del Reale, che lo investì un momento dopo, perchè nel suo discorso non aveva detto una parola in favore della classe. — Ma perdio bisogna approfittar delle occasioni per farsi sentire! Io l’anno passato ho detto roba da chiodi al governo! Il brigadiere dei carabinieri era verde. — Poi, cambiando tuono, disse con un sogghigno: — A proposito. T’ho visto con la moglie del delegato. Sta in guardia, camerata. Quella lì ha un debole particolare per i “pionieri della civiltà.„ Il tuo predecessore ha avuto dei grattacapi per questo. E anche quello prima di lui. Il marito è geloso come un turco di tutta quanta la classe. A vedere un maestro, gli par di sentirsi spuntar le corna dal cranio. — Il Ratti rise. — Sta in guardia, — gli ripetè l’altro, allontanandosi.