Il romanzo d'un maestro (De Amicis)/Bossolano/XII

Il marito misterioso

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IL MARITO MISTERIOSO.


Questo fatto spiacevole diede occasione a un altro avvenimento che fece un assai più vivo senso nel paese. Due giorni dopo, uscendo dalla scuola, il Ratti vide la maestra Marticani, che veniva, come di solito, a prender il suo ragazzo; ma con un viso e un passo, che annunciavano una risoluzione presa e una notizia da dare. Quando gli fu dinanzi, infatti, gli disse: — Viene mio marito, — e quasi le mancò la voce, come se avesse annunziato un mutamento del mondo. Ripreso fiato, spiegò come la scena avvenuta due giorni [p. 212 modifica]prima l’avesse decisa a telegrafare a suo marito che venisse a qualunque costo, non fosse che per due ore. — Capirà, — disse — che dopo quelle infami parole che ha detto quella scellerata donna in mezzo alla strada, in presenza di tanta gente, io dovevo per forza risolvermi ad agire. Le mie alunne hanno sentito; le parole so che furono ripetute, e che le male lingue hanno ricominciato a lavorare. Era tempo di finirla. Può pensare se mi fa pena di dover levare quell’uomo dalle sue occupazioni, tanto più che n’hanno bisogno, là a Torino, come del braccio destro. Ma come fare altrimenti? Posso io girare per il paese con l’atto di matrimonio in mano? abbassarmi a un tal punto? Così lo vedranno una buona volta, e sarà un’umiliazione per tutti. Faccia soltanto il Signore che quell’uomo così impetuoso, così geloso della dignità della sua famiglia, venendo qui, non si lasci trasportare a qualche atto.... Io tremo a pensarci. Subito dopo il telegramma, gli scrissi una lettera, supplicandolo che venisse con l’animo calmo, preparato a fare un grande sforzo per dominarsi. Spero che mi esaudirà. Ma badino di non guardargli sotto il naso: non dico altro. Intanto.... chiuderà tutte le bocche. Poi, a cose finite, le persone che hanno più lavorato a tener viva la calunnia, che sono persone alte del paese, — lei mi capisce, — avrò modo, per mezzo del signor senatore, a suo tempo, senza che nemmeno sappiano donde verrà la botta, di far che se ne pentano più che dei propri peccati. Mio marito arriverà domenica mattina. Se lei mi favorirà a casa, sarò contenta di presentarglielo. Son sicura che non le dispiacerà d’“averlo conosciuto da vicino.„


La notizia dell’arrivo si sparse; si seppe pure il dì prima che la coppia coniugale sarebbe andata alla messa delle undici per esser veduta da tutti; e alcuni di coloro che avevan negato ad alta voce l’esistenza del marito, furon presi da una certa inquietudine, pensando che quest’incognito poteva essere un pezzo d’uomo iracondo e brutale, che la moglie avrebbe spinto a fare delle vendette. Ma qual disinganno! All’apparire del marito, che entrò in chiesa dando il braccio alla moglie e la mano al bambino, corse un mormorio di stupore e un sorriso per tutte lo bocche. Il tanto [p. 213 modifica]preannunciato consorte vendicatore era un povero ometto di cinquant’anni, vestito alla dio ti guardi, che arrivava col capo poco disopra alla spalla di lei, una faccia benevola e umile di travet, messa un po’ di traverso sopra due spalle misere, e continuamente sorridente, col sorriso vago d’una persona addormentata. Durante la messa, vedendosi oggetto di tutti gli sguardi, egli non fece altro che guardarsi le maniche e le punte dei piedi, rigirando fra l’indice e il pollice la cannetta d’una pipa di legno nero che gli spuntava fuor dalla tasca del petto; e all’uscita, rispose con delle grandi scappellate e dei sorrisi ossequiosi a tutti coloro che salutarono sua moglie. Per quel giorno, non si parlò quasi d’altro che di lui. Insomma, il marito c’era...; ma una riduzione, un frammento, non proprio un marito: quasi che non metteva conto di farlo venire: dov’era andata a scovare la Marticani quella mostra d’uomo? Era una gran comica figura, tutto compreso. E quelli che non l’avevan visto la mattina, uscirono apposta la sera, all’ora della passeggiata sulla piazza, per vederlo alla luce del sole. Ed egli c’era, con la moglie al braccetto, col bimbo per mano, un po’ ingobbito, e sempre sorridente; mentre lei andava a capo alto, tutta seria. Sì, l’effetto scenico del gruppo, dopo tanta aspettazione, pareva ai maligni un po’ meschino; è un mezzo fiasco, dicevano; e si domandavano che razza d’alto posto potesse occupare nell’amministrazione del regno quel piccolo personaggio che presentava l’immagine della miseria burocratica più stangata. Ma tant’è, non se ne poteva rider di cuore. Parecchi, anche di coloro che, senza crederci, per leggerezza, avevan sostenuto la calunnia, ora se ne vergognavano in segreto, guardando quel pover uomo a cui avevan fatto fare un sacrifizio di borsa per venirsi a mostrare, quel bambino che era stato per tanto tempo trattato di bastardo, e quella povera maestra che, sì, era un po’ spocchiosa, tirava qualche bacchettata, esigeva un po’ troppo dalle alunne povere in fatto di pulizia e di apparenza, ma, in fondo, insegnava con cura, amava il suo figliuolo, e doveva essere anche una buona moglie, senza dubbio, poichè andava altera di suo marito, così com’era, non sospettando neppure ch’egli potesse produrre [p. 214 modifica]un’impressione tanto diversa da quella ch’essa aveva preveduta. Quante laide cose s’eran pensate e dette di quei tre poveri esseri che il bisogno del pane costringeva a viver divisi, e in particolar modo dei due più deboli, che non domandavano altro fuor che di mangiare in pace quel tozzo guadagnato con così oneste fatiche! E avveniva che parecchi, occupati da questi pensieri, mossi da un senso di rimorso, salutassero la maestra e il marito con rispetto insolito. E il Ratti lo notò, e ne fu contento. Poichè siamo a questo, tutti quanti: che ci s’allarga l’anima quando nell’osservar la condotta d’una moltitudine di nostri simili, riconosciamo che non son tutti malvagi e vigliacchi.