Il romanzo d'un maestro (De Amicis)/Bossolano/II
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IL MAESTRO IDEALE.
La camera assegnata dal municipio al maestro Ratti era in una casa posta sulla piazza, nella quale abitavano pure il maestro Delli, con la sua famiglia, e l’organista, maestro della banda musicale. Al primo apparire del maestro Delli, che gli andò a far visita il giorno del suo arrivo, il Ratti provò un senso di maraviglia: gli parve di riconoscere una figura che gli soleva passar davanti all’immaginazione, alla Scuola normale, quando il professore Megári, parlando di ciò che dovesse fare il maestro in certe congiunture, ripeteva una sua domanda abituale: — Che cosa fa, in questo caso, il nostro maestro? — Quel suo maestro ideale rassomigliava stranamente al Delli, il quale era uno di quegli uomini che son come l’immagine incarnata della loro professione: quarantenne, con un viso severo e tranquillo, e un par di baffi affilati; asciutto di membra; vestito così tra il piccolo impiegato e il sergente in licenza, pulito come un dado, e vivo e misurato a un tempo in tutte le sue mosse, come un istruttore militare. Il Ratti gli fece alcune domande intorno alle autorità; ma egli rispose in termini vaghi, come se l’argomento gli fosse indifferente. Parlò invece per dieci minuti d’un nuovo edifizio scolastico che si costruiva all’entrata del paese, dando dei particolari intorno al disegno, alla bontà dei materiali da costruzione, al ribasso onesto fatto al prezzo d’asta dall’assuntore della parte muratoria, come se avesse parlato d’una casa sua. Poi, guardato l’orologio, fece un buon augurio laconico, e se n’andò a passi soldateschi, lasciando nel giovine un’impressione di simpatia mista di curiosità, e quasi il presentimento che ci fosse sotto a quella scorza ruvida un uomo straordinario, davanti al quale un giorno egli si sarebbe inchinato.