Il romanzo d'un maestro (De Amicis)/Bossolano/I

Nella farmacia

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Bossolano Bossolano - II
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NELLA FARMACIA.


Poichè era risoluto di concorrere l’anno dopo a un posto a Torino, e quasi considerava come finito il suo pellegrinaggio di maestro rurale, il Ratti si presentò in fin di settembre a Bossolano con molta indifferenza, non stimolato neppure da quella curiosità del primo aspetto dei luoghi e delle persone, con la quale era arriviato negli altri quattro comuni. Eppure era forse questo, per ogni rispetto, il più curioso di quanti villaggi aveva conosciuti, ed egli vi sarebbe entrato con allegrezza se avesse saputo avanti quale compagnia e che maniera di vita l’aspettava.


Il villaggio, posto in aperta pianura, era quasi tutto formato da una sola grande piazza a rettangolo, nella quale, con un giro dello sguardo, si ritrovava ogni cosa: la chiesa, l’albergo principale, la spezieria, l’ufficio dell’esattore, la pretura, il Caffè dell’Amicizia, la casa comunale con su scritto a enormi caratteri Scuole maschili, e la caserma minuscola dei carabinieri, che aveva quasi sempre per insegna due cinturini imbiancati di fresco, spenzolanti dalla finestra. Pareva che tutte le istituzioni e tutte le autorità si fossero disposte in quel modo per invigilarsi a vicenda. Nel mezzo v’era un piccolo lavatoio pubblico, coperto da una tettoia. Dai due lati opposti della piazza, fiancheggiato da poche case, fuggiva tra il verde dei campi lo stradone provinciale, appuntando di qua e di la all’orizzonte lontano i vertici di due sterminati triangoli bianchi. [p. 175 modifica]

Sindaco di questa “piazza„ era il farmacista, possessore d’una mediocre fortuna, un sessantenne secco, con una testa piccolissima, un po’ zoppo, e tutto complimenti; il quale ricevette il nuovo maestro al banco della bottega, e gli diede un vermut con china, assicurandogli che sarebbe stato contento di Bossolano, ch’era un paese senza partiti e senza inimicizie, dove tutti andavano d’accordo e vivevano insieme alla buona, come una sola famiglia; e v’avrebbe anche trovato un eccellente collega, un uomo veramente raro, il maestro Delli, del quale, senza dubbio, sarebbe diventato buon amico. E lì per lì il Ratti ebbe occasione di far conoscenza d’una delle due maestre, la signorina Riccoli, la quale entrò a comperare una scatoletta di bicarbonato di soda, che un garzone le porse, facendola arrossire con una facezia. Il sindaco la chiamò in un angolo della farmacia e le presentò il maestro, davanti a cui essa mostrò una viva confusione. Era una miniatura di maestrina, che doveva avere appena l’età legale, arrivata ella pure a Bossolano da pochi giorni: piccolissima, ma di proporzioni così giuste e graziose, che la piccolezza non faceva difetto: un visino sul quale bisognava cercare il posto prima di baciarla, animato da due piccoli occhi grigi che sarebbero stati belli senza una certa espressione di sbigottimento da scolaretta, che turbava perfino la grazia dei suoi lineamenti. Andata via la maestrina, il sindaco fece entrare il giovane in un salotto attiguo alla bottega, e lo presentò a una signora attempata e grassa, un po’ losca, che stava seduta sopra un sofà, leggendo un giornale di mode, in un atteggiamento da cui si capiva al primo sguardo che era la sindachessa. Questa sorrise al maestro torcendo leggermente la bocca e porgendogli la punta delle dita: poi, senza preamboli, gli spiegò la disposizione della sua casa, con voce e gesti di persona stanca. Le loro stanze da letto e da mangiare erano al primo piano: in quel salotto, e in un altro salottino accanto, dove si fumava, ricevevano gli amici due sere della settimana. E invitò il maestro a venirci. Dietro la farmacia c’era un piccolo giardino, dove desinavano qualche volta, nelle giornate calde. La casa non era un palazzo; ma per loro bastava. — E poi — disse — in casa propria, è vero? [p. 176 modifica]si sta sempre bene. — E parlò anch’essa della concordia e della tranquillità del paese, lasciando comprendere ch’era un vanto particolare della società di Bossolano la buona educazione e la distinzione, e che a questo non giovava poco un certo influsso gentile esercitato dalla sua casa, dove si radunavano persone di tutte le opinioni.