Il romanzo d'un maestro (De Amicis)/Bossolano/III

La maestra Marticani

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LA MAESTRA MARTICANI.


Le scuole maschili erano in due stanze a terreno della casa comunale, piccole, ma non male arredate, che avevano due finestre sulla piazza. La prima mattina che, presa la chiave dall’inserviente, il Ratti andò a visitare il suo locale, vide affacciarsi dietro ai vetri d’una finestra una signora; la quale entrò un momento dopo, con un ragazzetto per mano, dicendo ch’era la maestra Giulia Marticani, di 2.ª, e che si pigliava la libertà di presentargli il suo bambino, di sei anni, iscritto per la 1.ª inferiore. L’accuratezza quasi elegante, benchè visibilmente meschina, del vestire, e la vivacità nervosa dei movimenti e della voce non dissimulavano i suoi quarant’anni, e due denti incisivi troppo bianchi facevano indovinare un buco nero, che l’avrebbe fatta parere anche più attempata. Aveva l’aria d’una donna onesta e d’una madre coscienziosa. L’interesse della sua famiglia, disse al maestro, l’obbligava a viver lontana da suo marito che aveva un “ottimo„ impiego a Torino, ma che non voleva, con ragione, ch’ella rinunziasse al posto di maestra ora che le mancavan pochi anni a aver diritto a una pensione. Non avevano che quel bambino, che adoravano, e pel quale avrebbero fatto qualunque sacrificio; ella lo raccomandava caldamente al suo futuro maestro; era un bimbo buono e intelligente; era tutto l’amore d’un suo fratello, avvocato “distintissimo„ stabilito a Novara, il quale, non avendo figli, gli avrebbe lasciato una “vistosa„ fortuna; ed era stato tenuto a battesimo da un parente di suo marito “senatore„ che ne chiedeva notizie ogni tanto, con delle lettere “affettuosissime„ e da ultimo anche ne aveva voluto la fotografia. Ma già egli avrebbe avuto campo di conoscere il ragazzo alla scuola e di mettergli affezione. Soltanto le rincresceva d’aver inteso dire ch’egli non sarebbe rimasto a Bossolano che un anno. — [p. 178 modifica]Però — soggiunse subito, corrugando la fronte — lei non ci perderà gran cosa: mi permetta di dirglielo francamente. Le avranno detto miracoli del paese: buona educazione, buon’armonia.... Ci faccia pure una gran tara, signor Ratti.... C’è anche della trista gente qui come da per tutto. Glielo posso dir io che ci sto da un anno e n’ho fatto la prova. — E dopo una breve esitazione, scoprì quella che doveva essere la maggior spina della sua vita. Fin da quando era venuta nel villaggio, la sua condizione di signora sola, lontana dal marito, aveva dato materia a chiacchiere maligne e calunniose. Prima avevan detto che s’era messa a far la maestra per viver più libera; poi che era divorziata, e per torti propri, si capisce; da ultimo erano arrivati fino a dire che il marito non esisteva. Si poteva immaginare una peggiore infamia? Essa conosceva bene la prima origine di queste voci. La prima era stata la maestra Bargazzi, una di Bossolano, che la popolazione aveva cacciata via; un serpente che non voleva veder nel paese nessuna maestra più giovane e più “signora„ di lei, e aveva sempre fatto la guerra a tutte. Poi erano state vendette di parenti di alunne, che l’avevan presa in odio perchè in scuola non faceva distinzione tra poveri e signori, e teneva la disciplina con severità e con giustizia. E poi dicevano che picchiava le ragazze con la bacchetta perchè le toccava sulle spalle per farle stare attente. Un monte di menzogne. Essa avrebbe potuto dire i nomi dei calunniatori, scrivere al parente senatore, far dare qualche brava lezione. Ma era suo marito stesso che le consigliava la prudenza, trovandosi in una “posizione elevata„ a cui avrebbe nociuto il provocare uno scandalo, anche avendo ragione. Il gran male era che in un anno da che si trovava là, era andata lei bensì a Torino due volte; ma per cagione delle “grandi occupazioni„ non era mai potuto venir suo marito al villaggio; per il che le cattive lingue avevan buon gioco. Ma il nuovo anno non sarebbe passato senza una sua visita, e allora tutte le calunnie sarebbero cadute d’un colpo. La sola sua presenza, rivelando che uomo fosse, avrebbe paralizzato le lingue e vendicato solennemente lei di tutto quello che aveva sofferto.