Il romanzo d'un maestro (De Amicis)/Altarana/XIX
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LA FINE.
Tre giorni dopo tutto era finito. La catastrofe del dramma fu precipitosa. Arrivò da Torino un delegato di pubblica sicurezza con l’ordine di rimettere la maestra al suo posto, e con la sentenza del Consiglio scolastico che condannava il comune a pagarle i dodicesimi dello stipendio dovutole per tutto il tempo in cui era stata costretta a interrompere l’insegnamento, oltre ai danni e alle spese. Il delegato andò diritto al municipio. Non era passata mezz’ora dal suo arrivo, che tutto il paese lo sapeva. Fu radunata immediatamente la Giunta e la maestra chiamata alla casa comunale. Il delegato, un’anima lunga, con un fare di cerimoniere, sorridente con tutti come un invitato a nozze, espose con molte parole, in presenza del sindaco e degli assessori, l’ordine del prefetto, e invitò l’autorità comunale a dar avviso nel giorno stesso, per mezzo del banditore, che la scuola era riaperta, e che le famiglie vi dovevano mandar le ragazze. Detto questo, si fece rimettere la chiave della scuola, e la porse, con un atto garbato, alla maestra. Soggiunse che sarebbe stato bene pregare anche il parroco di annunziar dal pulpito la riapertura. Espresse la speranza che non sarebbero più nati nè malintesi nè contrasti, e concluse rivolgendo alcune parole, che non volevano dir nulla, ma che avevan suono cortese, al sindaco; il quale le ascoltò fremendo, senza ben comprendere se fossero dette per canzonatura o sul serio. Egli e la maestra non si guardarono. Quando la cerimonia fu finita, il delegato accompagnò la signorina ad aprir la scuola, seguito da una folla di curiosi e da parecchie alunne, le quali entraron subito nei banchi, facendo festa; e dopo questo, fatto un inchino, partì. L’avviso fu bandito, una trentina di ragazze tornarono alla scuola subito, lo stipendio e il resto furon pagati, il sindaco tacque, gli assessori se ne lavaron le mani, e da quelli infuori che avevano un astio particolare contro la maestra, quasi tutti gli altri mostrarono di rallegrarsi della sua vittoria, anche coloro che s’eran fatto uno spettacolo piacevole della sua miseria. Lodavano la sua fermezza, dicevano che il sindaco aveva avuto finalmente la lezione che s’era cercata. Ora, per un pezzo, avrebbe tenuto gli orecchi bassi. Ma che bel carattere di donna, dicevano, quella ragazza così modesta e gentilina all’aspetto, e che cuor di figliuola! Oh se tutte le maestre avessero saputo far rispettare la propria persona e il proprio ufficio in quella maniera, le autorità comunali non avrebbero fatto tante sudicerie e tante prepotenze, e sarebbero andate meglio anche le scuole, che era quello che premeva di più. In ogni modo, tutto era finito bene, grazie a dio.