<dc:title> Il rimedio infallibile che conserva le quarantine d'anni il vino in ogni Paese, senza potersi guastare </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giovanni Antonio Fineo</dc:creator><dc:date>1593</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Fineo - Il rimedio infallibile.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_rimedio_infallibile/2&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20160303124040</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_rimedio_infallibile/2&oldid=-20160303124040
Il rimedio infallibile che conserva le quarantine d'anni il vino in ogni Paese, senza potersi guastare - A’ la Maestà del Re Catolico Giovanni Antonio FineoFineo - Il rimedio infallibile.djvu
ORTO à la Maestà Vostra lo suo naturale Servitore con la presente Inventione uno accrescimento di rendita in tutti i suoi Regni, & Stati, non meno notabile, che santissima; poiche i Popoli di spontaneo moto, & per riportarne commodo, concorreranno ogn’anno à pagargliela. Et potrà ben la Maestà Vostra sapere da li suoi Ministri Camerali, a quanto gran numero di centinaia di migliaia sia, & farà col tempo tuttavia per ascendere detta rendita, che le porto: Et come io ce l’habbi fatta acquistare da una cosa, che [p. xmodifica]era avanti à gli occhi d’ognuno, se ben non era ancora avvertita da nessuno. La molta lontananza, l’età declinata, & il non essermi trovato il modo, non mi hanno concesso, che prima di publicarla, io mi havessi potuto transferire al conspetto de la M. V. per liquali impedimenti infraposti, molto poca ricompensa riporto del grande accrescimento, che faccio a V. M. da li suoi Ministri d’Italia, per la limitatione de le facultà loro: Et però quando V. M. conforme a l’altre gloriose attioni sue, volesse lasciare (come io devo sperare) testificato a tutte le posterità, che la Regia generosità sua, anco per se stessa andava à scontrare li servitori suoi utili; quando che eglino per l’impotenza loro non havevano potuto arrivare là dove era la persona del gratissmo, & pio loro Rè; oltre l’animo che ella suscitarebbe in molti, di essere tuttavia più studiosì di sempre accrescere il potere, & l’havere de la M. V.; sperarei ancor io per la parte mia, mediante la liberalità ch’ella mi havesse usata, mettere in piedi un tal Christiano aiuto à beneficio perpetuo di tutti i poveri del suo Regno di Napoli, donde io sono oriundo; [p. ximodifica]che & appresso gli huomini, & appresso Dio, apparisse sempre splendida, & laudatissima l’attione di detta magnanimità, che meco si fosse compiaciuta di essercitare. Et la gratia di che io, per ciò poter fare, humilissimamente la supplico, & con che potrebbe la M. V. mostrare tal giusta liberalità sua verso me; si è, che in detto suo Regno ella conceda à me, & à miei heredi, & successori in perpetuo, quello che li Ministri suoi non mi hanno potuto concedere se non per dieci anni solamente; Cioè; Che nessun Figulo possi in detto Regno lavorar Vasì di terra per tener il Vino; nè farli alcuna de le circonstanze che ci vanno dentro ò fuori, se non n’hanno licenza, & non se ne convengono con mè & miei heredi come si è detto: E il quarto del mezo reale, ò più per soma, che ciascun’anno se ne cavera, giuntamente con tutte l’altre conditioni stese nel Privilegio havuto da detti Ministri de la M. V. Se prima di scoprirle un tanto beneficio, col prometterglielo solo, V. M. senz’altro mi harebbe fatta una tal perpetua concessione; hoggi ch’ella è certa che riesce vero, & che non ha dubitatione, devrò io sperare che la M. V. non me [p. xiimodifica]l’habbia a fare, quando che resta senza dubio assicurata da la promessa? Non pensarei certo cosa conforme à la grandezza de l’animo suo Regio a pensar simil cosa. Anzi molto poco mi mostrerei informato de l’heroica generosità, & vertù de gli antichi, & gloriosi suoi Maggiori; da quali ella certo non degenera. Sperarò dunque conforme à ciò che da tanta Maestà si deve sperare. Et cosi pregandole dal Sign. Dio lunga vita, & pienissima contentezza di posterità, & prosperità, farò fine, inchinandomi a la M. V. con tutta quella riverenza & ossequio che devo. Di Roma li 24. di Decemb. M. D. XCIII.