Il quartiere fortunato/Parte I
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PARTE PRIMA.
SCENA PRIMA.
Camera in casa di Beliinda.
Bellinda sola.
È una vite senz’olmo in campagna,
È una tortora senza compagna,
È una nave che scorta non ha.
Ma! pazienza; la morte
Mi ha levato il consorte;
Son rimasta soletta, e quel ch’è peggio,
In occasion che siamo circondati
Da cannoni, da bombe e da soldati.
Tutto mi fa spavento, e già m’aspetto
Che con tutte le mie calde preghiere,
Anco di casa mia faccian quartiere.
Oimè! chi è questi? chi è di là? Lesbino,
Dove sei? chi domanda? (a Roccaforte che viene
SCENA II.
Roccaforte e detta.
La padrona di casa?
Bellinda. A’ suoi comandi.
Roccaforte. Scusi. Venite avanti.
(entrano alcuni Soldati col bagaglio di Roccaforte
Bellinda. (Oimè! ci sono). (da sè
Roccaforte. Vi domando perdono.
Roccaforte son io,
Offiziale di rango, e cavaliere;
Ed è la vostra casa il mio quartiere.
Bellinda. Ma... signor... non vi è loco.
Roccaforte. Mi contento di poco.
Bellinda. Ho un solo appartamento...
Non ho che una cucina ed una stanza.
Roccaforte. Per il bisogno mio sono abbastanza.
Bellinda. Ed io, signore...
Roccaforte. E voi
Vi servirete dello stesso foco.
Bellinda. Ma... la camera è quella che mi preme.
Roccaforte. L’abitarem, se ciò v’aggrada, insieme.
Bellinda. Signor, mi meraviglio.
Chi pensate ch’io sia?
Con le donne onorate
Non si parla così...
Ponete in quella stanza i miei bauli,
Li schioppi, le pistole,
E senz’altre parole,
Se non trovate stalla apparecchiata,
Disponete i cavalli nell’entrata.
(i Soldati col bagaglio entrano in una stanza
Bellinda. (Misera me! sto fresca). (da sè
Roccaforte. Con licenza.
Voglio andar a veder per mio diletto,
Se la camera è bella e buono il letto.
Bellinda. Ma signor, mi perdoni... io non intendo...
Roccaforte. Cosa andate dicendo?
Dovreste consolarvi
D’avere in casa vostra
Un uom della mia sorte.
Informatevi ben chi è Roccaforte,
Io son quell’uom terribile
Che tutti fa tremar.
Ma sono ancora amabile,
Con donne so trattar.
La faccia furibonda
Vi ha fatto del timor.
Sareste più gioconda,
Se mi vedeste il cor. (entra nella stanza
SCENA III.
Bellinda, poi Roccaforte che torna.
Non hanno discrezione;
Distinguere non sanno le persone.
Una vedova sola
Ha da tener un offiziale in casa?
Dirò la mia ragion senza malizia,
E il generale mi farà giustizia.
Oh povera Beilinda!
Prudente da fanciulla sono stata,
E dopo maritata,
Non mi han toccato un dito.
Or che vedova sono, ah non vorrei...
Basta... voglio sperar... non crederei.
Dican pur vergognosette:
Han voluto... m’han forzato...
Quando nulla si permette,
Non v’è uom così mal nato,
Che ci voglia violentar.
Ma la donna che concede
Da principio qualche cosa,
È ben pazza se si crede,
Non si voglian profittar.
Roccaforte. Grazioso appartamento! (viene dalla stanza
Morbidissimo letto! Io son contento.
Bellinda. Io dunque, mio signore,
Dovrò andarmene fuor di casa mia?
Roccaforte. Oibò! perchè tal cosa?
Se siete paurosa,
Dovete star con me. Vi fo a drittura
Passar in poco tempo la paura.
Bellinda. Io son femmina sola...
Roccaforte. Ed io son maschio solo.
Bellinda. Cosa il mondo briccon diria di me?
Roccaforte. Eh, che ciascuno ha da pensar per sè.
Ogni donna è impegnata
Con alcun dell’armata, e fanno a gara
Le paesane tutte
D’avere un offizial, sian belle o brutte.
Io son tardi arrivato,
Toccandomi una casa sì polita,
E una bella padrona assai compita.
Bellinda. Oh signor... cosa dice?
Roccaforte. Madama, oh me felice,
Se il vostro viso bello,
Posso mirar giocondo!
Bellinda. Ella troppo m’onora, lo mi confondo.
Roccaforte. Eh madama, quegli occhi
M’hanno ferito il core.
Bellinda. Lei mi burla, signore.
Roccaforte. Eccomi a vostri piedi,
Io mai non parlo invano,
Ve lo giuro, mio ben, su questa mano.
(le bacia la mano
Bellinda. Perdonate di grazia:
Questo saria un portento.
L uomo non s innamora in un momento.
Roccaforte. Questi della bellezza
Sono prodigi usati.
E noi altri soldati
Abbiam la sorte dolorosa e trista
Di sempre innamorarci a prima vista.
Bellinda. Dicesi per proverbio:
Essere amore un foco
Che nasce a poco a poco...
Roccaforte. È vero, è vero.
Così suol far l’amor la gente stolta;
Ma noi tutto facciamo in una volta.
Bellinda. (Eppur non mi dispiace). (j„,1
Roccaforte. Se l’amorosa face
Per voi m’accende il core,
Vi chiedo in grazia un tantinin d’amore.
Bellinda. (Oimè! questa sorpresa
M’agita, mi confonde).
Un uomo che per voi di già sospira,
Nè anche in faccia si mira?
Movetevi a pietà di chi v’adora.
Bellinda. Caro signore, è troppo presto ancora.
Roccaforte. Guerriero avvezzo
Alla battaglia,
Convien che assaglia
Per trionfar.
Bellinda. Donna che onesta
Viver pretende,
Se si difende,
Si dee lodar.
Roccaforte. Se un cor di smalto
Non soffre assalto,
D’amor l’assedio
Lo stancherà.
Bellinda. Se ciò fia vero,
Se è amor sincero,
A patti il cuore
Si arrenderà.
Roccaforte. Capitoliamo.
Bellinda. È presto ancora.
Roccaforte. Deh non perdiamo
Quest’occasion.
Bellinda. No, no, aspettiamo
Miglior stagion.
Roccaforte. Di aprir la breccia
Mi proverò.
Bellinda. La via coperta
Difenderò.
Roccaforte. Saran cannoni
Finezze e doni.
Bellinda. Farò i miei tiri
Con i sospiri.
Gioje e denari.
Bellinda. Ahimè son morta,
Ahi che la porta
Si schiuderà.
a due Guerra d’amore
Vince ogni core,
E chi più forte
Esser si crede,
Alfin si vede
Cercar pietà.
Fine della Prima Parte.