Il più lungo giorno/IV – La sosta
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ombra di eternità? Qual'è la città da le arcate cupe che ci culla in questa eterna queta melodia? E quale sogno levammo noi la nostalgia de la nostra bellezza? E la luna sorgeva ne la sua vecchia vestaglia dietro la chiesa bizantina.
Fiasche La sosta
Nel tepore de la luce rossa dentro le chiuse aule dove la luce si affonda uguale dentro gli specchi all'infinito passano testa di sfinge il corpo vestito di trine. La portiera veglia ne lo sfarzo smesso di un antico giustacuore verde le rughe del volto più dolci gli occhi che nel chiarore velano il nero, veglia alla porta d'argento.
Tutto ha nell'amore il fascino indefinito. La vedetta veglia a la porta d'argento. Una donna matura governa. Un sorriso sfatto della sua rosea bocca un vago bagliore degli occhi ricordo de le lacrime de la voluttà.
Il nostro Passano ne la veglia nel tepore de la luce rossa oprime dei mezzi d'amore leggere spole tessenti fantasie multicolori vanno anime erranti per tutti i cammini posano polvere luminosa che posa ne l'enigma degli specchi. La vedetta veglia a la porta d'argento. Fuori è la notte chiamata di muti canti pallido amor degli erranti