Il milione (Laterza,1912)/LXIX
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LXIX (LXXXII)
Delle fattezze del Gran Cane.
Lo Gran Signore di signori, che Coblay Cane è chiamato, è di bella grandezza: nè piccolo nè grande, ma è di mezzana fatta. Egli1 è canuto di bella maniera; egli è troppo bene tagliato di tutte membra. Egli hae lo suo viso bianco e vermiglio come rosa, gli occhi neri e belli, lo naso ben fatto e ben gli siede. Egli ha tuttavia quattro femmine, le quali tiene per sue diritte moglie. E ’l maggiore figliuolo, ch’egli ha di queste quattro mogli, dee essere signore, per ragione, dello imperio dopo la morte del suo padre. Elle sono chiamate imperadricie, e ciascuna è chiamata per suo nome. E ciascuna di queste donne tiene corte per sè. E non ve n’ha ninna che non abbia trecento donzelle, e hanno2 molti valletti e scudieri e molti altri uomeni e femmine; sí che ciascuna di queste donne ha bene in sua corte mille persone. E quando vuole giacere con alcuna di queste donne, egli la fa venire in sua camera e talvolta vae alla sua. Egli tiene ancora molte amiche: e diròvi com’egli è vero che gli è una generazione di tarteri, che sono chiamati «ungrat», che sono molta bella gente3 e avenenti: e di queste sono iscelte cento le piú belle donzelle che vi sieno, e sono menate al Gran Cane. Ed egli le fa guardare a donne del palagio, e falle giacere4 appresso lui in un letto per sapere s’ella hae buono fiato, e per sapere s’ella è pulcella,5 e bene sa d’ogni cosa. E quelle che sono buone e belle di tutte cose sono messe a servire lo signore in tal maniera com’io vi dirò. Egli è vero che, ogni tre dí e tre notti, sei di queste donzelle servono lo signore in camera e al letto e a ciò che bisogna, e ’l signore fae di loro quello ch’egli vuole. E di capo di tre di e di tre notti vegniono le altre sei donzelle, e cosie vae tutto l’anno di sei in sei donzelle.