Il milione (Laterza,1912)/CLXXII
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CLXXII (CXCIV)
Della cittá d’Iscier (Escier).
Escier si è una gran cittá, ed è di lungi dal porto d’Edenti (Aden) quattrocento miglia1. Ed è sottoposta ad un conte, il quale è sotto il soldano d’Edenti. E sí ha molte castella sotto sè, e si mantiene bene ragione e giustizia. E sono saracini, i quali adorano Malcometto; e sí ha porto molto buono, al quale capitano molte navi, le quali vengono dell’India con molta mercatanzia, e pórtanne molti e liuoni cavalli da due selle2. Qui si ha molti datteri: riso hanno poco, biada vi viene d’altronde assai. E sí hanno pesci assai, e sí hanno tonni assai, che per uno viniziano s’avrebbe l’uomo due grandi tonni: vino fanno di zucchero e di riso e di datteri. E sí vi dico ch’egli hanno montoni che non hanno orecchie nè foro, ma colá dove tiebbono avere gli orecchi hanno due cornetti, e sono bestie piccole e belle. E sappiate che danno a’ buoi e a’ camelli e a’ montoni e a’ ronzini piccoli a mangiare pesci; e quest’è la vivanda che danno alle loro bestie. E questo è perchè in loro contrada sí non hae erba, perciochè ella è la piú secca contrada che sia al mondo. Gli pesci, di che si pascono queste bestie, si pigliano di marzo e d’aprile e di maggio, in sí grande quantitá ch’è una maraviglia. E seccangli e ripongongli per tutto l’anno, e cosí gli danno a lor bestie. Viritá è che le lor bestie vi sono sí avezze, che, cosí vivi come egliono escono dell’acqua, sí gli si mangiano. Ancora vi dico ch’egli hanno di molto buon pesce, e fannone biscotto, che egli gli tagliano a pezzuoli, quasi di una libbra il pezzo, e poscia gli apiccano al sole, e fannogli seccare. E quando sono secchi, sí gli ripongono, e cosí gli mangiano tutto l’anno, come biscotto. Qui si nasce lo ’ncenso in grande quantitá, e fassene grande mercatanzia3. Altro non ci ha da ricordare: partiamoci di questa cittá e andiamo verso la cittá a Dufar.