Il marito amante della moglie/Atto secondo/Scena sesta
Questo testo è completo. |
◄ | Atto secondo - Scena quinta | Atto secondo - Scena settima | ► |
Asdrubale - Gino.
- Asdrubale
- Ritorno per... Che vedo? Il conte...
- Gino
- Il cavaliere!...
- Servitore umilissimo.
- Asdrubale
- (brusco)
- Padron mio
- (pausa)
- Per piacere:
- Cerco il conte Maurizio...
- Gino
- Ah!... non c'è.
- Asdrubale
- Eh lo vedo
- Che non c'è. La contessa?
- Gino
- È di là.
- Asdrubale
- Non le chiedo
- Il perchè della sua venuta.
- Gino
- Grazie tante!
- Asdrubale
- Si capisce alla prima che è anche lei spasimante.
- Gino
- Uno di più.
- Asdrubale
- Lei ama la contessa?
- Gino
- L'adoro.
- Asdrubale
- Me ne rallegro.
- Gino
- Grazie.
- Asdrubale
- Le prometto un tesoro
- Di gioie.
- Gino
- Grazie.
- Asdrubale
- Un vero incendio.
- Gino
- Grazie.
- Asdrubale
- In una
- Parola, la fortuna degli altri.
- Gino
- La fortuna
- Degli altri!
- Asdrubale
- Mi ringrazi.
- Gino
- Che intende dire?
- Asdrubale
- Dico,
- Non intendo.
- Gino
- Ma...
- Asdrubale
- Vuole un consiglio da amico?
- Gino
- Sentiamo.
- Asdrubale
- Se ne vada. No? rimanga... Per me
- Torna quasi lo stesso. Lei cerca ora il perchè
- Del mio consiglio? guardi, son vecchio, e me ne spiace.
- Quando mi vedo attorno l'appetito vorace
- Dei giovani, e mi trovo non aver denti, sento
- Tale un'invidia in corpo che ne ho un vero tormento..
- Lei ama la contessa? L'amo anch'io.
- Gino
- Meno male.
- Asdrubale
- Non occorre le dica che è un amore ideale...
- Sono presso ai settanta. Tuttavia mi consolo...
- Gino
- Dei denti?...
- Asdrubale
- Che mi mancano, quando mi trovo solo
- O quasi, a farle omaggio. Ne ottengo in ricompensa
- Qualche dolce parola, mi seggo alla sua mensa,
- La guardo, quando legge ascolto, e me ne viene
- Come un primaverile tepor dentro le vene.
- Sa lei delle mie notti qual è il sogno gradito?
- Che un bel giorno le annunzino che le è morto il marito.
- E non sarà difficile ch'essa se ne consoli.
- E sposarmela in pace... e non aver figliuoli.
- Gino
- Desiderio modesto!
- Asdrubale
- Le ho parlato sincero.
- Gino
- Sì. Non speravo tanto. Ma, a dirle io pure il vero,
- Veggo il disinteresse dei suoi saggi consigli,
- Ma non già la ragione perchè io mi vi appigli.
- Asdrubale
- Oh, quanto alla ragione è detta in due parole:
- All'età sua non bastano gli spiccioli, ci vuole
- Dell'oro di zecchino. È una storia di quelle
- Che han le barbe. Dapprima si guardano le stelle,
- Ma dopo alcuni giorni, di lutti i firmamenti,
- Si sa che le più care son le stelle cadenti.
- Ebbene io le assicuro, veda, che la contessa
- Beatrice è una stella fissa.
- Gino
- Proprio?
- Asdrubale
- Quando essa
- Fosse donna capace di far lieto un amante,
- Tanto lei, come un altro quanto a me.
- Gino
- Grazie tante.
- Asdrubale
- Ma non vince nessuno. Ce ne sono passati
- Dei Narcisi, lustrali, ricamati, ingommati,
- Guardando d'alto in basso noi dall'età provetta,
- Ingrassando al bisogno lo zampino a Lisetta,
- Sciupando madrigali e canzonette a Clori,
- Morendo cento volte il giorno... di vapori...
- E alla stretta dei conti eran tutti allo zero.
- Gino
- Non avrà ancor trovato un amore sincero.
- Asdrubale
- In amore, per vincere, il meglio è la bugia.
- Ma la contessa è vittima di cosiffatta ubbia
- Che il suo cor non ragiona: o vero od impostore,
- Essa non è l'amante che respinge, è l'amore.
- Gino
- E questa ubbia si chiama?
- Asdrubale
- La cosa più anormale,
- Più nuova, più incredibile: fedeltà coniugale.
- Gino
- Oh!
- Asdrubale
- Tutto la condanna, lo so: non c'è un barlume
- Di buon senso ad opporsi, com'essa fa, al costume
- Che corre per le piazze, a corte, in cuffia e in trina:
- È una cosa borghese, ridicola, meschina;
- Ma le altre avranno il ticchio, so io, dei falbalà
- E delle chicche: il suo ticchio è la fedeltà.
- Gino
- Lei spera impaurirmi con il suo fiordaliso.
- Asdrubale
- Non spero niente affatto, lo metto sull'avviso.
- Gino
- Fede di gentiluomo?
- Asdrubale
- E di vecchio soldato.
- Gino
- Così, se qualcheduno ne fosse innamorato...
- Asdrubale
- Perderebbe il suo tempo.
- Gino
- Anche un amore acuto,
- Vivo, ardente, profondo, cieco?
- Asdrubale
- Tempo perduto.
- Gino
- È una donna insensibile?
- Asdrubale
- Peggio. È una donna onesta.
- (fra sè)
- Se ne va.
- Gino
- Non ha cuore?
- Asdrubale
- Ha un cuore ed una testa.
- Gino
- Potrebbe innamorarsi.
- Asdrubale
- Mah!... nessuno è perfetto.
- Gino
- Ed anche innamorata respingerebbe?...
- Asdrubale
- Netto.
- Gino
- Ah, cavalier, l'amore è un tristo consigliere!...
- Asdrubale
- È un forte consigliere, signor conte, il dovere.
- Gino
- Lei non ne può rispondere.
- Asdrubale
- L'ho conosciuta in fasce.
- Gino
- Ma, quando passa il soffio dell'amor, si rinasce.
- Asdrubale
- Qualche volta si muore, ma si resiste.
- Gino
- Crede
- Che morirebbe, prima di mentir la sua fede?
- Asdrubale
- Lo credo fermamente.
- (fra sè)
- Se ne va.
- Gino
- Che nemmeno
- Un'ombra di peccato intorbidi il sereno
- Del suo core?
- Asdrubale
- Nemmeno un'ombra, in fede mia.
- Gino
- Che, se amasse qualcuno...
- Asdrubale
- Lo manderebbe via.
- Gino
- Ah cavaliere!
- Asdrubale
- Ah conte!
- Gino
- Grazie, grazie dal cuore.
- Lei mi rende alla fede, lei mi rende all'onore.
- Le credo, e mi rifaccio forte. Le credo e piango...
- Mi sento risanato.
- Asdrubale
- Dunque parte?
- Gino
- Rimango.
- Rimango, e la ringrazio. Rimango, e benedico
- La mia stella, che in lei mi ha mandato un amico
- E un salvator. Rimango. L'amo, ed i dubbi insani
- Sono spariti. Grazie, cavaliere, a domani.
- (Uscendo, s'imbatte in Fulgenzio che entra)
- Marchese, devotissimo.
- (via)