Il libro dell'arte/Capitolo CXLV

Capitolo CXLV

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Capitolo CXLV.

Come si colorisce in tavola, e come si stemperano i colori.


Credo che per te medesimo tanto intelletto arai con la tua pratica, che per te medesimo t’ingegnerai, veggendo questo modo, saper lavorare pulitamente di drappi di più maniere. E, per la grazia di Dio, è di bisogno che vegniamo al colorire in tavola. E sappi che ’l lavorare di tavola è propio da gentile uomo, chè con velluti in dosso puoi fare ciò che vuoi. Ed è vero che il colorire della tavola si fa propio come ti mostrai a lavorare in fresco; salvo che tu svarii in tre cose.1 L’una, che ti conviene sempre lavorare vestiri e casamenti, prima che visi. La seconda cosa si è, che ti conviene temperare i tuoi colori sempre con rossume d’uovo, e ben temperati: sempre tanto rossume quanto il colore che temperi. La terza si è, che i colori vogliono essere più fini, e ben triati sì come acqua. E, per tuo gran piacere, sempre incomincia a lavorare vestiri di lacca, con quel modo che in fresco ti ho mostrato; cioè lascia il primo grado del suo colore, e togli le due parti colore di lacca, il terzo di biacca. E da questo, temperato che gli è, ne digrada tre gradi, che poco svarii l’uno dall’altro: temperati bene, come t’ho detto, e dichiarati sempre con biacca ben triata. Poi ti reca la tua ancona innanzi: e sempre fa’ che con lenzuolo la tegni coverta, per amor dell’oro e de’ gessi, chè non si danneggino dalla polvere; e che i lavorii t’eschino bene netti tra le mani. Poi piglia un pennello mozzetto di vaio, e incomincia [p. 99 modifica]a dare il colore scuro, ritrovando le pieghe in quella parte dove dee essere lo scuro della figura. E all’usato modo piglia il colore di mezzo: e campeggia i dossi e i rilievi delle pieghe scure, e comincia col detto colore a ritrovare le pieghe del rilievo, e inverso il lume della figura. Poi piglia il colore chiaro, e campeggia i rilievi e i dossi del lume della figura. E per questo modo ritorna da capo alle prime pieghe scure della figura col colore scuro. E così, come hai incominciato, va’ più e più volte coi detti colori, mo dell’uno e mo dell’altro, ricampeggiandoli, e ricommettendoli insieme con bella ragione, sfumati con delicatezza. E di questo hai tempo a poterti levare del lavorio, e per qualche spazio riposarti e ritornarti in su ’l detto lavorio che abbi in tavola: vuol essere lavorato con gran piacere. Quando hai finito di campeggiare bene, e di commettere i detti tre colori; del più chiaro fa’ un altro più chiaro, lavando sempre il pennello dall’un colore all’altro; e di questo più chiaro fanne un altro più chiaro, e fa’ che poco svarii dall’uno all’altro. Poi tocca di biacca pura, temperata come detto è; e toccane sopra i maggiori rilievi. E così di mano in mano fa’ degli scuri, per fin che tocchi ne’ maggiori scuri di lacca pura. E abbi a mente, come hai fatto i tuoi colori fatti di grado in grado, così gli metti in tuo’ vasellini di grado in grado, acciò che non erri del pigliarne uno per un altro. E, per lo simile, d’ogni colore che vuoi colorire, tienne questo modo, o vuoi rossi, o bianchi, o gialli, o verdi. Ma se volessi fare un bel colore biffo, togli lacca ben fina e azzurro oltramarino ben fine e sottile; e di questo mescuglio con la biacca fa’ i tuo’ colori, di grado in grado, sempre temperandoli. Se vuoi fare un vestire con azzurro, biancheggiato, per questo modo il dichiara con la biacca; e lavoralo per lo soprascritto modo.

Note

  1. I codici dicono due; ma, per quel che segue, apparisce che sono tre.