Il guarany/Parte Quarta/Capitolo X
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CAPITOLO X.
IL CRISTIANO.
L’Indiano si diresse rapidamente a don Antonio de Mariz.
— Pery vuol salvar la signora.
Il fidalgo crollò il capo in segno di dubbio.
— Ascolta; replicò l’Indiano.
Accostando le labbra all’udito di don Antonio, gli parlò alcun tempo sottovoce e in tuono rapido e decisivo.
— Tutto è preparato: parti, scendi al fiume; quando la luna tenderà il suo arco, arriverai alla tribù de’ Goitacazi. La madre di Pery ti conosce: cento guerrieri ti accompagneranno alla gran dimora dei Bianchi.
Don Antonio de Mariz udì in profondo silenzio le parole dell’Indiano; e quando ebbe terminato gli strinse la mano in segno di riconoscenza.
— No, Pery: quello che mi proponi è impossibile. Don Antonio de Mariz non può abbandonare la sua casa, la sua famiglia e i suoi amici nel momento del pericolo, ancorchè fosse per salvar le cose che più ama in questo mondo. Un fìdalgo portoghese non può fuggire avanti al nemico, qualunque egli sia; muore vendicando la sua morte.
Pery fece un gesto di disperazione.
— Quindi non vuoi salvar la signora?
— Non posso, rispose il cavaliere; il mio dovere mi comanda di restare, e di partecipare alla sorte de’ miei compagni.
L’Indiano nel suo fanatismo non comprendeva che ci potesse essere una ragione capace di sacrificare la vita di Cecilia, che per lui era sacra.
— Pery credeva che tu amassi la signora! diss’egli fuori di sè.
Don Antonio lo guardò con un’espressione piena di nobiltà e di decoro.
— Ti perdono l’offesa che mi fai, amico; perchè è anche una prova della tua gran devozione. Ma, credimi, se occorresse ch’io dovessi votarmi solo al barbaro sacrifizio dei selvaggi per salvar mia figlia, lo farei sorridendo.
— E perchè ricusi ciò che Pery ti chiede?
— Perchè?... Perchè quello che tu chiedi non è un sacrifizio, è una viltà; è un tradimento. Abbandoneresti tu tua moglie, i tuoi compagni per scampare dal nemico, Pery?...
L’Indiano abbassò il capo tristamente.
— Oltrecchè tale impresa richiede forze, di cui un vecchio, qual io mi sono, non può disporre. Ci sarebbero state due persone capaci di effettuarla.
— Quali? dimandò Pery con un raggio di speranza.
— Una era mio figlio, che adesso è molto lontano di qui; l’altra ci lasciò questa mattina e ci aspetta: era Alvaro.
— Pery fece per la sua signora quello che poteva; tu non vuoi salvarla? Egli va a morire a’ suoi piedi.
— Morire? disse il fldalgo. Quando sei padrone della tua libertà e della tua vita? E pensi ch’io consentirei a ciò?... Giammai! Vanne, Pery; serba la memoria de’ tuoi amici; la nostra anima ti accompagnerà sulla terra. Addio. Parti: il tempo urge.
L’Indiano alzò il capo con un gesto superbo di indignazione.
— Pery arrischiò bastanti volte la sua vita per te, per aver il diritto di morir teco: tu non puoi abbandonare i tuoi compagni? Lo schiavo non può abbandonare la sua signora.
— Sei ingiusto, amico; espressi un desiderio, non volli farti un’ingiuria. Se esigi una parte del sacrifizio, questa ti appartiene, e ne sei degno. Rimani.
Un urlo dei selvaggi rintronò per l’aria.
Don Antonio, facendo un gesto agli avventurieri, si incamminò all’armeria.
Cecilia, addormentata sopra la seggiola, sorrideva come se qualche sogno lieto l’accarezzasse nel suo sonno tranquillo; il volto un po’ pallido, contornalo dalle bionde treccie de’ suoi capelli, avea l’espressione soave della felice innocenza.
Il fìdalgo, contemplando sua figlia, provò un dolor pungente, e quasi si pentì di non aver accolto l’offerta di Pery; e tentato ancora quest’ultimo sforzo per difender quella vita, che appena cominciava ad espandersi.
Ma potea egli mentire al suo passato e venir meno al dovere imperioso che l’obbligava a morire al suo posto? Potea tradire nella sua ultima ora coloro che avean diviso la sua sorte?
Tal era il senso di onore in quegli antichi cavalieri, che don Antonio non accolse neppur un istante l’idea di fuggire per salvare sua figlia: se ci fosse altro mezzo, di certo lo riceverebbe come un favore del cielo; ma quello era impossibile.
Nell’atto che lo spirito del fìdalgo dibattevasi in questa lotta crudele, Pery, allato a Cecilia, parea cercasse ancora di proteggerla contro la morte in evitabile che la minacciava.
Sarebbesi detto che l’Indiano attendeva qualche soccorso impreveduto, qualche miracolo che salvasse la sua signora, e che spiasse il momento di far per essa quanto fosse possibile all’uomo.
Don Antonio, vedendo la risoluzione che si pingeva nel volto del selvaggio, si fece ancora più pensieroso: passato quell’istante di riflessione, alzò il capo; i suoi occhi brillavano d’un fuoco giovanile.
Attraversò lo spazio che lo separava da sua figlia, e prendendo la mano di Pery, gli disse con voce grave e solenne:
— Se tu fossi cristiano, Pery!...
L’Indiano si volse estremamente maravigliato a quelle parole.
— Perchè? dimandò egli.
— Perchè?.. disse lentamente il fidalgo. Perchè, se tu fossi cristiano, io ti affiderei la salvezza della mia Cecilia, e son certo che la condurresti al Rio de Janeiro a mia sorella.
Il volto del selvaggio rasserenossi; il suo petto si dilatò a quell’inattesa felicità; le sue labbra tremanti mal potevano articolare il turbine di parole, che gli sgorgavano dall’intimo dell’anima.
— Pery vuol esser cristiano! sclamò egli.
Don Antonio gli gettò uno sguardo pieno di riconoscenza.
— La nostra religione permette, disse il fidalgo, che nell’ora estrema qualunque uomo possa amministrare il battesimo. Noi siamo col piè sulla fossa. Inginocchiati, Pery!
L’Indiano cadde a’ piè del vecchio cavaliere, che gl’impose le mani sul capo.
— Sei cristiano! Ti do il mio nome.
Pery baciò la croce della spada, presentatagli dal fidalgo, e rizzossi fiero e orgoglioso, pronto ad affrontare qualunque pericolo per salvar la sua signora.
— Mi astengo dall’esigere da te la promessa di rispettare e difendere mia figlia. Mi è nota la nobiltà del tuo animo, conosco il tuo eroismo e la tua sublime devozione per Cecilia. Ma voglio che tu mi faccia un altro giuramento.
— Quale? Pery è pronto a tutto.
— Giurami che se non potrai salvar mia figlia, essa non cadrà in mano al nemico?
— Pery ti giura che condurrà la signora a tua sorella; e che se il Signore del cielo non permetterà che Pery adempia alla sua promessa, nessun nemico toccherà tua figlia; ancorchè occorresse per ciò bruciare una foresta intera.
— Bene; sono tranquillo. Pongo la mia Cecilia sotto la tua guardia, e muoio tranquillo. Puoi partire.
— Manda a chiudere tutte le porte.
Gli avventurieri obbedirono all’ordine del fidalgo; tutte le porte si chiusero. L’Indiano servivasi di questo mezzo per guadagnar tempo.
Le grida e i bramiti dei selvaggi, che di tratto in tratto si faceano sentire, approssimaronsi viepiù alla casa; capivasi che scalavano la roccia in quel momento.
Passarono alcuni minuti in una crudele ansietà. Don Antonio impresse un ultimo bacio sulla fronte di sua figlia; donna Lauriana strinse al seno il capo addormentato della fanciulla, e l’avvolse in un manto di seta.
Pery coll’orecchio attento e l’occhio fisso alla porta aspettava. Lievemente appoggiato allo schienale della seggiola alle volte trasaliva d’impazienza, e battea col piè sul pavimento della sala.
D’improvviso un grande clamore risuonò attorno la casa; le fiamme avventavano le loro lingue di fuoco tra le fessure delle porte e delle finestre; l’edifizio rimbombò fin ne’ più cupi penetrali all’impeto di quella tromba di selvaggi, che si gettava l’ariosa nel mezzo dell’incendio.
Pery, appena udì il primo grido, chinossi sulla seggiola e prese Cecilia tra le braccia; quando lo strepito risuonò alla porta larga del salone, l’Indiano già era scomparso.
Non ostante l’oscurità profonda che regnava nell’interno della casa, Pery non esitò un solo istante; camminò diritto all’appartamento già abitato dalla sua signora e salì sul davanzale della finestra.
Una delle palme della capanna cavalcava il precipizio, e appoggiavasi a trenta palmi di distanza sopra un ramo dell’albero abbattuto dagli Aimorè durante il giorno, per togliere agli abitatori della casa la menoma speranza di fuga.
Pery, stringendo Cecilia fra le braccia, mise il piè su quel fragile ponte, la cui superficie convessa non avea che pochi pollici di larghezza.
Chi avesse gettato in quel momento lo sguardo da quella parie dello spianato, avrebbe scôrto al pallido chiarore dell’incendio una figura strana varcare in alto quel precipizio, somigliante a uno di quei fantasmi, che secondo la credenza popolare attraversavano a mezzanotte le vecchie mura di qualche castello in rovina.
La palma oscillava, e Pery, librandosi sull’abisso, avvicinavasi lentamente al lato opposto colla stessa sicurezza e tranquillità, con cui sarebbe passato sovra un ponte di pietra.
Le grida dei selvaggi echeggiavano nell’aria frammiste allo strepito delle scuri, che abbattevano le porte della sala e le pareti della casa.
Senza curarsi della scena tumultuosa che si lasciava dietro, l’Indiano guadagnò il luogo dirimpetto, e assicurandosi con una mano ai rami dell’albero pervenne a terra senza il menomo accidente.
Quivi fece una giravolta, per non accostarsi di troppo al campo degli Aimorè, e avviossi alla riva del fiume; colà era nascosta tra le frondi la piccola piroga, che serviva già un tempo agli abitanti per varcare il Paquequer.
In quell’assenza d’un’ora, quando lasciò Cecilia addormentata, Pery avea preparato ogni cosa per quell’impresa arrischiata, che dovea salvar la sua signora.
Colla sua spaventosa attività avea gettato quel ponte pensile sul precipizio, era corso al fiume, avea legato la piroga nel luogo che gli parve più opportuno, e in due viaggi avea portato nel barchetto, che servirebbe a Cecilia di dimora per alcuni giorni, tutto quanto in quel frangente potesse abbisognarle.
Erano vesti, una coltre di damasco con cui acconciare alla meglio un letto, alcuni viveri che rimanevano nella casa; ricordossi perfino che don Antonio avrebbe bisogno di denaro, tosto arrivato al Rio de Janeiro, persuaso che non esiterebbe a salvar sua figlia.
Giunto in riva al fiume, l’Indiano adagiò la sua signora nel fondo della piroga, come una bambina nella sua cuna, l’avvolse nel suo manto di seta per ripararla dalla rugiada della notte, e dato di mano ai remi, fè guizzar la barchetta sull’acqua come un pesce.
A qualche distanza, traversò un vano della foresta, Pery vide sulla roccia la casa rischiarata dalle fiamme dell’incendio, che cominciava a divampare con molta intensità.
D’improvviso una scena fantastica, terribile, appresentossi al suo sguardo, come una di quelle visioni rapide, che sfolgoreggiano e si spengono di repente nel delirio dell’immaginazione.
La facciata della casa stava all’oscuro; il fuoco erasi appreso alle altre parti dell’edifizio, e il vento lo scagliava nell’interno.
Pery alla prima occhiata avea visto i corpi degli Aimorè che si muovevano nell’ombra, e l’aspetto orribile, spaventevole di Loredano, che si elevava come uno spettro dal mezzo delle fiamme che lo divoravano.
D’improvviso la facciata dell’edifizio rovinò sullo spianato, schiacciando nella sua caduta un gran numero di selvaggi.
Fu allora che il quadro fantastico disegnossi agli occhi di Pery.
La sala era come un mar di fuoco; tutte le persone, che si moveano in quella sfera luminosa, pareano avvolte da onde ignivome.
Nel fondo risaltava la figura maestosa di don Antonio de Mariz, in piè, nel mezzo dell’armeria, che alzava colla mano sinistra un’immagine di Cristo e colla destra abbassava la pistola sopra quella cava oscura, in cui dormiva il vulcano.
Sua moglie gli abbracciava le ginocchia calma e rassegnata; Ayres Gomes e i pochi avventurieri superstiti, immobili, inginocchiati ai suoi piedi, formavano il basso rilievo di quella statua degna di un grande scalpello.
Sovra il cumulo di rovine prodotto dal muro diroccato, disegnavansi le figure sinistre dei selvaggi, somiglianti a spiriti satanici danzanti nelle fiamme infernali.
Pery vide tutto ciò d’una sola occhiata, come un quadro vivo, illuminato un momento dal chiarore istantaneo del baleno.
Un fracasso orrendo rimbombò per tutta quella solitudine: la terra tremò, e le acque del fiume si arrovesciarono, come percosse dal tifone.
Le tenebre avvolsero la roccia rischiarata poc’anzi dalle fiamme, e tutto rientrò nel silenzio profondo della notte.
Un gemito esalò dal petto di Pery, forse l’unico testimonio di quella gran catastrofe.
L’Indiano, dominando il suo dolore, curvossi sul remo, e la piroga volò sulla superficie tersa e limpida del Paquequer.